lunedì 4 febbraio 2013
Una nuova traduzione per Solaris di Stanislaw Lem
La prima traduzione completa del capolavoro fantascientifico di Lem
di Dario Pappalardo Repubblica 4.2.13
Sellerio, oggi, vendica l’autore morto intanto nel 2005: Solaris è stato
tradotto per la prima volta direttamente dall’originale polacco da Vera
Verdiani). Un bel saggio di Francesco M. Cataluccio accompagna la nuova
edizione ricostruendo genesi e fortuna del romanzo. Fortuna che era
andata via via evaporando e che nemmeno la performance di George
Clooney, rivelatasi un fallimento al cinema, contribuì a rilanciare.
L’etichetta della fantascienza affibbiata a Solaris ha finito per
deludere gli amanti del genere spaziale tutto astronavi e battaglie
galattiche, che qui non trovano pane per i loro denti. E per non
interessare gli appassionati di letteratura tout court.
Lem, che casualmente aveva per cognome la sigla del modulo lunare (Lunar
Excursion Module), costruisce un universo in cui l’ignoto non arriva da
fuori, ma da dentro. Solaris è un pianeta “vivente”, composto da un
oceano di neutrini che provocano allucinazioni agli astronauti che
entrano nella sua orbita. I neutrini pensanti prendono forma di desideri
e incubi degli umani. Chiunque si avvicini al pianeta vede
materializzate davanti agli occhi figure provenienti dal proprio
inconscio. In quello dello psicologo Chris Kelvin, spedito su Solaris
per indagarne i misteri (è lui la voce narrante), c’è il fantasma della
moglie Harey, morta suicida, che, puntualmente, compare. Come gli
androidi di Dick, consapevoli di non essere umani, anche i “visitatori”
di Lem sono pienamente al corrente del loro difetto di realtà. La falsa
Harey sa di non poter esistere se non in funzione dell’inconscio del
marito. Nasce da qui il dramma del simulacro che cerca la morte come il
suo originale.
Per Lem la fantascienza descrive i limiti della conoscenza umana: la
tecnologia del futuro non risolve i problemi del presente, ma mette in
luce le fratture insanabili di sempre. Il pianeta qui non è territorio
di conquista, ma di sfida. Solaris è una enorme struttura cerebrale con
cui i singoli uomini devono rapportarsi con il rischio, o la speranza,
di impazzire. Lo scrittore polacco viene più volte accostato a Philip K.
Dick, di cui, per ragioni cronologiche, può considerarsi un precursore.
Ma tra i due non correva buon sangue. Lem considerava l’ispiratore di
Blade Runner «un visionario tra i ciarlatani ». Dick accusò il collega
di essere una spia comunista. Intanto l’Associazione americana di
scrittori di fantascienza si era affrettata a ritirare la tessera di
socio onorario all’autore di Solaris.
La colpa? Aver criticato un genere letterario «appiattito tra due
estremi: le ingenue inversioni del mondo reale e le facili invenzioni di
mondi fiabeschi». A Lem non interessavano né le une, né le altre.
IL FOGLIO del 13/2/2013 LIBRI a pag. 3
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1 commento:
Solaris viene tradotto nel 1973 direttamente dall’originale di Lem in lingua polacca edito nel 1963 a Varsavia dal Ministero della Difesa. La versione integrale dal polacco all’italiano con presentazione di Renato Prinzhofer è pubblicata da Editrice NORD. La vera prima traduttrice è Eva Zaniewska Bolzani che traduce l’intero testo dall’originale di Stanislaw Lem, La stessa traduzione esce in diverse edizioni di Mondadori. La realtà documentata pare non sia conosciuta da Francesco M. Cataluccio quando presenta la seconda traduzione dal polacco all’italiano del 2013 di Vera Verdiani Pieraccini (1918/2017).
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