martedì 18 febbraio 2014

Madame Filosofia amoreggia con il Carl Schmitt della Laguna

Le idee esistono, caro Cacciari
di Roberta De Monticelli il Fatto 11.2.14 


Io avrei voluto, quella sera, occuparmi d’altro. Da molte, molte sere vorrei occuparmi d’altro: di idee. Ma come si fa, quando un collega illustre e con un’opera cospicua, il fondatore della mia Facoltà, un professore di filosofia – e un amico – di fronte al pubblico televisivo di Otto e mezzo, ci dice che le idee non esistono, non servono, non contano? E io che vorrei stare in loro compagnia ogni sera, ecco: come un povero, vecchio don Chisciotte ho frenato il mio ronzino, e ora levo la mia povera vecchia lancia arrugginita, con la mano stanca e le lacrime negli occhi, che li fanno ancora più guerci. Le nostre povere idee. Perché, caro Massimo, trattarle così male, sia pure con due giornalisti, una più garrula dell’altro (che cosa ci sarà stato mai da essere così gai poi)? Già, perché a differenza di te, che pratichi con lucida coscienza – e coerenza, in fondo, da sempre – il “pensiero negativo”, loro annuivano nella luce della filosofia, sì sì. Per idee intendo quelle che dovrebbero muovere chi si impegna, da cittadino o da politico, in politica. Dunque intendo idee che non sono disgiunte da ideali o se preferisci, chiamali valori. 

Non c’è bisogno allora che le idee siano troppo astratte. Ognuno capisce cosa vuol dire un po’ più di giustizia. Un po’ più di legalità. Un po’ meno corruzione. Un po’ più di rappresentanza dell’interesse pubblico negli uomini delle istituzioni, dai governanti ai parlamentari ai burocrati. Un po’ meno Mastrapasque. Un po’ meno Ilve, un po’ meno Terre dei Fuochi, un po’ meno colate di cemento sulle coste e le colline, un po’ meno mafia, familismo e clientele. Un po’ meno trucchi di pacchetti governativi, tipo finanziare una legge (la soppressione dell’Imu) con un’altra legge (l’han - no detto loro), con resistenza tagliata a colpi di ghigliottina. Vedi che se parliamo di ideali scendiamo subito terra a terra. E allora diamoci un colpo d’ala. 
L’ala stanca e spennata di don Chisciotte ha subito un primo, duro colpo. La rappresentazione di un capo del governo e di un segretario di partito che “ovviamente” si muovono solo – rispettivamente – per mantenere e per conquistare personalmente il potere. Sembra proprio così, in effetti: ma come è possibile a un filosofo che insegna Platone e Husserl non dico darlo per evidente, ma darlo per normale senza batter ciglio, come a dire, il fatto e la norma sono la stessa cosa? Normale questa loro contesa, e ciascuno dei due deve fare così – e perciò è ovvio che il governo intanto non governi –. L’ala freme: forse ora dirà che allora è meglio andare alle urne, visto questo straccio di brutta legge elettorale che stanno facendo? Non era questo, del resto, il patto iniziale? Povero don Chisciotte, da quando in qua pacta sunt servanda? Arriva la seconda mazzata: niente si può fare e lì si deve restare, restare a ogni costo fino a quando ci sarà la ripresa. Ma non eri tu che ridevi, una volta, di quelli che in fondo a tutto vedono sempre e solo l’economia? Cambiare idea si può: ma allora prima di combattere qualunque nefandezza bisogna calcolare i centesimi di PIL, che poi a quanto pare saranno proprio e solo centesimi? L’ala si ripiega dolente: cala un’altra mazzata, che questa volta volano tutte le povere piume rimaste. La domanda era: il presidente del Senato ha fatto bene a decidere di costituire il Senato parte civile nel processo per la compravendita dei parlamentari? Fiato sospeso: ti prego, ti prego, almeno qui (mormorano in cuor loro i tuoi allievi). Risposta ieratica, lapidaria: no. Il Presidente del senato ha fatto male. E perché? Perché da che mondo è mondo nei Parlamenti si fanno cose che fanno schifo (hai detto proprio così: “cose che fanno schifo”. Non hai detto, che so, che anche Lincoln corruppe – per far finire la schiavitù, però). Ma sollevare un “dovere morale” (così aveva detto, con un insolito colpo d’ala, il prudentissimo, assai realistico Presidente del Senato) – questo dev’essere proprio il colmo. Il razionale che contesta il reale! Ma dove andremo a finire? 
Un minuetto d’anime belle, al posto degli stivali della storia che sono insanguinati e se ne vantano? L’astratto moralismo contro la filosofia della storia? Don Chisciotte cala la sua lancia inutile, spezzata. Fra le ammaccature delle sue povere ossa è questa quella che fa più male: che tutti gli spettatori di Otto e mezzo crederanno che questa sia la filosofia. È una filosofia, indubbiamente. Quella che prima ha tolto ideali alla sinistra. E poi ha tolto speranza alla ragione. E infine, ha tolto ragione alla politica. Viva il pensiero negativo. O mi sbaglio io caro Massimo? Dimmelo tu, dove!

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