lunedì 23 settembre 2013
Piccolo saggio di emancipazione femminile, contro il quotidiano piagnisteo boldrino di casa nostra
Le miliardarie rosse scalano le classifiche. Cinesi le donne più ricche
Sono metà delle «top» mondiali, 3 fra le prime 10
di Guido Santevecchi Corriere 22.9.13
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Sono cinesi metà delle miliardarie
più ricche del mondo. E tre donne della Repubblica Popolare si piazzano
tra le prime dieci della classifica di imprenditrici e finanziere alla
guida di gruppi con la maggior capitalizzazione. Il conto lo ha fatto la «Hurun Rich List 2013» di Shanghai, una sorta di bibbia del capitalismo
privato in Cina.
Nella classifica dei miliardari internazionali (in dollari), nessun
maschio cinese entra tra le prime dieci posizioni. Qual è il segreto del
successo «rosa-rosso»? Rupert Hoogewerf, presidente di Hurun, dice che
la grande avanzata delle donne nella seconda economia del mondo,
dimostra come «l’ambiente per il business è equilibrato in Cina». Poi
aggiunge una sua teoria: uno dei motivi è l’odiata «legge del figlio
unico» che permette alle donne cinesi di avere più tempo per dedicarsi
anima e corpo agli affari, mentre le occidentali debbono interrompere
per il secondo, magari il terzo bambino; e poi il sistema cinese dei
nonni, che si curano della crescita del bimbo.
Stiamo parlando di miliardarie, non di semplici donne in carriera, ma il
giudizio ha comunque un suo interesse. Interpretazioni sociologiche a
parte, per tornare ai numeri, la Cina ha oggi 315 miliardari (tra maschi
e femmine), continuano ad aumentare nonostante il rallentamento della
crescita del suo Pil: nel 2013 si sono aggiunti altri 64 nomi rispetto
ai calcoli del 2012.
La donna più ricca della Cina è Yang Huiyan, 32 anni e 51 miliardi di
yuan, pari a circa 6,5 miliardi di euro. La Lista di Hurun precisa che
34 delle prime 50 miliardarie in classifica sono self-made: un dato non
sorprendente, visto che il Partito comunista ha permesso l’iniziativa
privata e ha scoperto che «arricchirsi è glorioso» solo con Deng
Xiaoping, meno di trent’anni fa.
La signora Yang, che si è laureata negli Stati Uniti, però non è proprio
una self-made woman: ha ricevuto dal padre nel 2007 il controllo del
gruppo immobiliare di famiglia, il Country Garden del Guangdong. Ma lo
ha saputo guidare con mano sicura, visto che nell’ultimo anno gli asset
si sono apprezzati del 60 per cento.
La Cina comunque può vantare anche la donna più ricca del mondo ad
essere venuta su dal niente: si chiama Chen Lihua, 37 miliardi di yuan
(quasi 5 miliardi in euro), ha 72 anni e un bell’impero nell’edilizia
commerciale a Pechino. Chen ha sorpassato un’altra cinese, Wu Yajun, 49
anni: Wu però sconta il divorzio dal marito che a novembre dell’anno
scorso le è costato oltre 3 miliardi, vale a dire il 29 per cento del
pacchetto azionario della sua Longfor Properties. Una spartizione
legittima, dato che la società l’avevano fondata insieme ai tempi in cui
si amavano. Così ora lui, il signor Cai Kui, con la sua quota è entrato
in classifica tra i miliardari di Hurun. Wu non se l’è presa per il
declassamento: ha fatto sapere che non essere più prima le toglie il
fastidio di essere sempre citata per i suoi soldi. La sportiva Wu
peraltro si può consolare con altre citazioni: «Forbes» l’ha collocata
tra le 50 più influenti del pianeta, resta al 299esimo posto tra i
ricchissimi e nel tempo libero siede a Pechino tra i deputati del
Congresso Nazionale del Popolo. In questa veste politica non è
un’eccezione: sono 153 i miliardari cooptati nell’Assemblea nazionale,
che peraltro ha un valore consultivo, visto che le decisioni sono prese
dai magnifici sette del Comitato Permanente del Politburo. Comunque è
una riprova della contiguità e commistione tra potere politico ed
economico a Pechino.
Nelle stanze segrete del Partito comunista e dello Stato (che poi sono
la stessa cosa) le signore sono invece una rarità: solo due tra i 25
membri del Politburo.
Le cinesi sono eccellenti negli studi e stanno conquistando posizioni di
vertice nel management aziendale: sono il 51 per cento nei ruoli
senior, secondo la società Grant Thornton di Chicago. In questa
statistica il balzo in avanti è stato apparentemente prodigioso: l’anno
scorso le dirigenti erano il 25%.
Le miliardarie cinesi hanno anche un altro primato sui colleghi uomini:
sono più giovani, con un’età media di 48 anni rispetto ai 52 dei maschi.
Abbiamo parlato di miliardi e potere: ma poi ci sono le lavoratrici
normali, e per la stragrande maggioranza di loro la diseguaglianza di
genere in Cina è ancora grave. E il gap salariale invece di colmarsi si
allarga: le lavoratrici dipendenti nelle città cinesi guadagnavano il 78
per cento dei colleghi maschi nel 1990. Ora sono scese al 67 per cento.
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