Ho trovato Q molto divertente, a suo tempo, pur nella sua fantasiosa ideologia moltitudinaria. La speranza è che il divertimento sorregga anche questo nuovo romanzo storico postmoderno [SGA].
Wu Ming: L’armata dei sonnambuli, Einaudi pagg. 808 euro 21
Risvolto 1794.
Parigi ha solo notti senza luna. Marat, Robespierre e Saint-Just sono
morti, ma c’è chi giura di averli visti all’ospedale di bicêtre. Un uomo
in maschera si aggira sui tetti: è l’ammazzaincredibili, eroe dei
quartieri popolari, difensore della plebe rivoluzionaria, ieri temuta e
oggi umiliata, schiacciata da un nuovo potere. Dicono che sia un
italiano. Orde di uomini bizzarri riempiono le strade, scritte
enigmatiche compaiono sui muri e una forza invisibile condiziona i
destini, in città e nei remoti boschi dell’Alvernia. Qualcuno la chiama
«fluido», qualcun altro Volontà. Guarda, figliolo: un giorno tutta
questa controrivoluzione sarà tua.
Ma è meglio cominciare dall’inizio. Anzi: dal giorno in cui Luigi Capeto incontrò madama Ghigliottina.
Il nuovo romanzo del collettivo: contro il Terrore per salvare la Rivoluzione francese
ENRICO DEAGLIO Repubblica 7 aprile 2014
Il romanzo si apre su una sfilata di nasi abominevoli, deformati e consumati dall’alcol e dalla scrofola. Sono le orribili facce della plebe di Parigi in marcia per assistere alla decapitazione del cittadino Capeto, alias Luigi XVI. E’ l’anno 1793, quando «finalmente la mannaia era in mano al popolo e il re stava sotto». Finirà, dopo ottocento pagine, con il tentativo di “stupro psichiatrico” del Delfino da parte dei Monarchici, dopo che i Repubblicani con sua madre Maria Antonietta erano stati ancora più infami.
In mezzo, gli anni del Terrore, di Madama Ghigliottina, di Marat e Robespierre, delle tricoteuse, della Vandea. Da tempo in lavorazione collettiva e considerato dai suoi autori come «il romanzo con cui ci giochiamo l’osso del collo» — da domani arriva L’armata dei sonnambuli di Wu Ming, il quartetto di scrittori bolognesi marxisti anarchici libertari che da anni gioca con la cronaca, la storia e il teatro. Questa volta si cimentano sul tavolo da gioco più alto: la riscrittura della Rivoluzione francese, ovvero l’inizio di tutta la modernità, della politica, della democrazia, della dittatura. Uno scenario in cui si sono cimentati già Victor Hugo, Karl Marx, il Living Theatre con Marat Sade, Broadway con Les Miserables, EttoreScolacon La notte di Varennese Simon Shama con il mastodontico Cittadini. Un argomento talmente complesso che il più saggio dei comunisti cinese, il nobile Ciu en Lai, quando gli venne chiesto: «Qual è il significato della Rivoluzione francese? », rispose: «Troppo presto per dirlo».
Ma i Wu Ming non hanno voluto aspettare. Bisognava agire in fretta, perché il periodo del Terrore è diventato un mito d’origine della manipolazione delle nostre coscienze. Secondo questo mito, il Terrore di Saint-Just-Marat-Robespierre è il primo esempio di dittatura, anticipa Stalin e Pol Pot e di fatto distrugge l’essenza stessa della rivoluzione, quella francese e qualunque altra da venire. Compito che i Wu Ming si sono assegnati è combattere questo mito maligno e dare alla storia un’altra dimora, dove i personaggi siano diversi, la speranza di giustizia sia riaffermata, lo sghignazzo vinca sul terrore e l’amore sulle barricate sul fanatismo vitreo della coltellata di Carlotta Corday. In attesa della rivoluzione vera, dicono i Wu Ming, nulla di meglio che crearne una di carta, possente, tenera e consolatoria.
