mercoledì 15 maggio 2013
Guerra e "male minore"
Risvolto
Da sant'Agostino a Leibniz, da Voltaire a
Hannah Arendt, l'idea del "male minore" ha percorso il pensiero morale
occidentale, tra critiche e parodie. Oggi è entrata di prepotenza nella
storia e nella pratica dei conflitti, nel diritto umanitario e nelle
istituzioni che dovrebbero salvaguardarlo. Dalla carestia etiope del
1984 agli assedi israeliani in Palestina, dai bombardamenti intelligenti
in Iraq alla guerra dei droni, gli apparati militari, il diritto
internazionale, la politica e il mondo degli operatori umanitari
stringono ambigue alleanze, in nome della definizione del "minore dei
mali possibili". E, come in un laboratorio, le vittime si trovano a
essere calcolate, a tutela di un bene residuale, in base ai parametri
"accettabili" di una violenza modulata e preventiva di un male maggiore.
L'architetto e teorico israeliano Eyal Weizman dispiega la mappa degli
orrori contemporanei, dei loro eufemismi e della paradossale strategia
etica della "necro-economia": guerre umanitarie, equazioni per il
calcolo delle morti civili, vittime collaterali, distruzioni
pianificate.
Eyal Weizman e il male minore
Il numero 29 ha un’etica? No
«Per il successo di un’azione antiterrorismo si sceglie una cifra massima di vittime civili È la necroeconomia ed è così che funziona»
Elisabetta Rosaspina La Lettura
EYAL WEIZMAN
Alessandro Zaccuri Avvenire 18 maggio 2013
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