lunedì 20 maggio 2013

Un esempio di mentalità piccista senza PCI



Quando il senso di responsabilità - tra l'altro richiesto da nessuno - diventa coglioneria. Spiace che un ex dirigente esperto e un intellettuale valido come Macaluso dica queste cose così banali, soprattutto dopo quanto è successo. Ma l'ideologia della riduzione del danno è dura a morire [SGA].

P.S.
Questo non toglie che l'iniziativa della Fiom sia una partita tutta politica e tutta interna al centrosinistra, con l'obiettivo di costruire un fantomatico "nuovo centrosinistra".

Caro Landini, ricorda Berlinguer

Togliatti e Berlinguer non partecipavano ai cortei sindacali
di Emanuele Macaluso l’Unità 20.5.13

LA MANIFESTAZIONE PROMOSSA DALLA FIOM DI LANDINI HA IMPEGNATO I COMMENTI DEI GIORNALI DI IERI e per molti di essi al centro di tutto non c’era il lavoro, ma il «tradimento» del Pd (Il Fatto, il Manifesto), e comunque il ruolo che in questo Paese recita il partito ora guidato da Epifani. Il quale è stato «espulso» dalla sua stessa storia di sindacalista. Per alcuni di sindacato ne esiste uno solo, la Fiom, e di sindacalisti, puri e duri, c’è solo Landini.

Persona che io stimo per la passione e la dedizione che mette nel suo lavoro. Ma proprio per questo non mi sottraggo, come fanno tanti opportunisti e presenzialisti che non sanno nemmeno cos’è un sindacato, a fare osservazioni critiche alla manifestazione di piazza San Giovanni. Una manifestazione che aveva un obiettivo essenzialmente politico, nel senso più stretto e strumentale: mettere la Fiom insieme a tutti i reduci di guerre perdute della sinistra «radicale» (Rifondazione di Ferrero, Rivoluzione civile di Ingroia, Sel, spezzoni del grillismo) e personalità che si sono distinte per una critica aspra al Pd per la sua scelta di governo e per altre cose: Rodotà, Gino Strada, Cofferati. Scelta che rendeva impossibile la presenza di Epifani che il governo, con una posizione autonoma ma leale, sostiene. Tuttavia, l’osservazione più di fondo è questa: alle manifestazioni del sindacato dovrebbero esserci solo le bandiere del sindacato e, se ci sono persone che vogliono solidarizzare, lo facciano senza la maglietta del partito o del partitino a cui fanno riferimento.
Negli anni della guerra fredda e dell’opposizione dura della sinistra ai governi centristi, Togliatti, Nenni, Longo, De Martino, Amendola e Lombardi non partecipavano alle manifestazioni della Cgil o della Fiom. E non vi partecipava Berlinguer. Nel corso dello scontro durissimo sul decreto della scala mobile (1984), quando la Cgil fece la grande manifestazione di piazza San Giovanni, Berlinguer come testimonia la famosa foto con Enrico che espone l’Unità con il grande titolo «Eccoci» (fatto da me e Carlo Ricchini) era con i cittadini che assistevano alla sfilata del corteo sindacale. Ieri Epifani è stato trattato bene se penso che negli anni settanta, Berlinguer, in una vignetta di Forattini su la Repubblica, fu disegnato in pantofole e con la vestaglia a casa seduto in poltrona, con tè e sigaretta, mentre nelle strade sfilava il corteo dei metalmeccanici. Oggi Forattini è con il Cavaliere.
