venerdì 24 maggio 2013
Lo Piparo contro il RIS, seconda puntata
È
apparso ieri sulla «Repubblica» un brevissimo trafiletto anonimo che fa
riferimento alla perizia svolta — su mia proposta — dall'Istituto
centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e
librario (Icrcpal), per conto della commissione di studio nominata
dalla Fondazione Istituto Gramsci, su quattro Quaderni del carcere di
Antonio Gramsci. Tale trafiletto non firmato contiene una falsa notizia.
In
quanto componente di tale commissione, nonché promotore del ricorso
all'Icrcpal, ho avuto accesso all'intera documentazione — ormai
consultabile in Rete, www.fondazionegramsci.org — prodotta dal
benemerito istituto, luogo di assoluta eccellenza nel panorama dei
nostri istituti di ricerca. E si può documentare che le cose stanno
esattamente all'opposto di come recita il trafiletto anonimo apparso
sulla «Repubblica». Le immagini che illustrano questo articolo mostrano
infatti, al di là di ogni dubbio, che i Quaderni all'indomani della
morte di Gramsci erano 34. Attualmente se ne conoscono 33! È un bel
successo della filologia. Non accade infatti tanto spesso che una
congettura, in questo caso la mancanza all'appello di un quaderno, trovi
conforto fattuale. Chi lavora sui testi lo sa e dovrebbe gioire di
questo successo.
Vediamo di che si tratta. All'indomani della morte
di Gramsci il 27 aprile 1937, i Quaderni passano in mano di Tania
Schucht (cognata e assistente del grande detenuto), che provvede ad
apporre una etichetta su ciascun quaderno. Ma c'è un quaderno su cui
manca qualunque etichetta: è il più compiuto, il più elaborato, il più
significativo, quello che nel dopoguerra (1948) sarà edito per primo, La
filosofia di Benedetto Croce. Era per Gramsci stesso il cuore
dell'intera sua costruzione intellettuale.
L'assenza di qualunque
etichetta di Tania su quel quaderno fu dichiarata sin da subito da
Felice Platone («Rinascita», aprile 1946) e poi da Valentino Gerratana
(ed. Einaudi dei Quaderni del carcere, 1975, vol. IV, p. 2404). Lo
stesso Gerratana dichiara (vol. I, p. XXXV, nota 1) di aver messo lui
per completezza (!) un tassellino su quel quaderno. L'esemplare
fotografico dei Quaderni realizzato a Mosca nel 1939-40 documenta in
modo oggettivo che sulla copertina del quaderno intitolato La filosofia
di Benedetto Croce non vi era sin dal primo momento alcuna etichetta.
Dunque
quel quaderno non fu, sin dal primo momento, tra quelli in possesso di
Tania, per ragioni che potremo approfondire in altra sede.
La perizia
attuata dall'Icrcpal ha svelato che, dal quaderno 29 in avanti, vi è
una etichetta sottostante diversa rispetto a quella visibile: sotto XXIX
c'è XXXII, sotto XXX c'è XXXI, sotto XXXI c'è XXXIII. Le immagini
documentano lo splendido lavoro compiuto dall'istituto. È evidente che
siamo di fronte a una rinumerazione consapevole: cavarsela dichiarando
Tania pasticciona è puerile.
La deduzione unica possibile è dunque
palmare: Tania ha avuto accesso a 33 Quaderni, non a quello su Croce. In
tutto dunque i Quaderni erano 34, come ben sapeva il viceministro degli
Esteri sovietico Dekanozov quando scrisse al suo superiore gerarchico
di aver consegnato «al compagno Ercoli 34 quaderni di Antonio Gramsci,
il 3 marzo 1945» (Vacca-Daniele, Togliatti editore di Gramsci, Carocci,
p. 73). Ut erat demonstrandum. Altre considerazioni ormai fondate su
dati di fatto si potranno aggiungere, quando — come previsto — la
commissione tornerà a riunirsi.
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