martedì 18 settembre 2012
Žižek e Milbank rileggono Paolo di Tarso e il futuro del cristianesimo
Il senso di Žižek per lo spettacolo [SGA].
Slavoj Žižek e John Milbank: San Paolo Reloaded. Sul futuro del cristianesimo, Transeuropa, pp. 192, euro 19,50
Risvolto
Dopo il serrato dibattito su La mostruosità di Cristo, John Milbank e Slavoj Žižek si ritrovano focalizzando le loro riflessioni su Paolo di Tarso, ovvero San Paolo apostolo.
Figura
profondamente complessa, egli è stato capace di influenzare, tanto
positivamente quanto criticamente, tutto il pensiero occidentale, fino
alla sua attuale riscoperta filosofica, in particolare, nelle originali
formulazioni di Giorgio Agamben a Alain Badiou.
La
riattualizzazione, in chiave non solo politica, del pensiero paolino,
viene qui declinata, da una parte, secondo la prospettiva
filosofico-teologica, radicale e paradossale, di Milbank, e, dall’altra,
secondo quella genialmente irriverente di Žižek.
E
Paolo diviene, così, pretesto assolutamente non banale per un dialogo
agonico sul futuro della filosofia, della politica, e oltre.
È
possibile che colui che Nietzsche bollava come il «persecutore di Dio»
possa diventare il “persecutore” del nichilismo contemporaneo, prezioso
alleato contro l’idolatria del capitale già denunciata da Walter
Benjamin?
Citazioni
«Anche
se l’ordine politico greco-romano esistente viene riconosciuto e
secolarizzato da Paolo, il nuovo, più fondamentalmente politico, ordine
della “chiesa” che egli insinua all’interno di questo regime, come un
parassita benigno, è in un certo senso teocratico senza precedenti.
Perché adesso solo il seguace di un culto misterico può essere un
cittadino vero e proprio, solo la persona che partecipa alla più
fondamentale vita pneumatica e che comincia a trasfigurare il suo corpo
in direzione di una passione pienamente purificata è capace di vera
virtù civica.»
«Cristo
non morì sulla croce solo al posto nostro; piuttosto, avendo sofferto
in maniera unica la morte dell’innocente, egli chiama tutti gli esseri
umani a partecipare di questa morte, e, in una qualche misura, a
ripeterla.»
«Una
comunità che segua il modello della comunità cristiana originaria: una
comunità di emarginati. Oggi noi abbiamo bisogno di questo, di questa
idea di una comunità egualitaria di credenti che non sia né la comunità
eretica tradizionale né la molteplicità liberale. Ecco perché io e molti
altri filosofi di sinistra, come Alain Badiou e altri, siamo così
interessati a rileggere, riabilitare, e riappropriarci dell’eredità di
Paolo. Non è soltanto questione di convinzione religiose private. Io
sostengo che se perdiamo questo momento cruciale – il momento della
realizzazione dello Spirito Santo come una comunità di credenti – noi
vivremo in una società davvero triste, in cui l’unica scelta sarà tra il
volgare liberalismo egoistico o il fondamentalismo che lo contrattacca.
Ecco perché io – esattamente un radicale di sinistra – penso che il
cristianesimo sia una cosa troppo preziosa per lasciarlo ai
fondamentalisti conservatori. Dovremmo lottare per esso. Il nostro
messaggio non dovrebbe essere “Potete tenervelo”, ma “No, è nostro. Voi
lo state rapendo”.».
IDEE
Lorenzo Fazzini Avvenire 18 settembre 2012
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