TESTI: Walter Benjamin, «Parole e modi di dire» di Stefan Benjamin - Walter Benjamin, Appunti per un lavoro sulla categoria di giustizia - Gershom Scholem, Un colloquio su Walter Benjamin - Franz Rosenzweig, Le ventiquattro parole di Rafael Rosenzweig in tedesco - Furio Jesi, Il testo come versione interlineare del commento - SAGGI: Gianfranco Bonola, «La porta di ogni istante». Commento alle tesi Sul concetto di storia di Walter Benjamin - Walter Benjamin, Che cos’è l’aura? - Clemens-Carl Härle, Nascita dello sguardo - Erdmut Wizisla, «Krise und Kritik» (1930/31). Il progetto della rivista - Barbara Chitussi, “Denotazione” e “significato”. Walter Benjamin e il paradosso di Russell - Thomas Peterson, La storia come montaggio in Benjamin - Gianfranco Bonola, Di luce riflessa: l’eredità di Kafka. Sulla genesi di alcune idee sviluppate da Walter Benjamin nelle tesi Sul concetto di storia - ARCHIVIO: Michele Ranchetti, Leggere Benjamin - Michele Ranchetti, Tradurre e interpretare - Cesare Cases, Walter Benjamin teorico della traduzione - Franco Fortini, Allegoria e postmoderno - Renato Solmi, Una testimonianza del traduttore di Angelus Novus
sabato 1 febbraio 2014
Una seconda Benjamin-renaissance?
Tuttavia, anche questa nuova ondata sembra privilegiare il Benjamin meno interessante, ovvero quello filosofico e mistico-messianico, un po' per moda e un po' per rimuoverne il sottotesto politico marxista; mentre questo sfortunato autore ha dato semmai il meglio di sé nell'indagine sociologica [SGA].
Risvolto
TESTI: Walter Benjamin, «Parole e modi di dire» di Stefan Benjamin - Walter Benjamin, Appunti per un lavoro sulla categoria di giustizia - Gershom Scholem, Un colloquio su Walter Benjamin - Franz Rosenzweig, Le ventiquattro parole di Rafael Rosenzweig in tedesco - Furio Jesi, Il testo come versione interlineare del commento - SAGGI: Gianfranco Bonola, «La porta di ogni istante». Commento alle tesi Sul concetto di storia di Walter Benjamin - Walter Benjamin, Che cos’è l’aura? - Clemens-Carl Härle, Nascita dello sguardo - Erdmut Wizisla, «Krise und Kritik» (1930/31). Il progetto della rivista - Barbara Chitussi, “Denotazione” e “significato”. Walter Benjamin e il paradosso di Russell - Thomas Peterson, La storia come montaggio in Benjamin - Gianfranco Bonola, Di luce riflessa: l’eredità di Kafka. Sulla genesi di alcune idee sviluppate da Walter Benjamin nelle tesi Sul concetto di storia - ARCHIVIO: Michele Ranchetti, Leggere Benjamin - Michele Ranchetti, Tradurre e interpretare - Cesare Cases, Walter Benjamin teorico della traduzione - Franco Fortini, Allegoria e postmoderno - Renato Solmi, Una testimonianza del traduttore di Angelus Novus
TESTI: Walter Benjamin, «Parole e modi di dire» di Stefan Benjamin - Walter Benjamin, Appunti per un lavoro sulla categoria di giustizia - Gershom Scholem, Un colloquio su Walter Benjamin - Franz Rosenzweig, Le ventiquattro parole di Rafael Rosenzweig in tedesco - Furio Jesi, Il testo come versione interlineare del commento - SAGGI: Gianfranco Bonola, «La porta di ogni istante». Commento alle tesi Sul concetto di storia di Walter Benjamin - Walter Benjamin, Che cos’è l’aura? - Clemens-Carl Härle, Nascita dello sguardo - Erdmut Wizisla, «Krise und Kritik» (1930/31). Il progetto della rivista - Barbara Chitussi, “Denotazione” e “significato”. Walter Benjamin e il paradosso di Russell - Thomas Peterson, La storia come montaggio in Benjamin - Gianfranco Bonola, Di luce riflessa: l’eredità di Kafka. Sulla genesi di alcune idee sviluppate da Walter Benjamin nelle tesi Sul concetto di storia - ARCHIVIO: Michele Ranchetti, Leggere Benjamin - Michele Ranchetti, Tradurre e interpretare - Cesare Cases, Walter Benjamin teorico della traduzione - Franco Fortini, Allegoria e postmoderno - Renato Solmi, Una testimonianza del traduttore di Angelus Novus
