Il flusso delle idee in giro per il mondo
I modelli culturali si muovono a velocità sempre più accelerata Producono sia l’omologazione, sia gli ostacoli ad essa La riflessione di un grande antropologo
di Arjun Appadurai Repubblica 24.5.13
Viviamo in un mondo in cui siamo al tempo stesso troppo vicini e troppo lontani gli uni dagli altri. Siamo troppo vicini perché le forze della globalizzazione, della guerra, della spartizione e dei media producono quegli “effetti-farfalla” grazie ai quali anche le cose più lontane ce le ritroviamo ogni giorno davanti agli occhi e davanti alla porta di casa. Al tempo stesso siamo anche troppo lontani gli uni dagli altri, perché in gran parte delle regioni urbane, delle regioni di confine e dei luoghi di passaggio del mondo odierno abbiamo perso il senso della familiarità sociale.
Oggigiorno gli oggetti culturali (che
comprendono le immagini, i linguaggi, i valori, ma anche le
acconciature), viaggiano sempre più rapidamente, superando i confini fra
nazioni e fra regioni. Quest’accelerazione è conseguenza della velocità
e della diffusione di internet e della concomitante espansione dei
viaggi, dei media interculturali e della pubblicità globale. Ora che i
grandi gruppi industriali globali possono esternalizzare vari aspetti
delle loro attività, dalla manifattura e dalla distribuzione fino alla
pubblicità e alla finanza, la potenza del capitale globale viene
moltiplicata da un’opportunistica commistione di idiomi culturali,
simboli, gruppi di lavoro e atteggiamenti verso il profitto e verso il
rischio. Infine, a questo traffico di merci, stili e informazioni, così
instabile e in esplosivo aumento, si abbina la crescita di forme
globalizzate di politica culturale.
Per giunta, la complessità dei
flussi culturali globali ha avuto effetti profondi sulla produzione di
località (Appadurai 1996) e di soggettività locale (Das 2007). Questi
flussi e queste reti non si manifestano più soltanto nella rapida
diffusione e adozione di elementi culturali provenienti da mondi
culturali “altri”, che in passato erano più o meno separati. Oggi
sconvolgono addirittura i vecchi modelli di acculturazione, di contatto
culturale e di commistione culturale, in quanto forniscono anche nuovi
materiali per costruire soggettività. Per esempio, il traffico di
immagini di sofferenza globale crea nuove comunità affettive tenute
insieme da un’empatia, un’immedesimazione e una rabbia che superano
grandi distanze culturali. Lo dimostra la vicenda del velo islamico in
Europa: questo accessorio di abbigliamento, in se stesso assai
differenziato a seconda delle varie regioni del mondo islamico, è
divenuto un terreno di scontro per la scuola pubblica, la moda e le
autorità dello Stato in paesi che in passato, come la Francia, non
avevano proprio niente contro certi simboli esteriori di identità
religiosa.
In breve, i flussi culturali globali hanno perso le
caratteristiche selettive e ingombranti che hanno conservato tanto a
lungo nella storia del genere umano, durante la quale molte società
hanno trovato vari modi per accogliere sistemi di senso esterni entro le
proprie cornici cosmologiche, e ciò facendo hanno prodotto cambiamenti
per incidente dialettico e per accomodamento strutturale (Sahlins 1985).
Oggi questi flussi culturali globali, siano essi religiosi, politici o
di mercato, sono addirittura entrati nella produzione di soggettività
locali, cambiando così sia i macchinari per la fabbricazione di senso
locale, sia i materiali lavorati da quei macchinari.
Analogamente,
questo periodo è caratterizzato dal flusso non soltanto di sostanze
culturali, ma anche di forme culturali, quali il romanzo, il balletto,
le costituzioni in senso politico e il divorzio. Il flusso di queste
forme ha influenzato grandi processi storici mondiali come il
nazionalismo (Anderson 1993), ma oggi che intere discipline, tecniche e
modi di pensare si spostano e subiscono trasformazioni, esso influenza
anche la natura stessa della conoscenza. Alcuni esempi dei flussi
globali di queste forme di conoscenza sono la diffusione dei giochi
online in Cina o l’espansione del day-trading di prodotti finanziari
nelle economie emergenti. Ciò che qui importa è il rapporto fra forme di
circolazione e circolazione delle forme. Così, forme quali il romanzo,
il film e il giornale cartaceo possono fluire lungo circuiti ormai
consolidati perché prodotti da circuiti preesistenti, come la religione,
le migrazioni e il commercio. Invece altre forme culturali, quali il
balletto, l’animazione, la fotografia di moda e l’attivismo politico di
base danno vita a forme e circuiti circolatori nuovi, che prima non
esistevano. Nel XXI secolo assistiamo quindi a nuove tensioni fra le
forme culturali effettivamente in circolazione e i circuiti o reti
emergenti – in parte culturalmente determinati – che plasmano e
governano i molteplici circuiti di circolazione.
Questa duplice
struttura dei flussi culturali globali crea anche dei “dossi”, cioè
degli ostacoli. Ad esempio, in Cina lo Stato fa di tutto per ostacolare
la diffusione di internet, rivendicando il diritto di regolamentare
l’informazione e di far rispettare una certa morale sociale; allo stesso
modo il movimento Falun Gong utilizza tecniche di protesta e di
comunicazione per contestare la legittimità dello Stato. E ancora: chi
si oppone alla demolizione delle bidonville si avvale appieno della
forza di alleati e circuiti globali per ostacolare lo sgombero degli
abitanti delle bidonville da parte di amministrazioni locali e
municipali. Infine, i paladini dei diritti delle donne conducono
quotidianamente la loro battaglia contro chi utilizza circuiti culturali
globali per sostenere e legittimare vedute opposte in nome del valore
noto come differenza culturale (Keck e Sikkink 1998).
Insomma, gli
odierni flussi culturali globali sono caratterizzati da una curiosa
contraddizione interna: creano essi stessi alcuni degli ostacoli che
intralciano la loro completa libertà di movimento, e così facendo sono
essi stessi a regolare la facilità con cui varcano i confini culturali.
In una prospettiva storica di lungo periodo, e tenendo conto che nella
storia umana vi sono sempre stati flussi, scambi e commistioni che
varcano le frontiere culturali, nell’era della globalizzazione la novità
più interessante è che la stessa dinamica produce sia i flussi
culturali, sia gli ostacoli – i dossi e le cunette – che ne minacciano
la libertà di movimento. Questa constatazione di fatto non mancherà di
rassicurare quanti temono che questi flussi globali possano dar luogo a
un regime culturale unico e omogeneo che finirebbe per ricoprire
l’intera superficie del pianeta.
Traduzione di Marina Astrologo
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