Ce l’hanno fatta. L’armata dei son-nambulisi legge volentieri, è un vero romanzo storico, erudito, preciso. Notevole è la trovata su cui il libro è costruito: la grande diffusione, alla fine del Settecento del mesmerismo, una curiosa teoria che sosteneva la possibilità di guarire le malattie attraverso la trasmissione di un fluido magnetico in armonia con l’universo. La popolarità della terapia, sostengono i Wu Ming sulla scorta delle ricerche dello storico americano Robert Darnton, era probabilmente superiore a quella dell’ Encyclopédie o dell’Illuminismo. Il mesmerismo era all’epoca la vera modernità, temuto dalle autorità, ambiguo nei suoi fini. E con il mesmerismo, l’ipnotismo, la comunicazione mediatica, lo spiritismo, tanto è vero che ancora nel 1840 Marx ed Engels, quando scrissero «uno spettro si aggira per l’Europa», intendevano proprio che era ora di smetterla di parlare di fantasmi e di occuparsi di cose serie.
Ed ecco, dunque, che il protagonista della rivoluzione è l’affascinante e tormentato Orphée D’Alambac, medico romantico in grado di trasmettere il fluido magnetico. Tra teste mozzate e fugaci amori con borghesi e contesse (nel romanzo c’è anche un po’ di sesso, nelle fatali vasche da bagno dell’epoca), il nostro verrà inviato a indagare su strani fenomeni di licantropia nella Vandea ribelle in nome del Re. E qui scoprirà non solo uomini lupo, ma anche mesmerizzati, ipnotizzati, asserviti, manipolati dai Cattivi. Quanto sia facile addormentare il popolo ed asservirlo, lo si sperimenterà a Parigi quando scenderà in piazza un vero e proprio esercito reazionario, che non reagisce al dolore e che combatte contro gli ultimi giacobini come gli implacabili zombie del video di Michael Jackson o i milioni di intronati delle odierne televisioni commerciali.
A rappresentare invece l’arguzia, la passione e l’indomabile libertà, ecco il secondo protagonista, l’attore bolognese Leonida Modonesi, un seguace di Carlo Goldoni, che si esprime in un grammelot primordiale multietnico carnale (i Wu Ming non rinunciano a far notare la differenza trail bouquinparigino eil buchinfel-sineo) e si trasformerà in uno Scaramouche mascherato come gli attuali invisibili di Occupy Wall Street. E dato che la rivoluzione è un teatro, eccola riprodotta nel manicomio di Bicêtre dove gli alienati giocano a fare i monarchi e gli amici del popolo e dove i dottori sono gli antesignani di Sigmund Freud, Franco Basaglia e Michel Foucault.
Le foto sono per lo più prese da Internet e quindi ritenute di pubblico dominio. Eventuali titolari rasponi scrivano a info@materialismostorico.it e le rimuoveremo. Anche per gli articoli, del resto, se proprio siete gelosi non è che ci disperiamo.
Bertolt Brecht, An die Nachgeborenen (1939)
Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!/... Ach, wir/Die wir den Boden bereiten wollten für Freundlichkeit/Konnten selber nicht freundlich sein./Ihr aber, wenn es soweit sein wird/Dass der Mensch dem Menschen ein Helfer ist/Gedenkt unsrer/Mit Nachsicht.
L'eredità di Lenin, intervento al convegno della Fondazione Basso, 23 novembre 2024
Intervento di Stefano G. Azzarà al convegno “Lenin, a cento anni dalla morte”, Fondazione Basso, Roma, 23 gennaio 2024.
Relatori: Jutta Scherrer, Luciano Canfora, Étienne Balibar, Rita Di Leo, Luciana Castellina, Giacomo Marramao, Stefano G. Azzarà.
