martedì 16 settembre 2014

Siedentop e Bertinotti uniti nella lotta: il mito autoapologetico dell'individualismo liberale spostato al Medioevo cristiano


Larry Siedentop: Inventing the Individual. The Origins of Western Liberalism, Allen Lane

Risvolto
The new book from Larry Siedentop, acclaimed author of Democracy in Europe, Inventing the Individual is a highly original rethinking of how our moral beliefs were formed and their impact on western society today

This ambitious and stimulating book describes how a moral revolution in the first centuries AD - the discovery of human freedom and its universal potential - led to a social revolution in the west. The invention of a new, equal social role, the individual, gradually displaced the claims of family, tribe and caste as the basis of social organisation. Larry Siedentop asks us to rethink the evolution of the ideas on which modern societies and government are built, and argues that the core of what is now our system of beliefs emerged much earlier than we think. The roots of liberalism - belief in individual liberty, in the fundamental moral equality of individuals, that equality should be the basis of a legal system and that only a representative form of government is fitting for such a society - all these, Siedentop argues, were pioneered by Christian thinkers of the Middle Ages, who drew on the moral revolution carried out by the early church. It was the arguments of canon lawyers, theologians and philosophers from the eleventh to the fourteenth century, rather than the Renaissance, that laid the foundation for liberal democracy.

There are large parts of the world where other beliefs flourish - fundamentalist Islam, which denies the equality of women and is often ambiguous about individual rights and representative institutions; quasi-capitalist China, where a form of utilitarianism enshrines state interests even at the expense of justice and liberty. Such beliefs may foster populist forms of democracy. But they are not liberal. In the face of these challenges, Siedentop urges that understanding the origins of our own liberal ideas is more than ever an important part of knowing who we are.

LARRY SIEDENTOP was appointed to the first post in intellectual history ever established in Britain, at Sussex University in the 1970's. From there he moved to Oxford, becoming Faculty Lecturer in Political Thought and a Fellow of Keble College. His writings include a study of Tocqueville, an edition of Guizot's History of Civilization in Europe, and Democracy in Europe, which has been translated into a dozen languages. Siedentop was made CBE in 2004.


La laicità è nata cristianaIl filosofo americano Larry Siedent anticipa la nascita dell’individuo occidentale Che non viene dal Rinascimento ma dai canonisti medievali

