Risvolto
«Ci hanno propinato l’assurda scena di un dottor
Spock rigido come un pezzo di legno, che parla con voce metallica di un
oggetto remoto che gli è del tutto indifferente! E poi ci meravigliamo
se i giovani voltano le spalle alla scienza e la gente non dimostra
un’adeguata mentalità scientifica…»
Di fronte allo smarrimento di una studentessa per la
girandola di opinioni scientifiche contrastanti sul cambiamento
climatico, Bruno Latour avvia con lei un breve ma intenso epistolario in
cui districa il groviglio di questioni prodotto da uno straordinario
sviluppo scientifico e tecnologico. Se il rapporto con la natura è ormai
un problema dichiaratamente politico, forse il più politico del nostro
tempo, allora scienza e tecnica vanno considerate parti integranti di
quello che chiamiamo umanesimo. Oltre la presunta autonomia della
ricerca scientifica si manifesta infatti il carattere concreto e
collettivo del sapere. È il passaggio dal «cogito» cartesiano al
«cogitamus», perché nessuno può più percorrere in solitudine le strade
della conoscenza.
Bruno Latour, sociologo, antropologo e
filosofo della scienza, è docente a Sciences Po, Parigi. Tra le sue
pubblicazioni: «Non siamo mai stati moderni» (Elèuthera, 1995), «La
scienza in azione» (Comunità, 1998), «Politiche della natura. Per una
democrazia delle scienze» (Cortina, 2000), «Il culto moderno dei
fatticci» (Meltemi, 2005).
Il divario tra società e scienza non sembra invalicabile. I cittadini vanno coinvolti nelle sperimentazioni
ARTICOLO - Andrea Capocci il manifesto 2013.05.23 - 13 CULTURA
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