mercoledì 3 ottobre 2012

Augé in Italia con toni da profeta

Il futuro? Va riscritto L’ideologia del presente ci porterà alla rovina

Si va verso un’oligarchia planetaria a tre classi: chi possiede, chi consuma, gli esclusi. Ma si può cambiare ispirandosi alla scienza che apre continuamente nuove prospettive

di Marc Augé l’Unità 3.10.12

PARIGI OGGI VIVIAMO IN UN MONDO GOVERNATO IN APPARENZA DALL’ISTANTANEITÀ E DALL’UBIQUITÀ. UN COMPITO URGENTE PER NOI TUTTI SAREBBE QUELLO DI IMPARARE DI NUOVO A PENSARE IL TEMPO E, DUNQUE, A RISCOPRIRE UNA PRECISA IDEA DI FUTURO. CERTO, SENZA CEDERE ALLE ILLUSIONI UTOPICHE DEL XXI SECOLO, ma resistendo anche agli effetti deleteri dell’attuale «ideologia del presente».

L’illusione della «fine della storia» (Francis Fukujama) costituisce senza dubbio l’ultima illusione, l’ultima «grande narrazione», tipo quelle del XIX secolo. In effetti, questa visione della democrazia planetaria come combinazione della democrazia rappresentativa e del libero mercato non corrisponde né alla situazione attuale né alle tendenze che vediamo svilupparsi. Ci incamminiamo, piuttosto, verso un’oligarchia planetaria a tre classi: coloro che possiedono, coloro che consumano e gli esclusi. L’accesso all’agiatezza economica e alla conoscenza è confiscato da un élite planetaria. Tra l’altro anche le dittature politiche si adattano bene al libero mercato.
Cosa fare? Resistere tanto alle dottrine che ci chiudono nel passato quanto a quelle che fantasticano sul futuro. Resistere alle illusioni dell’istantaneità. Pensare sia il presente che il futuro ricordandosi che la nostra azione quotidiana ha esito positivo solo se apre prospettive ad un avvenire possibile. Ispirarsi in tutti i campi alla umiltà della scienza, che sposta continuamente le frontiere dell’ignoto. Immaginare un esistenzialismo politico capace di non cedere alla tentazione di applicare modelli preconcetti. E conservare, con l’ideale di universalità, la capacità di non perdere di vista la triplice dimensione dell’uomo: individuale, culturale, generico. Solo una rivoluzione dell’educazione per tutti permetterebbe di realizzare pienamente un tale progetto. È un’utopia, ma può aiutare a definire delle priorità e a lottare per la loro realizzazione.
Non si può dire né che i diritti dell’uomo siano appannaggio di un solo paese o di una particolare cultura anche se la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino è datata, e storicamente collegata alla Rivoluzione francese né che essi siano comunque riconosciuti e rispettati da ciascuna cultura e da qualsiasi regime politico. Nessun regime politico ne realizza completamente l’ideale. Ma, evidentemente, ci sono delle notevoli differenze da questo punto di vista: tra i diversi regimi, tra l’importanza che essi danno alle tradizioni religiose o culturali, tra queste stesse tradizioni e, ancor di più, tra le interpretazioni e gli usi che di esse sono stati fatti. Tutto questo diventa evidente nel momento in cui si considera la libertà formalmente riconosciuta e concretamente garantita a tutti gli individui, indipendentemente dal sesso, dalla loro origine e dalle loro opinioni.
Tutto ciò rimanda a un compito non facile, poiché vi sono potenti personalità gli oligarchi della globalità che incarnano oggi il successo politico, economico o mediatico e le forme di resistenza che ad essi si oppongono passano spesso attraverso dei riferimenti culturali o adesioni religiose alienanti.
Un circolo vizioso dunque, imputabile al fatto che in entrambi i casi è l’uguaglianza tra individui ad essere fondamentalmente negata, anche se è l’unica garanzia della loro sovranità e l’unica spinta alla loro libertà.
Traduzione di Anne-Marie Bruyas

Dal 4 a Napoli domande e risposte sul domani
Marc Augé, etnologo, antropologo e studioso di scienze sociali, terrà domani una lectio magistralis dal titolo Cosa sarà dell’uomo? (qui ne anticipiamo un brano) in apertura dei lavori de I comandamenti per il XXI secolo, due giorni di dibattiti sul futuro prossimo del pianeta. Gli incontri, a cui Augé partecipa grazie a Le Grenoble Institut Français de Naples, si svolgono alla Città della Scienza di Napoli e fanno parte della 26a edizione di Futuro Remoto (fino al 4 novembre) quest’anno dedicata alla ricerca aerospaziale. Insieme a Augé saranno presenti personalità del mondo della cultura, della scienza, dell’imprenditoria per cercare di rispondere ai quesiti che l’accelerazione della storia ci pone: quale sarà il futuro del pianeta? Come si svilupperà la società umana? Vivremo finalmente in pace o i conflitti aumenteranno? Come andrà l’economia? E, soprattutto, cosa possiamo fare per costruire un futuro desiderabile?

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