mercoledì 19 febbraio 2014

La mostra su El Lissitzky al Mart di Rovereto




Pittore, scultore, architetto, grafico l’artista totale che sognava il “ Proun”

di Achille Bonito Oliva Repubblica 23.3.14

NROVERETO. ella mia vita – scriveva El Lissitzky – non sono stato parco con la mia energia. Adesso sono arrivato al limite, in cui so come bisogna creare quadri belli, forti, dinamici. In me deve sorgere di nuovo un enigma. Non appartengo agli uccelli che cantano per cantare».
Questa struggente affermazione può essere l’epigrafe della mostra El Lissitzky. L’esperienza della totalità a cura di Oliva Maria Rubio, al Mart di Rovereto fino all’8 giugno. L’esposizione presenta l’avventura creativa di un pittore, designer, architetto, grafico, fotografo, un rivoluzionario nell’arte e nella vita tutta dedicata al superamento di ogni barriera sociale e disciplinare per approdare all’esperienza della totalità. Un lavoro che fonde in ogni opera matrici culturali provenienti da diversi paesi e contesti lontani, tra oriente e occidente, arte e design.
Il percorso della mostra si dipana attraverso circa cento opere che descrivono la ricerca di intrecci e slittamenti anche verso l’architettura e l’edilizia. Scorrono davanti a noi dipinti, progetti tipografici e architettonici, illustrazioni di libri e riviste, fotografie, fotomontaggi e fotogrammi. Esemplari nella loro intensa precisione, l’autoritratto Il costruttore (1924) e Corridore nella città(1926).
El Lissitzky (Pochinok 1890-Mosca 1941) incarna per speranza e ricerca l’artista totale che crede nella rigorosa indisciplina delle arti, necessaria per approdare in una forma nuova e complessa: il Proun che egli definisce come «stazione di transito dalla pittura all’architettura». El Lissitzky definisce linguisticamente il processo di fondazione di queste immagini particolari, realizzate quasi tutte durante il suo soggiorno a Vitebsk tra il 1919 e 1920.
Anche sul piano teorico El Lissitzky è riuscito a puntualizzare l’identità del Proun «che inizia come una superficie piana, si trasforma in un modellodello spazio tridimensionale e prosegue con la costruzione di tutti gli oggetti del vivere quotidiano ». L’arte dunque si trasforma in esperienza del fare e del vivere, capace di influenzare il comportamento collettivo e individuale, un’estetica che modifica e accresce anche l’etica. Infatti è impossibile schematizzare e proporlo come partecipe di uno specifico movimento delle avanguardie russe. Perché è stato capace di fondere i dettami del Costruttivismo con elementi del Suprematismo, slittando anche attraverso le tecniche del fotolamontaggio e del collage e realizzando straordinari poster propagandistici, che promuovono comunicazione e parole d’ordine.
D’altronde El Lissitzky ha attraversato gli studi di diverse discipline. Dopo ingegneria a Darmstadt (1908 - 1914), passa nel 1917 ad illustrare con Chagall libri soprattutto per ragazzi. Poi ad insegnare a Vitebsk architettura e arti grafiche insieme a Chagall e Malevic. Forte il desiderio di confronti e scambi con artisti internazionali, per esempio l’influenza esercitata sull’ungherese Moholy Nagy.
Collaborò con Erenburg anche alla prima rivista internazionale costruttivista pubblicata in russo, tedesco e francese, per fondare poi nel 1932 con Richter la rivista Ga Berlino e in Svizzera la rivista ABC (1923 -1925). Dopo aver pubblicato anche con Hans Arp torna in Unione Sovietica e continua la sua operosa attività di grafico, collaborando nel 1932 a diverse riviste di architettura. Nella mostra al Mart trova conferma capacità di sintesi del grande artista russo di coniugare Suprematismo e Costruttivismo, l’uso dell’asse dinamico e asimmetrico insieme alla regolarità del ritmo meccanico.
Prevale sempre un principio dialettico, il confronto di forze in lotta tra loro ma produttive di un nuovo ordine ed energia. Nel 1920 disegna la Storia di due quadrati, pubblicata nel 1922 da Van Doesburg: un racconto per figure geometriche. Commovente per la sua nozione d’impegno, l’accettare incarichi professionali che hanno anche attinenza con l’architettura e l’ingegneria che esaltano la nuova realtà russa, l’Unione Sovietica. Si susseguono così il progetto della sala d’arte moderna dell’Esposizione internazionale di Dresda (1926), la sala del Padiglione sovietico a Colonia (1928), la sezione sovietica Film e Foto dell’esposizione di Stoccarda (1929), il ristorante della sezione sovietica della Fiera internazionale di New York (1939), il padiglione sovietico dell’Esposizione internazionale di Belgrado (1941), non realizzato a causa della guerra.
L’immagine esemplare, per la vita e l’opera di El Lissitzky, è senza dubbio il bacio sulla bocca tra il soldato e il contadino – scelta dal Mart come manifesto della mostra – sintesi tra arte e politica, libertà e solidarietà, laboriosità del quotidiano e la forza del patriottismo. La sua oscillazione tra Malevic e Rodcenko è la dimostrazione di una vita trascorsa sotto il segno dell’impegno e della ricerca, della sperimentazione di nuove forme e dell’uso pubblicitario dell’immagine anche per propaganda politica.

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