mercoledì 7 maggio 2014
Italia, 2014
A Roma e a Bologna il nono corso di esorcismo. Centonovanta persone arrivano da tutto il mondo per imparare a fronteggiare sette e satanismo
Maria Galluzzo 6 maggio 2014
Il grande boom dell’occulto un italiano su 5 va dall’indovino
di Natalia Aspesi Repubblica 7.5.14
SE 13 milioni di italiani si rivolgono ai professionisti dell’occulto,
bisognerà forse rivedere i dati sulla disoccupazione: perché qualsiasi
persona, soprattutto se signora in età abitante in casamenti di
periferia, si può sistemare, abbracciando una professione che non
conosce crisi e che non richiede altro che occhi penetranti, un gatto
nero, la capacità di fare domande a trabocchetto e di prevedere sempre
ciò che il cliente desidera, che sono poi sempre le stesse cose: amore,
denaro, salute per sé, morte della rivale e fallimento del concorrente.
Può sembrare curioso che creda ancora ai fattucchieri professionali una
simile folla da Festival di Sanremo, quando l’informazione politica ci
propina giornalmente fortune e disastri collettivi, e i suoi
protagonisti si comportano come maghi pericolosi sia nell’aspetto
inquietante che nella quantità di minacce e di stupidaggini che
incessantemente raccontano a un popolo sfiancato. O forse è proprio per
quello, che poi lo stesso popolo raccoglie i suoi risparmi (si fa conto
anche dei promessi prossimi 80 euro mensili, forse) per avere da più
sempliciotti dispensatori di malocchio ed affini, dei responsi non
collettivi e terrorizzanti, ma semplici rassicurazioni personali,
compresa magari la sconfitta, finalmente, di questi urlatori e
bugiardoni politici che dalla politica ci fanno fuggire orripilati. Si
potrebbe anche non credere ai dati relativi a questo innocuo commercio e
che francamente paiono esagerati, ma il fatto è che non si tratta più
di un commercio clandestino, ma di una vera e propria industria, con
tanto di fatture e partite iva. Insomma finalmente anche i maghi pagano
le tasse (forse non tutti i 160 mila calcolati, perché ce ne saranno
anche di forniti di abile commercialista che protegge il loro nero): e
però l’inconveniente gravissimo è che le eventuali fatture potrebbero
far risalire, per esempio, al pezzo grosso di un partito che
quotidianamente chiede al suo mago di riferimento di togliergli di mezzo
e con ogni mezzo, quel paio di magistrati che potrebbero mandarlo in
galera. La fortuna dei maghi non è certo una cosa nuova e per esempio ai
tempi dei miei primi tentativi di
giornalismo, io piacevo molto sia a
cartomanti che a lettrici della mano, e anche a una certa Ebe, che
afferrandomi per i polsi cadeva in deliquio e mi prospettava con voce
d’oltretomba un futuro privo di malattie e ricco di giovanotti. Ce ne
erano tantissime in quegli anni ‘60, e c’era lavoro per tutte: erano
centinaia i questuanti, per ognuna di loro, lungo le scale che portavano
ai loro abbaini che sapevano di minestra e di pipì di gatto, e ormai le
conoscevo quasi tutte, anche una certa Pia che era finita in galera per
aver gettato acido muriatico sulla faccia della moglie di un suo
amante, tra l’altro giornalista noto. Non è che mi interessasse il mio
futuro secondo i loro vaticini, ma erano i primi anni del mio lavoro di
cronista, e i giornali parevano sempre molto interessati a questi
personaggi, di solito anziane signore che avevano trovato il modo di
sopravvivere inventandosi loro entrature con l’aldilà. Trattandosi di un
lavoro noto a tutti ma allora clandestino, ogni tanto arrivava la
polizia, se non altro per tentare di accertare i loro guadagni
misteriosi. Si diceva che almeno le più celebri, erano ricchissime,
compravano case su case, e quelli erano tempi in cui ancora non avevano
rubriche televisive e non vendevano pubblicamene intrugli miracolosi a
caro prezzo. C’erano clienti che chiedevano aiuto quotidiano, altri che
ne frequentavano decine: allora le ragazze ancora smaniavano per un
marito e tempestavano di domande l’annoiata maga per sapere quando e
come. Le mogli chiedevano talvolta pozioni per impedire al marito di
cornificarle, insomma pareva tutto un piccolo mondo di miserie femminili
a pagamento. Mentre, quando smettevo di fingermi cliente e rivelavo la
mia identità professionale, allora, senza fare nomi, elencavano il
ministro, il grande industriale, la diva, talvolta anche il celebre
inafferrabile gangster, che ogni mattina pendevano dalle loro labbra per
sapere come sgominare un rivale, fregare una banca, ottenere una grande
parte in un film, organizzare un colpo grandioso. Pare che non sia
cambiato nulla e non sarebbe male sapere se tante promesse o decisioni o
fregature che ogni giorno ci vengono propinate dalla politica non
dipendano dai consigli pazzi di spiritisti e negromanti.
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