La fine della democrazia moderna. Intervento al workshop della Fondazione Feltrinelli, 19/10/23
Adeus pós-modernismo: populismo e hegemonia na crise da democracia moderna
Se a primeira parte é dedicada à política imediata, as partes seguintes são, sobretudo, uma crítica filosófica e política do pós-modernismo. Elas nos fazem ver como o pós-modernismo em última análise tem favorecido o processo de desemancipação que está em curso seja ao nível nacional quanto internacional. (…) é urgente aprofundar a crítica do pós-modernismo – uma crítica que até agora encontrou escassa expressão, mas que se impõe seja de um ponto de vista filosófico seja de um ponto de vista político – e neste sentido estamos diante de um livro absolutamente precioso. Domenico Losurdo, na Introdução
Stefano G. Azzarà: Il virus dell'Occidente, Mimesis 2020
Disponibile in libreria e on line
Il revival del pensiero magico nel dibattito odierno: tra No Vax e Censis. Cagliari, 9 12 2021
La fine della "fine della storia": Festival Iconografie XXI, Milano, 25 settembre 2021
Una presentazione de "Il virus dell'Occidente" per Dialettica e Filosofia. Conduce E.M. Fabrizio
PREMIO LOSURDO 2021
Deadline domande di partecipazione: 6 settembre 2021
Premio internazionale "Domenico Losurdo"
Premiazione (28/1/2021): registrazione dei lavori
Gruppo di ricerca internazionale "Domenico Losurdo". A cura di S.G. Azzarà, P. Ercolani e E. Susca
La scuola di Pitagora editrice
LA COMUNE UMANITA'
Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in Domenico Losurdo. Una critica della storia del movimento liberale che chiama in causa i suoi maggiori teorici ma anche gli sviluppi e le scelte politiche concrete delle società e degli Stati che ad essi si sono ri - chiamati; un grande affresco comparatistico nel quale il confronto secolare tra il liberalismo, la corrente conservatrice e quella rivoluzionaria fa saltare gli steccati della tradizione storiografica e disvela il faticoso processo di costruzione della democrazia moderna; l'abbozzo di una teoria generale del conflitto che emerge dalla comprensione dialettica del rapporto tra istanze universalistiche e particolarismo; un'applicazione del metodo storico-materialistico che costituisce al tempo stesso un suo radicale rinnovamento, a partire dalla riconquista dell'equilibrio marxiano tra riconoscimento e critica della modernità: a un anno dall'improvvisa scomparsa, la prima ricostruzione complessiva del pensiero di Domenico Losurdo, uno dei maggiori autori contem - poranei di orientamento marxista e tra i filosofi italiani più tradotti e conosciuti nel mondo.
Heidegger, la guerra “metafisica” della Germania contro il bolscevismo e alcune poesie di Hölderlin
Gianni Vattimo e l'oltreuomo nietzscheano dalla rivoluzione del Sessantotto al riflusso neoliberale
Università di Bologna, via Zamboni 38, 30 maggio 2019 ore 11.00. Organizza: Prospettive Italiane
Domenico Losurdo tra filosofia, storia e politica
Urbino, Palazzo Albani, 12 e 13 giugno 2019
Comunisti, fascisti e questione nazionale. Germania 1923: fronte rossobruno o guerra d'egemonia?
In libreria e in e-book da Mimesis
Esistono ancora destra e sinistra? Preve e Losurdo, Torino 9/3/2019
E' on line il quinto numero di "Materialismo Storico" (2/2017)
Saggi di Cospito, Francioni, Frosini, Izzo, Santarone, Taureck e altri. Ancora un testo di André Tosel. Recensioni: Grasci e il populismo
S. G. Azzarà, A. Monchietto - Comunisti, fascisti e questione nazionale - parte 2, Torino 8/3/2019
S. G. Azzarà, A. Monchietto - Comunisti, fascisti e questione nazionale - parte 2, Torino 8/3/2019
Esistono ancora destra e sinistra? Il confronto tra Domenico Losurdo e Costanzo Preve
Nonostante Laclau. Populismo ed egemonia nella crisi della democrazia moderna
Mimesis 2017
A. Moeller van den Bruck: Tramonto dell'Occidente? Spengler contro Spengler
OAKS editrice
Stefano G. Azzarà: "L'Occidente scivola a destra"
Globalisti contro sovranisti: un'intervista a "Il bene comune"
Una presentazione di Democrazia Cercasi a Milano, 20 maggio 2016
Crisi della democrazia moderna, conflitto politico-sociale e ricomposizione
Intervista a Stefano G. Azzarà
Restaurazione e rivoluzione passiva postmoderna nel ciclo neoliberale
Stefano G. Azzarà: Heidegger ‘innocente’: un esorcismo della sinistra postmoderna. MicroMega 2/2015
Limitarsi a condannare l’antisemitismo di Heidegger cercando di salvare la sua filosofia è un tentativo disperato, perché l’antisemitismo dell’autore di "Essere e tempo" non ha una dimensione naturalistica, bensì culturale: per lui ‘giudaismo mondiale’ è anzitutto sinonimo di modernità, di umanesimo. La filosofia di Heidegger va rigettata non (solo) in quanto antisemita, ma (soprattutto) in quanto intrinsecamente reazionaria
Democrazia Cercasi: una critica del postmodernismo. Società di studi politici, Napoli, 24 2 2015
Sul Foglio una recensione del libro su Moeller-Nietzsche
Friedrich Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla Rivoluzione conservatrice, Castelvecchi
Democrazia Cercasi. Dalla caduta del Muro a Renzi: sconfitta e mutazione della sinistra, bonapartismo postmoderno e impotenza della filosofia in Italia, Imprimatur
S.G. Azzarà: "La sinistra postmoderna, il neoliberismo e la fine della democrazia"
Un estratto da "Democrazia Cercasi" su MicroMega / Il rasoio di Occam
S.G. Azzarà: Friedrich Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla Rivoluzione conservatrice
Quattro saggi di Arthur Moeller van den Bruck, CastelvecchiEditore. In libreria e in e-book
Nietzsche profeta e artista decadente? Oppure filosofo-guerriero del darwinismo pangermanista? O forse teorico di un socialismo "spirituale" che fonde in un solo fronte destra e sinistra e prepara la rivincita della Germania? Nella lettura di Arthur Moeller van den Bruck la genesi della Rivoluzione conservatrice e uno sguardo sul destino dell'Europa.
