Risvolto
Che cosa è il peccato nella tradizione giudaico-cristiana? In che modo i suoi effetti perdurano e possono estinguersi attraverso il tempo? Come è possibile espiare le azioni peccaminose? In questa acutissima e brillante analisi storico-filologica dei testi biblici l’Autore documenta il processo attraverso cui il peccato, concepito negli strati più antichi della Bibbia come un fardello caricato sulle spalle di chi ha commesso una colpa, o una macchia sulle sue mani, si modifica significativamente a partire dal periodo del Secondo Tempio e via via fino al II secolo a.C. Il peccato assumerà nel Nuovo Testamento, in tutta la letteratura rabbinica e nella cristianità aramaica, la metafora commerciale-finanziaria del debito che deve essere ripagato. L’idea della macchia resterà, ma a quella del fardello si sostituirà l’idea che nel gran libro contabile di Dio, nella banca celeste, verrà registrato un debito: il peccatore diviene il debitore che potrà estinguere il suo debito con la pratica costante dell’elemosina. L’uomo virtuoso e caritatevole diventa invece un creditore il quale accumula un tesoro in cielo che frutterà interessi. Una nuova concezione che subì un tormentato ripensamento all’insorgere della Riforma protestante. |
Gary A. Anderson
(St.Paul, MN, 1955)
Insegna Teologia cattolica alla University of
Notre Dame, Indiana. I suoi studi si incentrano su religione e
letteratura dell’Antico Testamento e Bibbia ebraica, con un’attenzione particolare sulla ricezione della Bibbia ai primordi del giudaismo e del cristianesimo. Più di recente il suo interesse si è focalizzato sul Libro della Genesi
e sulla letteratura sacerdotale. Numerosi i riconoscimenti ottenuti: da
quello dell’American Philosophical Society fondata da Benjamin Franklin
a quello dell’Institute for Advanced Studies dell’Hebrew University di
Gerusalemme.
Fra le sue opere ricordiamo The Genesis of Perfection: Adam and Eve in Jewish and Christian Imagination (2001). |
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