La costellazione svelata di Walter Benjamin
Filosofia. Una raccolta di testi, alcuni dei quali inediti, e di commenti all'opera del pensatore tedesco pubblicata da Quodlibet
Marco Pacioni, il Manifesto 1.2.2014
Se c’è un pensatore che riesce a tenere fisso il pensiero simultaneamente a cose diverse, o a svolgere una cosa fin dove questa si lega ad altre svelando che tutte erano in realtà già insieme, questo pensatore è Walter Benjamin. Tale disposizione si potrebbe anche definire come la capacità di collegare fenomeni disparati o viceversa di distinguere dentro quelli che appaiono unitari diverse componenti. Qualità rarissima quella di Benjamin nella storia del pensiero dove molti filosofi nello sforzo di trovare l’unico, l’origine, l’essenza e il fine sovente perdono di vista le articolazioni, i contesti, il respiro stesso del pensiero. Anche per questa straordinaria capacità di stabilire collegamenti Benjamin è in senso profondo il pensatore della «costellazione». Parola che lui stesso trasforma in concetto filosofico. Benjamin «di-vide», non tanto in senso analitico, ma nel senso che vede o percepisce un fenomeno almeno due volte nello stesso tempo. Un po’ come avviene nella scena di una delle immagini più note che si associano a lui e cioè l’angelo di Paul Klee – per Benjamin l’angelo della storia – che guarda alle sue spalle mentre è trasportato in avanti dalla tempesta.
Molti degli scritti di Benjamin, all’apparenza sibillini, sono illuminazioni frammentarie rese tali però dalle vicissitudini di una ricerca filosofica che ha dovuto adattarsi ai tempi stretti della fuga, dell’esilio, della persecuzione. Essi sono dei ponti gettati, a volte interrotti di cui altri potranno eventualmente continuare il progetto. Gli scritti di Benjamin sperano programmaticamente, quasi prevedono a volte tale continuazione. Soprattutto in questo aspetto, al di qua di inconsistenti accuse di misticismo irrazionale, dovrebbe essere visto il messianismo di Benjamin. Raffigurandolo attraverso il linguaggio, si potrebbe dire che il suo è pensiero soprattutto sintattico. Un pensiero in cui il limite è più spesso un legame che una separazione tra parole e cose; una mappa di ciò che all’apparenza sembra essere disperso e pare vivere solo di luce propria come le stelle del cielo nelle quali egli sa vedere strutture quali sono appunto le costellazioni.
Un pensiero della speranza
Il volume curato da Gianfranco Bonola, Walter Benjamin, Testi e commenti (L’ospite ingrato ns 3, Quodlibet, pp. 252, euro 19) costituisce anzitutto una profonda comprensione di quanto all’insegna della costellazione, della collateralità si muove il pensiero di Benjamin. La sua capacità non solo di raccogliersi in folgoranti condensazioni aforistiche, ma anche di seguire le rotte e le interazioni della luce dei concetti su più direzioni. Il libro di Bonola, oltre ad antologizzare alcuni scritti rari o da poco editi o tradotti in italiano di Benjamin, mette insieme anche una serie di testi di interlocutori che in vario modo hanno interagito con la lingua e il pensiero di Benjamin. Ci sono Sholem, Rosenzweig, Jesi, Härle, Wizisla, Peterson e poi gli italiani che si sono soprattutto confrontati con la traduzione di Benjamin a cominciare dalla versione della ormai leggendaria versione del 1962 Angelus Novus di Solmi, fino a Chitussi e Agamben, passando per Cases e Fortini. Fra loro, Michele Ranchetti cui tutto il volume è dedicato e che con Bonola aveva curato le tesi sul Concetto di storia, uno degli scritti più famosi, testualmente problematici e discussi di Benjamin.
