mercoledì 20 novembre 2013
Una riscoperta dell'acqua calda: si mente!
Per rincuorarci sulla permanente superiorità metodologica e conoscitiva del marxismo, basta confrontare questo libro del quale non si capisce il senso e l'utilità con il libro di Vladimiro Giacché su La fabbrica del falso [SGA].
Mario Guarino: Il Potere della menzogna, Dedalo
Risvolto
La
vita – come ha detto qualcuno – «è un inno alla menzogna». La cronaca
d’ogni giorno lo conferma sempre più. Perché mentiamo? Il libro ruota
intorno a quest’interrogativo. Fin dall’infanzia, infatti, l’esistenza
di tutti noi – in ogni Paese – è immersa nella bugia. La società stessa è
prevalentemente bugiarda e finisce per influenzare in modo spesso
determinante carattere e personalità di ciascuno. La manipolazione dei
fatti e della realtà avviene in ogni settore vitale della società: dalla
politica all’informazione, dalla pubblicità alla scienza, dalla
religione ai rapporti personali, vita sentimentale compresa. Ne siamo
tutti protagonisti e al contempo vittime.
Basato su fatti
concreti, il libro è ricco di dati, notizie, testimonianze. Uno sguardo
particolare è rivolto agli aspetti legati all’ambiente e all’ecologia.
Certamente, nella nostra società prevale chi, grazie all’uso abile e
disinvolto della parola, riesce a modificare fatti e realtà.
Tra le prime cose che la società ci trasmette, già dalla più tenera
infanzia, c'è l'abitudine a mentire. Celare, occultare, manipolare,
fingere: arti che riescono fin troppo naturali nella vita di tutti i
giorni. Mario Guarino, nel suo Il Potere della Menzogna (Dedalo, pp.
220, euro 16) sottolinea come non sia importante essere attori per
riuscire a mentire spudoratamente sui dettagli più insignificanti, anche
all'interno della quotidianità. Perché mentiamo? Per i motivi più vari,
e non solo per occultare la verità; a volte soltanto per pigrizia.
Questa superficialità della menzogna spesso non ha ricadute
significative nella quotidianeità, ma diventa sintomo di qualcosa di più
grande: la consuetudine alla bugia. Mentire è infatto divenuto un
ulteriore modo di comunicare.
Nelle prime pagine del libro Guarino
esplora velocemente una interessante casistica di assuefazione alle
bugie, tanto che quando ne vediamo una, non ci sorprendiamo più: viene
data quasi per scontata, come se fosse un naturale risultato della
realtà. Inutile dire che le conseguenze sociali non tardano a farsi
sentire, con un popolo che non riesce più, nella maggior parte dei casi,
a indignarsi di fronte alla menzogna. Le premesse del libro sembrano
solide, le argomentazioni portate sono inattaccabili e dal primo
capitolo trapela una missione nobile: quella di trattare la menzogna per
come essa è, di indagare i meccanismi attraverso cui si propaga e i
canali tramite cui agisce. Lo scopo viene disatteso poco più avanti nel
libro. Basta leggere qualche capitolo in più per rendersi conto che
l'incipit è servito solo per trascinare il lettore all'interno di una
voragine di accuse e sermoni su tutto quello che non va nella società
attuale.
Il j'accuse di Guarino è condivisibile laddove invita a
indignarsi verso la pratica della menzogna, che dovrebbe essere
riconosciuta e additata invece che mascherata e giustificata, ma non
risultano convincenti del tutto i toni moralistici scelti. Questo nulla
toglie al fatto che alcune parti del saggio aiutano a guardare al potere
della falsità da nuovi punti di vista, e analizzare il fenomeno dal
basso sarebbe stato probabilmente il metodo più utile per inquadrarlo da
un punto di vista più psicologico e sociologico che politico e sociale.
Se è vero che la bugia è qualcosa di cui non possiamo fare a meno,
andrebbe estirpata alla base, molto prima di arrivare ad additare
politici, pubblicitari, giornalisti e i potenti in genere. Nel volume è
inoltre assente lo sviluppo di un problema sottolineato in apertura da
Guarino, l'atarassia del nostro popolo verso fatti di un peso sociale
non irrilevante.
Certo, ci sono bugie e bugie e nessuno può pensare
di compararle, ma il processo che porta all'assuefazione non cambia,
passa con elasticità da una situazione all'altra senza riuscire nemmeno
più a valutare il peso e la rilevanza della menzogna. E la verità? Alla
verità ci si può avvicinare, la si può inseguire come un traguardo e
questo fa la differenza tra la buona fede e quella cattiva.
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