Il papà di Frodo? Era pagano e un po’ marxista
mercoledì 27 novembre 2013
L'unica battaglia che è rimasta alla sinistra. Ed è molto poco
Risvolto
Un
libro da battaglia, che fa piazza pulita dei pregiudizi sul padre della
Terra di Mezzo e lo mette finalmente sotto la giusta luce: quella del
grande autore moderno che con la sua opera ha dato vita a un fenomeno
culturale senza precedenti. J.R.R. Tolkien (1892-1973) rappresenta un
caso più unico che raro nella storia della letteratura contemporanea e
merita di essere studiato a fondo. I suoi romanzi e i suoi scritti hanno
dato vita a uno dei fenomeni culturali più duraturi e diffusi della
nostra epoca, in grado di estendersi attraverso la letteratura, il
cinema, il fumetto, la fan fiction, i giochi di ruolo, i videogame, il
cosplaying, ma anche di suscitare interesse presso accademici e studiosi
di letteratura di vari paesi. Anche in Italia, da alcuni anni, una
nuova generazione di "tolkienologi" si è impegnata a fare carta straccia
dei vecchi pregiudizi su un autore amato e bistrattato quanti altri
mai. Soprattutto nel nostro paese Tolkien ha infatti subito un
trattamento che non è toccato a nessun altro importante autore
contemporaneo, schiacciato tra lo snobismo della critica paludata nei
confronti della letteratura fantastica e le tirate per la giacca dei
lettori confessionali o tradizionalisti. In questo libro, Wu Ming 4
raccoglie e amplia il proprio contributo alla missione di riscoperta di
Tolkien, in sintonia con i maggiori esperti della materia tolkieniana.
Con un saggio di Thomas A. Shippey.
Sulla polemica destra-sinistra leggi
Ciò che rimane del conflitto ideologico-culturale nella società dello spettacolo
Il lungo sdoganamento a sinistra di Tolkien, fino a Wu Ming 4 che in "Difendere la Terra di Mezzo" vuole sottrarre lo scrittore cattolico alle letture biologistiche e razziste
Massimiliano Panarari Europa 27 novembre 201
Il papà di Frodo? Era pagano e un po’ marxista
Il papà di Frodo? Era pagano e un po’ marxista
11 dic 2013 Libero GIANLUCA VENEZIANI
In tema di riletture del testo tolkieniano dà ora un contributo
il saggio Difendere la Terra di Mezzo ( Odoya, pp. 288, euro 18) di Wu
Ming 4, nome d'arte di Federico Guglielmi. Il libro libera Tolkien da
simbolismi, vulgate e incrostazioni ideologiche sedimentate negli anni
70, presentando gli hobbit come possibili icone di riferimento per
indignados e no-globlal di Porto Alegre, e non più come i campioni della
forza della Tradizione e dell'elevazione spirituale.
Non a caso, scrive l'autore, «il vero eroe del Signore degli
Anelliè Samvise Gamgee, un esponente delle classi basse e gli Hobbit
insorgono contro l'usurpatore Saruman», replicando così lo schema della
lotta di classe. In questa interpretazione riemerge l'analisi marxista
fatta nel 1979 da Jack Zipes in Spezzare l'incantesimo, secondo cui Lo
Hobbit traduceva lo scontro tra bassa borghesia, minatori e lavoratori
specializzati da un lato (Hobbit e Nani) e lo sfruttatore capitalista e
parassita dall'altro (il drago Smaug). Ma il tentativo di liberare il
testo tolkieniano dal «ciarpame ideologico neofascista» si ispira anche
all'azione di «pulitura» avviata dieci anni fa da Lucio Del Corso e
Paolo Pecere ne L'anello che non tiene ( Minimum fax), concui si cercava
di demolire, tassello per tassello, la strumentalizzazione di Tolkien
da parte dell'estrema destra.
Oltre al Tolkien «fascista», oggetto di reinterpretazione è anche
il Tolkien «cristiano». La rivista di studi tolkieniani Endorè ha
infatti pubblicato nel suo ultimo numero un saggio di Ronald Hutton,
intitolato significativamente Tolkien pagano. Secondo lo studioso
inglese, nonostante Tolkien fosse un devoto cattolico romano, il suo
universo cosmologico sembrava riferirsi piuttosto a un sistema
neoplatonico, se non addirittura epicureo. Ne è esempio l'atteggiamento
degli dèi, che in Tolkien non sono mai provvidenti ma «caratterizzati da
una particolare mancanza di interesse per il mondo che essi hanno
creato». Deriverebbe da qui anche il cosiddetto «ecologismo
tolkieniano», in base al quale il Sacro insisterebbe nella natura stessa
e non in una realtà trascendente.
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