La lingua dell’infanzia, il linguaggio, la traduzione, la storia, la rivoluzione vista con gli occhi del messianico, i ripetuti tentativi di definire l’aura, lo sguardo, la giustizia, la scrittura di Kafka, tutti argomenti che nel merito sembrano convergere su un importante leit motiv di tutta l’opera di Benjamin: l’urgenza della storia di farsi presente di cambiamento, l’idea di un pensiero mosso dalla speranza anche e soprattutto nella situazione in cui questa sembra negata, nella situazione in cui gli uomini sembrano rassegnarsi, adattarsi al male minore, alla necessità nella quale si muove il tanto aborrito da Benjamin tempo lineare anomico senza fratture, congiunzioni, intertempi, dove tutto alla fine si tiene, si giustifica e si neutralizza. Proprio nel rifiuto di questa progressività giustificatrice della storia, quello di Benjamin è un pensiero rivoluzionario e in un certo senso religioso come bene esprime il contenuto dello scritto di Bonola che commenta le tesi, La porta di ogni istante.
La ricerca del contesto
L’aura, oggi più che mai ancora presente nel discorso sulle arti, è l’altro concetto protagonista di questo libro, a cominciare dalla presenza di un testo di Benjamin ritrovato tradotto e da poco pubblicato da Agamben. L’aura non è semplicemente l’hic et nunc dell’opera, come pure sostiene lo stesso Benjamin. Per lui, anche questo concetto assume una valenza metodologica simile a quella della costellazione. In tal senso, l’aura è per Benjamin, l’indecidibilità fra emanazione dal soggetto e convergenza del luogo sul soggetto. È il trattino che da un centro verbale muove verso gli estremi per collegare e simultaneamente muovere tali estremi per farli convergere. L’aura è il «con-testo», articolazione di espansione e condensazione, secolarizzazione e sacralizzazione e ciò che rende queste entrambe possibili.
Ranchetti ha seguito in parte il modus operandi del pensiero di Benjamin, privilegiando un’idea di limite meno costruttiva, più separatoria e critica, meno consolatoria, fino ad assumere essa come cesura e spesso dando l’impressione di disperare di poter ricomporre questa, farne un legame. In ciò sta appunto una delle differenze più marcate fra Benjamin e Ranchetti. Differenza che passa forse per la distinzione fatta da Agamben fra messianico e apocalittico: fra due modi familiari che articolano tuttavia diversamente il rapporto tra inizio, fine, tempo e spazio – oggi più mai modi entrambi necessari alla riflessione politica.
Torna Benjamin: ma la Storia ha una filosofia?
Piero Melati «Il Venerdì di Repubblica» 06-12-2013
La renaissance degli studi italiani sul filosofo tedesco Walter Benjamin segna una nuova, importante tappa. La casa editrice Quodlibet pubblica Walter Benjamin. Testi e commenti (pp.
252, euro 19), volume a cura di Gianfranco Bonola, che riprende il
progetto originario di Michele Ranchetti, uno dei primi e più
prestigiosi studiosi del pensatore ebreo.
L'idea di partenza di Ranchetti, scomparso nel 2008, era la pubblicazione di un numero monografico della rivista Ospite ingrato, i
cui materiali fossero destinati a rappresentare una svolta nello studio
della filosofia della storia. Lo spirito, scrive lo stesso Bonola nella
prefazione, era riprendere il filo del seminario universitario che
Ranchetti tenne a Bologna nell'autunno del '78, considerato una pietra
miliare. Fu quella l'epoca, dopo un primo rilancio post sessantottino,
che le idee di Benjamin sull'aura delle opere d'arte o sull'era della
riproducibilità tecnica divennero, in Italia, patrimonio di una
generazione di studenti. Il volume annovera come firme lo stesso
Benjamin, Scholem, Furio Jesi, Rosenzweig, Cases, Fortini, Solmi. Guida a
più mani, profonda, seria e ricca di spunti.
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