lunedì 7 aprile 2014
Giuseppe Boffa portava a Togliatti teneri bambini ungheresi da sbranare: la magnifica ossessione del Corriere
Questo articolo grottesco - il saggio non l'ho ancora letto - è più che altro indicativo della persistenza della paranoia anticomunista della borghesia italiana e dell'autore.
I giornalisti del Corriere, notoriamente, hanno scritto e scrivono sempre la verità... [SGA].
Ettore Cinnella: Il «compromesso storiografico». Il Pci e il giudizio storico sull’Urss, Nuova Rivista Storica».
Il corrispondente dell’Unità da Mosca agli ordini di Togliatti
di Dino Messina Corriere La Lettura 6.4.14
Quale idea dell’Unione Sovietica avevano i militanti del Partito
comunista italiano durante il terribile 1956, nei mesi del XX Congresso
del Pcus e poi dell’invasione dell’Ungheria? Un ruolo cruciale
nell’informazione di un vasto pubblico venne svolto dal corrispondente
dell’«Unità» da Mosca, Giuseppe Boffa (1923-1998). Alla figura di questo
giornalista, che poi divenne il più influente sovietologo comunista
italiano (scrisse tre volumi di storia dell’Urss), è dedicato l’acuto
saggio di Ettore Cinnella Il «compromesso storiografico». Il Pci e il
giudizio storico sull’Urss (56 pagine), che sarà pubblicato nel prossimo
numero della «Nuova Rivista Storica», diretta da Gigliola Soldi
Rondinini ed Eugenio Di Rienzo. Qui non c’è lo spazio per seguire la
lunga traiettoria professionale del giornalista, ma si può accennare al
suo atto di nascita di sovietologo, che illumina tutta la produzione
successiva. Boffa arrivò in Urss nel dicembre 1953, accompagnato
dall’alto dirigente Giancarlo Pajetta. Era a Mosca al tempo del XX
Congresso del Pcus e del rapporto di Krusciov sul «culto della
personalità». Non volendo sbagliare, il brillante giornalista chiese
consiglio sul da farsi a Palmiro Togliatti. E questi, con una delle sue
proverbiali uscite, gli rispose di «non lasciarsi sfuggire nulla di
quello che verrà rivelato in pubblico». Il messaggio era: dai conto di
tutta l’ufficialità, ma non scrivere nulla del dibattito riservato.
Così, mentre il mondo e l’Italia discutevano delle sconvolgenti
rivelazioni di Krusciov, i lettori dell’«Unità» apprendevano dalle
«acrobazie di Boffa che anche Stalin aveva commesso errori». Tanta
reticenza spinse a Mosca alcuni dirigenti, come Alfredo Reichlin e
Luciano Barca, desiderosi di capire. La stessa sorda cautela seguita per
il XX Congresso venne applicata da Boffa durante l’aggressione
dell’Urss all’Ungheria: il giornale comunista non poteva dissociarsi
dall’attacco a un Paese indipendente, così il suo corrispondente
denunciò raccapriccianti episodi di «terrore bianco». Dietro questa
linea c’era ancora l’ispirazione di Togliatti, il quale nell’ormai nota
lettera del 30 ottobre 1956 ai vertici del Pcus accusò il governo
ungherese di andare verso una «direzione reazionaria» e quindi ne sancì
la condanna a morte.
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