venerdì 20 luglio 2012
Gli italiani in Jugoslavia dalla pulizia etnica alla Resistenza antifascista
Giacomo Scotti: Bono Taliano. Militari italiani in Jugoslavia dal 1941 al 1943: da occupatori a “disertori”, Odradek editore, pagine 253, € 20
Risvolto
Oltre
quarantamila furono gli italiani che, sopravvissuti ai massacri e non
cedendo alle intimazioni di resa da parte dei tedeschi dopo l’8
settembre, si unirono ai partigiani jugoslavi, combattendo in Montenegro
e in tutte le altre regioni del paese, dando prova di valore e
conquistandosi la fiducia, l’affetto dei compagni d’arme e delle
popolazioni locali. Ventimila di essi caddero, riscattando con il sangue
– non è retorica il dirlo – le infamie dell’aggressione e della
repressione fascista.
Scotti, sulla base di documentazione, frutto di una
lunga ricerca svolta negli archivi jugoslavi e italiani, può affermare
che già prima dell'8 settembre più di mille italiani disertarono dalle
file dell'esercito di occupazione in Jugoslavia e passarono
volontariamente nelle file della Resistenza jugoslava unendosi
all’armata dei partigiani di Tito, o si “macchiarono” di altre forme di
disobbedienza, di “obiezione di coscienza”, di scarsa partecipazione
alle operazioni antiguerriglia, di dissociazione dalle truci azioni
repressive. Furono essi, in ordine di tempo, i primi partigiani
italiani, espressione del legame che si sarebbe sviluppato poi tra le
due resistenze e l'altra faccia di quella stessa lotta combattuta con
estrema brutalità dai fascisti italiani.
Infine, come momento politico e organizzativo che
saprà opporre queste due facce antitetiche in modo da farne scaturire un
confronto risolutore, l’opera svolta dai due partiti comunisti: quello
jugoslavo già forza “di governo” e salda guida della lotta popolare; e
quello italiano, fratello minore che gli crescerà accanto in modo
diverso, fra contrasti difficilmente sanabili.
Le rappresaglie degli italiani in Jugoslavia
17 luglio 2012
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