di Marco Ventura Corriere La Lettura 14.9.14

C’è la laicità liberale al cuore dell’Occidente. È il principio per cui ogni individuo, in quanto dotato di coscienza e di volontà, è libero ed eguale. Il principio per cui la sfera privata, presidiata dai diritti fondamentali, è distinta dalla sfera pubblica. È la convinzione che libertà ed eguaglianza, diritti e doveri, privato e pubblico, siano in grado di produrre una società civile capace di nutrire solidi vincoli comunitari. È questa la laicità liberale, il liberal secularism , di Larry Siedentop. È questa l’eredità del processo plurisecolare attraverso il quale l’Occidente ha «inventato l’individuo». 
S’intitola proprio Inventing the Individual l’ultima opera del settantottenne filosofo della politica americano. Il libro è stato pubblicato a inizio anno in Inghilterra e uscirà in ottobre negli Stati Uniti. Le quattrocento pagine dell’opera sono una dichiarazione d’amore e, insieme, un grido d’allarme. Nella laicità liberale l’autore celebra un credo ancora vivo, largamente e profondamente radicato; e tuttavia Siedentop esprime la sua inquietudine per un Occidente distratto, inconsapevole, ignorante. Per una laicità liberale svuotata da due «eresie liberali». Da un lato la libera scelta degenera in mercato senza giustizia, in interesse cieco: è l’eresia utilitarista. Dall’altro l’individuo si isola, non va oltre i legami familiari e amicali; evaporano lo spirito civico e l’impegno politico: è l’eresia individualista. 
Le due eresie privilegiano la libertà a scapito dell’eguaglianza, sacrificano la capacità di vedere noi negli altri e gli altri in noi. Sicché il principio s’indebolisce, perde il suo «duraturo valore morale». Se ciò avviene, secondo Siedentop, è perché abbiamo smarrito la genealogia della laicità liberale; soprattutto, perché non ne comprendiamo più il fondamento cristiano. 
Inventing the Individual risponde con una corsa attraverso i millenni, in cerca delle svolte che hanno mutato il modo di credere nella storia, negli eventi, nell’uomo. Tutto comincia con il monoteismo ebraico. Agli dei greco-romani, scrive Siedentop, si sostituisce un Dio che corrisponde «all’esperienza di genti soggiogate da Roma», e cioè «un Dio singolo, remoto e imperscrutabile». La legge cessa di essere logos , ragione. È comando che scende dalla volontà assoluta dell’unico Dio, datore della legge. Al tempo ciclico della religione greco-romana si sostituisce il tempo lineare della storia della salvezza, più appropriato a un popolo nomade nel deserto, «che ha familiarità con l’esperienza del vento che soffiando sulla sabbia trasforma il paesaggio da un giorno all’altro». Anche i re e i potenti devono sottostare alla legge di Dio: «La volontà divina è come il vento che sposta la sabbia del deserto», spiega Siedentop, e «nulla può resisterle». 
Il Dio cristiano rompe ulteriormente con gli schemi dell’antichità. Il Cristo crocifisso e risorto porta Dio dentro ciascuno, elevando così «l’azione morale dell’individuo». Non ci sono più giudei e pagani, schiavi e liberi. L’immortalità è accessibile a chiunque rinasca col battesimo. «L’eguaglianza morale sostituisce la diseguaglianza naturale» dell’antichità greco-romana, scrive Siedentop: «L’identità dell’individuo non si esaurisce più nel suo ruolo sociale». È in questo spazio che si afferma la nuova libertà, la libertà della coscienza, mentre scongiurano il rischio di anarchia gli obblighi morali derivanti dal fatto che tutti gli uomini sono figli di Dio. 
L’autore sottolinea il ruolo di san Paolo, forse «il più grande rivoluzionario della storia». È decisiva la fatica di Paolo con quei cristiani che resistono al mutamento di paradigma. Nella corrispondenza con le chiese che ha fondato, scrive Siedentop, «Paolo combatte contro abiti mentali che dal suo punto di vista ricreano forme di asservimento, che trascurano la carità a vantaggio delle regole, e che attribuiscono a “principati e potestà” competenze improprie». 
I meriti delle Chiese nell’edificare un habitat sociale e istituzionale favorevole alla responsabilità individuale occupano un posto centrale nel volume. Creando un diritto della Chiesa distinto dalla teologia e dal diritto civile, distinguendo la sovranità del Papa da quella dell’imperatore, fondando la soggettività giuridica, i canonisti medievali creano la laicità. 
Al telefono dalla sua Oxford, l’autore ribadisce a «la Lettura» la convinzione che si debba proprio ai canonisti, in particolare all’inizio del secondo millennio, il contributo cruciale. Il loro modo di ragionare per pro e contro, dice Siedentop, è stato «straordinariamente positivo per la mente occidentale». Le comunità cristiane, tuttavia, sono anche incubatrici dei fallimenti e dei conflitti da cui si sprigiona quella che Siedentop chiama la «guerra civile non dichiarata» tra laicità liberale e cristianesimo. 
Di questa guerra civile l’autore racconta lo sviluppo storico. Da un lato, la distorsione di prospettiva in forza della quale l’Umanesimo e l’Illuminismo hanno cercato nel mondo greco-romano quella fondazione della laicità liberale che stava invece nel Medioevo cristiano; dall’altro lato, lo scontro, specialmente in Europa, tra movimenti antireligiosi e Chiese autoritarie, schiave dei propri privilegi. 
Ma all’autore interessa anche il presente della guerra civile. Il filosofo critica i cristiani fondamentalisti, soprattutto americani, e la loro offensiva contro quella libertà di scelta di cui dovrebbero essere orgogliosi; critica persino Benedetto XVI per aver invocato un’alleanza tra religioni contro la laicità. Simmetricamente, Siedentop censura chi in nome della laicità combatte la religione che quella laicità ha prodotto. La dichiarazione d’amore e il grido d’allarme di Larry Siedentop convergono proprio qui: il principio liberale che il cristianesimo ha «inventato» è ormai una fede nell’uomo senza fede in Dio. Sollecitato in proposito da «la Lettura», Siedentop afferma: «Siamo per metà cristiani, che lo si sappia o no». 
Già, ma quanto vale questa metà? Che valore ha l’individuo di Siedentop in una società occidentale in cui si è ridotto lo spazio di Dio? Quanto conta comprendere che i nostri princìpi hanno radici cristiane se poi non abbiamo fede nel Dio cristiano, e tanto meno nelle Chiese? Non dobbiamo sottovalutare il valore del nostro «credo profondo» nell’eguaglianza e nella libertà, replica la voce sottile e tenace del filosofo. Sarebbe tragico ridurre la laicità liberale ad «assenza di credo, indifferenza e materialismo». Indipendentemente dalla nostra fede nel Dio cristiano, suggerisce Siedentop, «dobbiamo essere orgogliosi della cultura nata da quella fede, una cultura in cui i princìpi vengono prima delle regole». 

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