È la stessa cosa leggere Nietzsche quando è ancora vivo il ricordo della Comune di Parigi e i socialisti avanzano dappertutto minacciosi e leggerlo qualche anno dopo, quando la lotta di classe interna cede il passo al conflitto tra la Germania e le grandi potenze continentali? Ed è la stessa cosa leggerlo dopo la Prima guerra mondiale, quando una sconfitta disastrosa e la fine della monarchia hanno mostrato quanto fosse fragile l’unità del popolo tedesco? Arthur Moeller van den Bruck è il padre della Rivoluzione conservatrice e ha anticipato autori come Spengler, Heidegger e Jünger. Nel suo sguardo, il Nietzsche artista e profeta che tramonta assieme all’Ottocento rinasce alla svolta del secolo nei panni del filosofo-guerriero di una nuova Germania darwinista; per poi, agli esordi della Repubblica di Weimar, diventare l’improbabile teorico di un socialismo spirituale che deve integrare la classe operaia e preparare la rivincita, futuro cavallo di battaglia del nazismo. Tre diverse letture di Nietzsche emergono da tre diversi momenti della storia europea. E sollecitano un salto evolutivo del liberalismo conservatore: dalla reazione aristocratica tardo-ottocentesca contro la democrazia sino alla Rivoluzione conservatrice, con la sua pretesa di fondere destra e sinistra e di padroneggiare in chiave reazionaria la modernità e le masse, il progresso e la tecnica.
In appendice la prima traduzione italiana dei quattro saggi di Arthur Moeller van den Bruck su Nietzsche.
La recensione di Damiano Palano a "Democrazia Cercasi"
Heidegger il cambiavalute dell'essere
Intervento al convegno di Urbino "I poveri, la povertà", 4 dicembre 2014
S.G. Azzarà, Democrazia cercasi, Imprimatur Editore, pp. 363, euro 16: in libreria e in e-book
www.democraziacercasi.blogspot.it Possiamo ancora parlare di democrazia in Italia? Mutamenti imponenti hanno svuotato gli strumenti della partecipazione popolare, favorendo una forma neobonapartistica e ipermediatica di potere carismatico e spingendo molti cittadini nel limbo dell’astensionismo o nell’imbuto di una protesta rabbiosa e inefficace. Al tempo stesso, in nome dell’emergenza economica permanente e della governabilità, gli spazi di riflessione pubblica e confronto sono stati sacrificati al primato di un decisionismo improvvisato. Dietro questi cambiamenti c’è però un più corposo processo materiale che dalla fine degli anni Settanta ha minato le fondamenta stesse della democrazia: il riequilibrio dei rapporti di forza tra le classi sociali, che nel dopoguerra aveva consentito la costruzione del Welfare, ha lasciato il campo ad una riscossa dei ceti proprietari che nel nostro paese come in tutto l’Occidente ha portato ad una redistribuzione verso l’alto della ricchezza nazionale, alla frantumazione e precarizzione del lavoro, allo smantellamento dei diritti economici e sociali dei più deboli. Intanto, nell’alveo del neoliberalismo trionfante, si diffondeva un clima culturale dai tratti marcatamente individualistici e competitivi. Mentre dalle arti figurative alla filosofia, dalla storia alle scienze umane, il postmodernismo dilagava, delegittimando i fondamenti e i valori della modernità – la ragione, l’eguaglianza, la trasformazione del reale… - e rendendo impraticabile ogni progetto di emancipazione consapevole, collettiva e organizzata. É stata la sinistra, e non Berlusconi, il principale agente responsabile di questa devastazione. Schiantata dalla caduta del Muro di Berlino assieme alle classi popolari, non è riuscita a rinnovarsi salvaguardando i propri ideali e si è fatta sempre più simile alla destra, assorbendone programmi e stile di governo fino a sostituirsi oggi integralmente ad essa. Per ricostruire una sinistra autentica, per riconquistare la democrazia e ripristinare le condizioni di una vasta mediazione sociale, dovremo smettere di limitare il nostro orizzonte concettuale alla mera riduzione del danno e riscoprire il conflitto. Nata per formalizzare la lotta di classe, infatti, senza questa lotta la democrazia muore.