Caro Landini, ti racconto un caso personale. Un anno dopo la strage di Portella delle Ginestre, il primo maggio del 1948, la Cgil siciliana organizzò una manifestazione a Portella per sfidare gli stragisti (i banditi di Giuliano e i poteri mafiosi). Il comizio lo dovevo fare io che ero segretario regionale della Cgil, ma il PCI chiese che con me parlasse Girolamo Li Causi, leggendario segretario del partito, il quale, da mascalzoni della destra, era stato falsamente accusato di non essere andato a Portella temendo quel che era successo. Consultai Di Vittorio, il quale telefonò a Li Causi per sconsigliare, in quel momento, la sua partecipazione al comizio con la Cgil. Oggi più di ieri il sindacato deve recuperare autonomia e unità non solo per acquisire forza nella contrattazione, ma per incidere nelle scelte che fanno le forze politiche e i governi.
Negli anni in cui ha governato il centrodestra, la Cisl e la Uil hanno teso ad acquisire forza instaurando un rapporto con il ministro del Lavoro Sacconi, il quale aveva come obiettivo l’isolamento e la sconfitta della Cgil. Sono gli anni in cui la Fiat di Marchionne ha giocato sulla divisione del sindacato per imporre le sue scelte. Ma, a mio avviso, la Fiom ha praticato una politica sindacale in cui non prevaleva la ricerca dell’unità, anche per sfidare su questo terreno la CISL e la UIL: prevaleva invece la denuncia, la separazione, negando ogni possibile compromesso per firmare contratti e accordi sindacali. Il risultato delle scelte della Cisl e della Uil da una parte e della Fiom dall’altra è stato l’indebolimento del sindacato, la sua emarginazione. E la Cgil guidata dalla Camusso sembra un’organizzazione mutilata e paralizzata. Se la Fiom pensa di superare questa realtà promuovendo manifestazioni che esprimono il giusto malcontento e la legittima protesta dei lavoratori, ma si configurano come aggregazioni di gruppuscoli con l’obiettivo di radicalizzare l’opposizione al governo, senza indicare alternative, commette un errore serio.
Queste mie osservazioni non assolvono le responsabilità del Pd, il quale dopo tanti errori ha dovuto per necessità e responsabilità nazionale guidare un governo in cui debbono convivere i due partiti che in passato si sono contrapposti e nel futuro dovranno contrapporsi. In una situazione in cui Berlusconi gioca su un terreno diverso la sua partita personale. Ma a questa situazione non c'erano alternative se non il caos istituzionale evitato in extremis con la corale invocazione a Napolitano di restare ancora al Quirinale. Tuttavia, il futuro da costruire è nell’alternativa tra destra e sinistra. E per questa prospettiva il congresso del Pd, se vuole essere una cosa seria, deve dirci con chiarezza cos’è e cosa vuole essere. Rodotà, Grillo, Cofferati, Vendola, Ferrero e Ingroia vogliono costruire uno schieramento per competere al governo del Paese? Nulla da obiettare, è un loro diritto. Ma, scusa Landini, cosa c’entra la Fiom e il sindacato?



