sabato 21 luglio 2012
La giusta battaglia per il riconoscimento delle radici culinarie dell'Europa
Massimo Montanari: Gusti del Medioevo. I prodotti, la cucina, la tavola, Editori Laterza, Bari, 2012, 280 pp., euro 19
Risvolto
Siamo seduti a tavola e il cibo viene servito in una successione uguale
per tutti. Oggi accade normalmente e ci pare ovvio: ma è stato sempre
così? Non nel Medioevo. La tavola medievale segue un altro modello,
simile a quello che troviamo ancora praticato in Cina e in Giappone: i
cibi sono serviti simultaneamente e spetta a ciascun convitato
sceglierli e ordinarli secondo il proprio gusto. Ancora: la cucina
contemporanea tende a rispettare i sapori 'naturali' e a riservare a
ciascuno di essi uno spazio distinto, nei singoli piatti come
nell'ordine del menù. Ma queste regole non sono un archetipo universale.
La cucina medievale preferiva mescolare i sapori ed esaltava l'idea
dell'artificio, che modifica la natura. Sia la preparazione delle
singole vivande, sia la loro dislocazione all'interno del pasto
rispondevano a una logica sintetica: tenere insieme più che separare.
Ma se le differenze di gusto fra noi e il Medioevo sono importanti,
altrettanto forti sono le continuità. Alcune preparazioni costituiscono
tuttora un segno forte dell'identità alimentare: la pasta, la polenta,
il pane, le torte, una molteplicità di piatti a base di carne, pesce,
formaggio, verdure che hanno garantito nei secoli la sopravvivenza e il
piacere degli individui.
Il viaggio a cui ci introduce Montanari nelle pagine di questo libro ci
fa conoscere un territorio doppiamente affascinante, perché vicino e,
al tempo stesso, lontano.
La storia dei gusti culinari del Vecchio continente in un libro di Massimo Montanari
Marina Montesano Europa 7 luglio 2012
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