martedì 21 gennaio 2014

La democrazia moderna in Italia ha esaurito il suo tempo. Con l'accordo PD-Berlusconi comincia l'epoca del monopartitismo competitivo consolidato

La democrazia - nella sua forma moderna, sensibilmente diversa da tutte le altre forme e non assimilabile semplicisticamente al "comitato d'affari" marxiano – è un modello storico di regime politico che nasce cresce e muore in condizioni determinate. Ciò che la tiene in vita è l'equilibrio relativo tra le classi, ovvero il conseguimento attivo di rapporti di forza tra le articolazioni fondamentali della società che non siano eccessivamente squilibrati. Ovvero ancora, per semplificare, la capacita delle classi subalterne di organizzarsi nelle forme più diverse - da quelle politiche e sindacali a quelle associative a quelle della cooperazione sociale -, di esercitare con energia il conflitto e di incalzare tramite questo conflitto i ceti dominanti. Competendo al tempo stesso per l'egemonia a partire dall'elaborazione di un rispecchiamento autonomo dei propri interessi e bisogni.
Democrazia moderna - che ovviamente è cosa diversa anche dal socialismo ma nel senso che non lo è ancora - è dunque conflitto politico-sociale organizzato e consapevole.

Quando per tutta una serie di ragioni queste classi sono state schiantate e travolte da una sconfitta organica di sistema, che va dal politico all'economico all'immaginario, e da una conseguente rivoluzione passiva, comincia una lunga fase di ritirata difensiva nelle quali fornire risposte politiche che siano all’altezza del conflitto in atto è sempre più difficile. Quando poi – in ragione di un’analisi errata divenuta falsa coscienza necessaria - la loro organizzazione storica adotta tragicamente una strategia di riduzione del danno, rinunciando a priori ad ogni conflittualità antagonistica e assecondando questo processo di slittamento a destra del quadro complessivo invece di contrastarlo, la democrazia moderna è finita. Da questo momento, nella circolazione antagonistica della società, il conflitto è agito quasi solo in maniera unidirezionale, dall'alto verso il basso, e all'interno delle classi stesse, ma non più - o in maniera del tutto inadeguata - dal basso verso l'alto.
Nata solo dopo il 1945, alla fine della Seconda guerra dei Trent'anni, essa cessa perciò di esistere nella sua forma moderna e prende quella postmoderna. Per poi assumere nuove forme sempre più "autoritarie": non certo nel senso del fascismo ma nel senso di un bonapartismo soft che si modella secondo le esigenze dell'apparente oggettività economica e tecnica e che si fa forte delle capacità di manipolazione del reale e delle coscienze offerte dalla società dello spettacolo.

Nella semicolonia statunitense italiana, che e' anche un laboratorio mondiale per la sua storia, per la particolare fragilità di tante sue strutture e per la sua posizione geopolitica, la democrazia moderna è in via di cessazione e la deriva PCI-PDS-DS ne è da tempo - dall'inizio degli anni Novanta, non solo da pochi mesi - l'accompagnamento. Questo ci obbliga a un ripensamento della nostra identità e delle nostre forme politiche e organizzative del quale non siamo capaci, visto che sinora non siamo nemmeno stati in grado di ripensarci fuori dallo schema bipolare. Figuriamoci se lo siamo nel momento in cui si fuoriesce da un quadro di democrazia piena.

Le forze di sinistra complementare, come SEL e in generale quelle forze che si collocano o vorrebbero collocarsi nel centrosinistra, hanno e avranno sempre più un ruolo di pressoché esclusiva compensazione sistemica e saranno relegate in una dimensione operativa meramente simbolica (fornire una consolazione immaginaria a una sconfitta e ad un’inconcludenza reale, sventolando bandiere variopinte ma inutili).

Le forze di alternativa - che solo dal 2008 hanno cominciato a scontare le conseguenze di una sconfitta avvenuta quasi 20 anni prima e che nei prossimi anni andranno incontro ad ulteriori scomposizioni e ricomposizioni prima di trovare un assetto organizzativo unitario - sono invece attese da decenni di lavoro oscuro e privo di soddisfazioni. Il che non vuol dire la clandestinità ma un ruolo di inevitabile insignificanza, se misurato con i parametri ai quali siamo abituati [SGA].

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ottimo intervento.