venerdì 28 marzo 2014
Il Blake di Chesterton
Risvolto
Il più ortodosso degli scrittori e il più
eterodosso degli artisti, ovvero il cattolico Gilbert Keith Chesterton e
il visionario William Blake: un incontro apparentemente impossibile e
che invece prende corpo in questo piccolo capolavoro dimenticato.
Apparsa originariamente nel 1910 e finora mai tradotta in italiano, la
rapida biografia che Chesterton dedica all'autore dei "Canti
dell'Innocenza e dell'Esperienza" è molto più che una semplice
ricognizione nella vita di un personaggio eccentrico, inclassificabile e
geniale. Pittore mancato e occasionale frequentatore dello spiritismo
in gioventù, Chesterton riconosce in Blake gli elementi di un'intesa
profonda, fondata anzitutto sulla virtù - universale, eppure tipicamente
inglese - dell'immaginazione, da intendersi non come costruzione
fantastica ma come capacità di cogliere con un colpo d'occhio la reale
sostanza delle cose. Il risultato è un pamphlet paradossale e pungente,
nel quale le considerazioni di natura artistica si mescolano a
fulminanti notazioni di politica e di costume (una fra tutte:
l'Inghilterra del passato grandioso come nazione di bottegai e dunque di
poeti, contrapposta al presente nel quale prosperano solo i
"proprietari di negozi"). Paradossale e ispirato, Chesterton scorge
nell'isolamento di Blake rispetto al suo secolo, il Settecento,
un'anticipazione della propria irriducibilità alle categorie
novecentesche...
Alessandro Zaccuri Avvenire 28 marzo 2014
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