Si va verso un’oligarchia planetaria a tre classi: chi possiede, chi consuma, gli esclusi. Ma si può cambiare ispirandosi alla scienza che apre continuamente nuove prospettive
di Marc Augé l’Unità 3.10.12
PARIGI OGGI VIVIAMO IN UN MONDO GOVERNATO IN APPARENZA DALL’ISTANTANEITÀ
E DALL’UBIQUITÀ. UN COMPITO URGENTE PER NOI TUTTI SAREBBE QUELLO DI
IMPARARE DI NUOVO A PENSARE IL TEMPO E, DUNQUE, A RISCOPRIRE UNA PRECISA
IDEA DI FUTURO. CERTO, SENZA CEDERE ALLE ILLUSIONI UTOPICHE DEL XXI
SECOLO, ma resistendo anche agli effetti deleteri dell’attuale
«ideologia del presente».
L’illusione della «fine della storia»
(Francis Fukujama) costituisce senza dubbio l’ultima illusione, l’ultima
«grande narrazione», tipo quelle del XIX secolo. In effetti, questa
visione della democrazia planetaria come combinazione della democrazia
rappresentativa e del libero mercato non corrisponde né alla situazione
attuale né alle tendenze che vediamo svilupparsi. Ci incamminiamo,
piuttosto, verso un’oligarchia planetaria a tre classi: coloro che
possiedono, coloro che consumano e gli esclusi. L’accesso all’agiatezza
economica e alla conoscenza è confiscato da un élite planetaria. Tra
l’altro anche le dittature politiche si adattano bene al libero mercato.
Cosa
fare? Resistere tanto alle dottrine che ci chiudono nel passato quanto a
quelle che fantasticano sul futuro. Resistere alle illusioni
dell’istantaneità. Pensare sia il presente che il futuro ricordandosi
che la nostra azione quotidiana ha esito positivo solo se apre
prospettive ad un avvenire possibile. Ispirarsi in tutti i campi alla
umiltà della scienza, che sposta continuamente le frontiere dell’ignoto.
Immaginare un esistenzialismo politico capace di non cedere alla
tentazione di applicare modelli preconcetti. E conservare, con l’ideale
di universalità, la capacità di non perdere di vista la triplice
dimensione dell’uomo: individuale, culturale, generico. Solo una
rivoluzione dell’educazione per tutti permetterebbe di realizzare
pienamente un tale progetto. È un’utopia, ma può aiutare a definire
delle priorità e a lottare per la loro realizzazione.
Non si può dire
né che i diritti dell’uomo siano appannaggio di un solo paese o di una
particolare cultura anche se la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e
del Cittadino è datata, e storicamente collegata alla Rivoluzione
francese né che essi siano comunque riconosciuti e rispettati da
ciascuna cultura e da qualsiasi regime politico. Nessun regime politico
ne realizza completamente l’ideale. Ma, evidentemente, ci sono delle
notevoli differenze da questo punto di vista: tra i diversi regimi, tra
l’importanza che essi danno alle tradizioni religiose o culturali, tra
queste stesse tradizioni e, ancor di più, tra le interpretazioni e gli
usi che di esse sono stati fatti. Tutto questo diventa evidente nel
momento in cui si considera la libertà formalmente riconosciuta e
concretamente garantita a tutti gli individui, indipendentemente dal
sesso, dalla loro origine e dalle loro opinioni.
Tutto ciò rimanda a
un compito non facile, poiché vi sono potenti personalità gli oligarchi
della globalità che incarnano oggi il successo politico, economico o
mediatico e le forme di resistenza che ad essi si oppongono passano
spesso attraverso dei riferimenti culturali o adesioni religiose
alienanti.
Un circolo vizioso dunque, imputabile al fatto che in
entrambi i casi è l’uguaglianza tra individui ad essere fondamentalmente
negata, anche se è l’unica garanzia della loro sovranità e l’unica
spinta alla loro libertà.
Traduzione di Anne-Marie Bruyas
Dal 4 a Napoli domande e risposte sul domani
Marc
Augé, etnologo, antropologo e studioso di scienze sociali, terrà domani
una lectio magistralis dal titolo Cosa sarà dell’uomo? (qui ne
anticipiamo un brano) in apertura dei lavori de I comandamenti per il
XXI secolo, due giorni di dibattiti sul futuro prossimo del pianeta. Gli
incontri, a cui Augé partecipa grazie a Le Grenoble Institut Français
de Naples, si svolgono alla Città della Scienza di Napoli e fanno parte
della 26a edizione di Futuro Remoto (fino al 4 novembre) quest’anno
dedicata alla ricerca aerospaziale. Insieme a Augé saranno presenti
personalità del mondo della cultura, della scienza, dell’imprenditoria
per cercare di rispondere ai quesiti che l’accelerazione della storia ci
pone: quale sarà il futuro del pianeta? Come si svilupperà la società
umana? Vivremo finalmente in pace o i conflitti aumenteranno? Come andrà
l’economia? E, soprattutto, cosa possiamo fare per costruire un futuro
desiderabile?

Nessun commento:
Posta un commento