lunedì 8 aprile 2013
Dio ciellino, Uno e Quattrino. Piccole Guerre Fredde culturali di casa nostra
“Finanziate i media di Formigoni e Scola”. Sull’Espresso la nuova WikiLeaks
di Simonetta Fiori, Stefania Maurizi e Concetto Vecchio Repubblica 8.4.13
«Ma
noi come potremmo aiutarvi?», domanda il console americano su mandato
del segretario di Stato Kissinger. La risposta di Don Giussani è
diretta: «Potete aiutare il Movimento Popolare. E darci una mano nel
campo della comunicazione e dei media ». Anche il cinema, aggiunge il
sacerdote, è nelle mani delle sinistre, e ci sono difficoltà per i film
di ispirazione cristiana. Sì, potete aiutarci, «ma non appoggiando
Comunione e Liberazione», specifica don Giussani, «che non ha bisogno di
un sostegno, piuttosto aiutando il Movimento Popolare », il braccio
politico di CL, quello appena fondato da un giovane ventottenne di
Lecco, Roberto Formigoni, con l’aiuto di don Scola. Quello sì, potete
farlo.
Il dialogo è contenuto in una comunicazione diplomatica del 19
dicembre del 1975, proveniente dal consolato Usa a Milano e diretta
alla Segreteria di Stato di Washington (uno dei documenti resi pubblici
oggi da WikiLeaks). Il diplomatico ha incontrato il fondatore di Cl, che
gli illustra con cura il suo lungimirante progetto sulla società
italiana. Basta con l’egemonia delle sinistre e dei festival dell’Unità,
«che hanno sopravanzato le feste cattoliche», «occorre estendere una
guida positiva oltre il terreno religioso», realizzando una sorta di
«christian way of life». In piazza e nelle università, nei giornali e
nella cultura. Ci si era illusi di poterlo fare senza una propria
organizzazione politica, ma non se ne può fare a meno. Da qui la nascita
di Movimento Popolare, «la cui principale forza motrice», riferisce don
Giussani al console, «è impersonata da Formigoni insieme a don Scola e
Sante Bagnoli della Jaca Book». Ma attenzione, insiste il sacerdote,
«bisogna mantenere separati Movimento Popolare e CL, così quest’ultima
può conservare la sua purezza religiosa». Dietro Comunione e
Liberazione, c’è lui, don Giussani. Dietro il Movimento Popolare, il
futuro presidente della Regione Lombardia, insieme al futuro cardinale
di Milano, parte della diocesi e la casa editrice cattolica. Lo ripeterà
più volte nel corso dell’informativa: a Cl l’attività dello spirito, e
al Movimento Popolare l’attività più concreta che riguarda le opere, i
media, la politica. Sguardo lungo, quello del fondatore. Ma sguardo
ancora più lungo quello della diplomazia americana, sbalorditiva nel
mettere a fuoco un movimento che si sarebbe progressivamente esteso
nella società e nella politica italiana, costituendone tutt’oggi — a
quarant’anni di distanza — un influente centro di potere. Il 1975 è
l’anno della valanga rossa. Nelle elezioni amministrative di giugno, il
Pci è balzato al 33,4 per cento, a meno di due punti di distanza dalla
Democrazia Cristiana. Un risultato del tutto inatteso che neppure la Cia
aveva previsto. Gli americani guardano alla penisola con inquietudine.
La presenza in Italia del più grande partito comunista d’Occidente —
sintetizzerà più tardi Brzezinski — «è il più grave problema politico
che gli Stati Uniti avessero in Europa».
In questo clima di allarme
si cercano affannosamente argini al pericolo comunista. E l’uomo della
provvidenza americana è individuato in don Giussani, reso interessante
da
due circostanze diverse. Nonostante il calo elettorale della Dc, alle
consultazioni amministrative di giugno Cl aveva ottenuto un ottimo
risultato, insieme ai grandi successi registrati all’interno delle
università. E — passaggio ancora più importante — il movimento aveva
avuto la benedizione della Conferenza episcopale dopo una protratta
ostilità da parte dei vescovi. Agli occhi degli americani, l’apertura
vaticana mutava radicalmente la prospettiva.
Ad indurre Paolo VI a un
cambio di rotta era stato il forte appoggio di CL alla battaglia contro
il divorzio. Proprio nel marzo del 1975 il grande abbraccio pubblico
nella piazza di San Pietro.
Antimoderno per vocazione, critico nei
confronti delle riforme del Vaticano II, il movimento di don Giussani
mostra una straordinaria modernità nell’attenzione ai media e alla
comunicazione. Soprattutto in un momento in cui andavano pericolosamente
diffondendosi
«le tesi di quegli intellettuali cattolici persuasi che la Chiesa
dovesse operare solo nel campo dei personali convincimenti morali e
religiosi, lasciando libero il terreno delle istituzioni laiche». Don
Giussani insiste sulle insidie di un cattolicesimo più aperto: «Le masse
non sono pronte per questa libertà». Quello di cui c’è necessità,
scrive il console riferendo le parole del sacerdote, «è lo sviluppo dei
canali mediatici. In particolare c’è bisogno di un nuovo settimanale ma
non direttamente d’impronta cattolica.
Famiglia Cristiana si rifiuta
di aiutare Cl, ma anche se lo facesse non raggiungerebbe quei gruppi
sociali che sarebbe necessario raggiungere ». Però servono i soldi, e
l’organizzazione non è particolarmente florida. «Don Giussani ha
incontrato Eugenio Cefis, che ha un figlio in Comunione e Liberazione, e
gli ha promesso un sostegno ». È a questo punto che il console domanda
come gli americani possano aiutare questo «nuovo contributo alla
democrazia italiana » e il sacerdote non ha dubbi: sostenete il
Movimento Popolare e sostenete i nostri media.
Il disegno di Cl di fondare un nuovo settimanale si sarebbe realizzato due anni più tardi con il Sabato.
Il resto è scritto da quarant’anni di storia successiva.
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