l’Unità 21.5.13
Caro Macaluso, quella era la manifestazione degli operai
di Francesca Re David

Presidente Comitato Centrale Fiom Cgil

CARO DIRETTORE, LA RINGRAZIO IN ANTICIPO PER L’OSPITALITÀ CHE VORRÀ CONCEDERMI PER POTER REPLICARE ALL’ARTICOLO PUBBLICATO IERIin prima pagina da Emanuele Macaluso. Non è mai utile personalizzare la discussione pubblica e usare la storia e i suoi protagonisti piegandoli ad interessi politici. Il revisionismo al fine della propaganda nuoce più a chi lo usa che a chi lo subisce. Per questa ragione vorrei ripristinare gli elementi di verità che purtroppo hanno tratto in inganno l’autore dell’articolo. La manifestazione della Fiom Cgil è stata decisa e promossa dal comitato centrale qualche mese prima che fosse rieletto il Presidente della Repubblica, eletto il Presidente del consiglio e votato un nuovo segretario del Partito democratico. Le manifestazioni la Fiom Cgil le ha sempre indette su contenuti chiari, che non sembrano essere stati colti, volontariamente o involontariamente, dall’autore di «Caro Landini, ricorda Berlinguer». È sempre semplice buttarla in politica, ma non fa bene ad un Paese che subisce la crisi in modo così pesante. Non possiamo più aspettare non è lo slogan di un corteo, ma il cuore di una iniziativa sindacale che si scontra ogni giorno con le difficoltà che in prima persona i metalmeccanici vivono nei posti di lavoro. Capisco che vista dalle riprese tv si sia potuti essere tratti in inganno, ma chi c’era sa che quella del 18 maggio, del resto lo hanno rilevato in tanti, è stata la manifestazione dei metalmeccanici. Non certo «l’aggregazione di gruppuscoli con l’obiettivo di radicalizzare l’opposizione al governo».
Direttore, chiedo che dal suo giornale siano rispettati gli operai e gli impiegati che hanno faticato tanto ad essere in piazza e non trattati come comparse nel teatrino della politica che l’autore dell’articolo vorrebbe rappresentare. Eppoi il segretario generale della Fiom Cgil ha spiegato a più riprese che sarebbe stata una manifestazione non di protesta ma di proposta. Stiamo al merito: visto che ci viene imputato di essere un sindacato «di denuncia, separazione, negando ogni possibile compromesso», chiedo a Macaluso se ha letto che nell’appello alla manifestazione chiediamo una legge sulla democrazia che riconosca il diritto dei lavoratori a scegliersi il sindacato, a votare gli accordi. L’unità è un diritto innanzitutto dei lavoratori. Nel corso degli ultimi anni a partire dall’intesa Fiat fino al rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici, organizzazioni sindacali confederali (Fim e Uilm) hanno siglato intese che impediscono ai lavoratori di essere rappresentati dalla Fiom Cgil, che è il primo sindacato di categoria. Oggi per realizzare l’unità sindacale bisogna rimuovere le discriminazioni con una legge sulla rappresentanza e il voto dei lavoratori.
Sappiamo che in una situazione di crisi come quella che stiamo vivendo non basta esprimere il malcontento per combattere la disperazione, che pure ha bisogno di uscire dalla solitudine, ma sono necessarie proposte concrete. Infatti, bisogna impedire la deindustrializzazione del nostro Paese attraverso il blocco dei licenziamenti e la riforma degli ammortizzatori sociali valorizzando la riduzione dell’orario coi contratti di solidarietà. Sono necessari investimenti pubblici e privati per creare nuova occupazione stabile superando la contrapposizione lavoro ambiente. Anzi, crediamo che ci possa essere più lavoro nella ricerca di uno sviluppo ecocompatibile. Alla disoccupazione giovanile possiamo rispondere con un reddito che garantisca la cittadinanza e liberi dal ricatto del lavoro nero o sottopagato. Infine, dinnanzi alla messa sul mercato di beni comuni e welfare (scuola, università, sanità) bisogna mettere in discussione i vincoli di bilancio e salvaguardare servizi e lavoro. I punti che ho riportato sono parte essenziale della nostra piattaforma sindacale, ed è sulla base di queste proposte che chiediamo un confronto con la politica. Alla Fiom Cgil, c’è una cosa che non si può imputare ed è la subalternità a questo, quel partito o governo che sia.
Direttore, infine, Emanuele Macaluso ci ha chiesto cosa c’entra il sindacato con «Rodotà, Grillo, Strada, Cofferati, Vendola, Ferrero e Ingroia». La Fiom Cgil, sindacato confederale e pienamente convinto del valore della propria autonomia e indipendenza, a partire dalle proprie proposte, ha voluto interloquire con associazioni, movimenti, partiti e gruppi parlamentari. Nei giorni precedenti alla manifestazione si sono tenute centinaia di iniziative pubbliche che hanno rimesso al centro la nostra Costituzione. Se proprio dobbiamo citare Togliatti e Berlinguer dobbiamo dirci che tutta la loro azione politica aveva al centro l’inveramento della Costituzione: sarebbe stato inimmaginabile governare con chi l’avesse voluta cancellare. Per questa ragione la Fiom Cgil il 2 giugno parteciperà alla manifestazione indetta da «Libertà e giustizia» “non è cosa vostra”.

Operai
Macaluso cancella Berlinguer alla Fiat
il Fatto 22.5.13

Sull’Unità di lunedì scorso, Emanuele Macaluso, migliorista che di quel giornale è stato direttore, stronca la piazza della Fiom del 18 maggio. In particolare difende Epifani e il Pd per la mancata adesione. Da vent’anni, la “piazza” è la bestia nera di ogni riformista che si rispetti, perché raduna la sinistra radicale o massimalista (in questo caso: Landini, Rodotà, Strada e Cofferati). Per illustrare la sua tesi, Macaluso usa però la storia: “Caro Landini, ricorda Berlinguer”. Ed elenca una serie di manifestazioni cui il Pci non partecipò. Con una omissione significativa: l’ex direttore dell’Unità non cita lo storico comizio di Berlinguer davanti ai cancelli della Fiat, nel 1980. Un gesto che il segretario del Pci fece con un solo obiettivo: stare dalla parte degli operai. Macaluso, invece, con chi sta? 

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