Paolo Macry: Unità a Mezzogiorno. Come l’Italia ha messo assieme i pezzi, Il Mulino, pagine 155, € 13,50
Risvolto
«Il Risorgimento è un campo di forti tensioni,
un’epopea lacerata. Ciò che rende particolarmente intricati e duraturi
quei conflitti è la loro matrice territoriale: il fatto che si coagulino
attorno alla vistosa diversità politica, strutturale e culturale fra
regioni settentrionali e regioni meridionali. Quella sorta di confine
interno costituisce il cuore stesso dei problemi del Risorgimento. Nata
fra Torino e l’Europa, l’unità italiana si compie a Mezzogiorno.»
Se l’anniversario dell’Unificazione ha ricordato agli
italiani l’importanza del processo che nel 1861 riunisce i territori
della penisola in uno stato nazionale, molto c’è ancora da fare per
giungere a una sua valutazione spassionata. Soprattutto per quanto
riguarda il ruolo del Mezzogiorno. Com’è possibile che il Regno delle
Due Sicilie si sia liquefatto davanti a mille volontari guidati da un
pittoresco generale in poncho e camicia rossa? Che parte hanno, negli
avvenimenti, le iniziative delle popolazioni meridionali o, piuttosto,
gli errori dell’élite borbonica? E cos’ha significato, per la storia
lunga del paese, la fusione di realtà molto diverse come il Nord e il
Sud? Il saggio mette a fuoco i punti salienti di questo sofferto
percorso, interpretando in modo innovativo una «questione meridionale»
che, dopo aver condizionato fortemente lo stesso Risorgimento, resta
tuttora un argomento primario dell’agenda politica italiana.
Paolo Macry insegna Storia contemporanea
nell’Università di Napoli Federico II. Con il Mulino ha pubblicato «La
società contemporanea» (1992), «Ottocento» (2002) e «Gli ultimi giorni.
Stati che crollano nell’Europa del Novecento» (2009).
Fu molto scarsa l'adesione agli ideali patriottici
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