Emiliano Alessandroni: Ideologia e strutture letterarie, Aracne Editrice
Che cos'è esattamente il bello? È possibile procedere ad una sua decodificazione? Che significato racchiude il termine ideologia? E quale rapporto intrattiene con la letteratura, ovvero con le sue strutture? Come giudicare il valore di un'opera? A questi come ad altri quesiti questo libro intende fornire una risposta, contrastando, con la forza del ragionamento e il supporto dell'analisi testuale, quegli assunti diffusi (“il bello è soltanto soggettivo!”) e quelle opinioni consolidate (“tutto è ideologia!” o “le ideologie sono morte!”) che finiscono per disorientare chiunque si trovi, per via diretta o indiretta, a confrontarsi con tali problematiche. Un saggio di ampio respiro tra filosofia, storia, critica letteraria e teoria della letteratura.
Stefano G. Azzarà: Ermeneutica, "Nuovo Realismo" e trasformazione della realtà
Una radicalizzazione incompiuta per la filosofia italiana - Rivista di Estetica, 1/2013
Due giornate di seminario su Ernesto Laclau a Urbino. 21 novembre
Stefano G. Azzarà: L'humanité commune, éditions Delga, Paris
Une critique anticonformiste de l’histoire du mouvement libéral qui remet en cause ses théoriciens principaux ainsi que les développements et les choix politiques concrets des sociétés et des États qui s’en réclament ; une grande fresque comparative, où la mise en confrontation entre le libéralisme, le courant conservateur et le courant révolutionnaire au cours des siècles, fait sauter les barrières de la tradition historiographique et dévoile le difficile processus de construction de la démocratie moderne ; l’essai d’une théorie générale du conflit qui part de la compréhension philosophique, dialectique, du rapport entre instances universelles et particularisme ; mais aussi, une application radicalement renouvelée de la méthode matérialiste historique à travers la revendication de l’équilibre entre reconnaissance et critique de la modernité. Ce sont là les idées directrices du parcours de recherche de Domenico Losurdo, l’un des principaux auteurs italiens contemporains d’orientation marxiste, déjà connu en France à travers des ouvrages comme Heidegger et l’idéologie de la guerre (PUF 1998), Démocratie ou bonapartisme (Le Temps des Cerises 2003), Antonio Gramsci, du libéralisme au « communisme critique » (Syllepse 2006) et Fuir l’histoire ? (Delga – Le Temps des Cerises 2007).
Seconda edizione 2013
Stefano G. Azzarà: Un Nietzsche italiano. Gianni Vattimo e le avventure dell'oltreuomo rivoluzionario, manifestolibri, Roma 2011
In libreria
Stefano G. Azzarà: L'imperialismo dei diritti universali. Arthur Moeller van den Bruck, la Rivoluzione conservatrice e il destino dell'Europa, con la prima traduzione italiana de "Il diritto dei popoli giovani", di A. Moeller van den Bruck, La Città del Sole, Napoli 2011
Dialettica, storia e conflitto. Il proprio tempo appreso nel pensiero
Presentazione della Festschrift in onore di Domenico Losurdo - VII Congresso della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx, Urbino, 18-20 novembre 2011
Stefano G. Azzarà: Settling Accounts with Liberalism
Historical Materialism 19.2
L'intervento di Stefano G. Azzarà al convegno di Urbino sul comunismo
Socialismo nazionale,integrazione delle masse e guerra nella Rivoluzione conservatrice
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