venerdì 31 ottobre 2014

Una controversa guida alla letteratura horror

Guida alla letteratura horror
Gian Filippo Pizzo: Guida alla letteratura horror, Odoya, pp. 478, euro 22

Risvolto
Una guida alla letteratura horror composta di lemmi autoconclusivi, da leggere come racconti a se stanti e capaci di aprire una rete del sapere e dell'immaginario, con un effetto di rimandi che incuriosisce e sorprende. A questa operazione di sintesi si è dedicato un gruppo di critici e studiosi tra i maggiori esperti del settore: Walter Catalano, Roberto Chiavini, Gian Filippo Pizzo e Michele Tetro. Le voci di questa guida sono prevalentemente riservate agli autori, con dati biografici e valutazione complessiva della produzione, ma anche box dedicati alle opere più significative, i film tratti dai loro romanzi o racconti, eventuali riduzioni a fumetti, personaggi principali, approfondimenti e curiosità. La trattazione parte dai precursori del genere, gli autori dei romanzi gotici di fine Settecento (Walpole, Beckford, Radcliffe), per poi proseguire con i classici dell'Ottocento (Poe, Stevenson, M.R. James, Stoker) e del Novecento (Bierce, Lovecraft, Matheson, Bloch) e arrivare ai contemporanei (King, Gaiman, Lansdale, Rice) e agli ultimissimi autori di successo (Meyer, Ligotti, Harris)... 

Così nell'epoca dei Lumi il buio del Gotico restaurò la letteratura
Nel Settecento il razionalismo stava inaridendo il romanzo. Furono paura e mistero a salvarlo


Gli orrori di una guida all’horror scritta con i paraocchi ideologici 
Lovecraft progressista, Cortázar preferito a Borges per motivi politici, il disprezzo per l’America profonda... E poi assurdità, confusioni, contraddizioni e autoelogi 

31 ott 2014  Libero MISKA RUGGERI 
I più importanti scrittori del terrore, ben 107, in ordine alfabetico da Robert Aickman a Chelsea Quinn Yarbro e in ordine cronologico da Horace Walpole (1717-1797) - papà del genere gotico con Il castello di Otranto -a Seth Grahame-Smith (1976), più voci sulle figure tipiche (demoni, fantasmi, vampiri, zombi ecc.), più lemmi sui sottogeneri ( weird western, urban gothic, splatterpunk ecc.), più focus “geografici” (Italia, Francia, Stati Uniti ecc.), con i principali film, le riduzioni a fumetti e i videogame. Finalmente anche da noi arriva un manuale specifico dedicato all’immaginario orrorifico (anche se non va dimenticato il Dizionario dell’orrore curato nel 2004 da Gianni Pilo): Guida alla letteratura horror ( Odoya, pp. 478, euro 22), a cura di Gian Filippo Pizzo, con testi anche di Walter Catalano, Roberto Chiavini e Michele Tetro. 
Un volume riccamente illustrato, con particolare attenzione a quanto è stato tradotto in italiano, che però promette molto più di quanto poi mentenga. Perché non mancano assurdità, errori più o meno veniali, confusioni, contraddizioni, cadute di stile, scelte discutibili... Qualche esempio passim, considerata la natura dell’opera, essenzialmente un testo di consultazione. 
Iniziamo da un autore fondamentale, un cui ritratto non a caso appare in copertina (dove si trova anche il nome di Hannibal Lecter, peraltro mai citato all’interno: né il celebre psichiatra cannibale né il suo creatore Thomas Harris): Howard Phillips Lovecraft. Ebbene, si pretende di smentirne tre aspetti indiscutibili: il conservatorismo (per la sua adesione, «sia pure in una certa sua maniera» - hic Rhodus hic saltus - al New New Deal roosveltiano), il razzismo («si potrebbe al massimo sostenere che fosse xenofobo») e «la falsa leggenda che gli valse appellativi come “solitario” o “recluso”» (peccato però che per tutto il libro sia appunto chiamato «il Solitario di Providence»...). Mentre il Necronom icon, il più famoso degli pseudobiblia, al centro di film, giochi di ruolo, canzoni, riscritture, imitazioni e chi più ne ha più ne metta, è ridotto a mero bric-àbrac esoterico! 
Assurdo poi il trattamento ricevuto da un altro gigante quale Jorge Luis Borges. Per lui, all’interno della voce “America latina”, ci sono meno di venti righe, giusto lo spazio necessario per rimproverargli una poesia dedicata a Francisco Franco, l’essere rimasto a Buenos Aires sotto la dittatura della Junta e l’aver considerato la letteratura un passatempo aristocratico e non un mezzo per cambiare il mondo. Tre pagine invece vanno a Julio Cortázar, esaltato anche per aver composto una poesia (e chi se ne frega? Non stiamo parlando di letteratura horror?) «oltremodo commovente» per la morte di Che Guevara. Insomma, qui i veri orrori sono i danni causati dai paraocchi ideologici... 
Andiamo avanti. Nell’indice salta la distinzione tra Richard Chistian Matheson (unico ad apparire), autore di discreti racconti, e il celebre papà Richard Burton, a cui dobbiamo capolavori quali Io sono leggenda e Io sono Helen Driscoll. Alla voce “bambini dannati” di Chiavini leggiamo che «il simbolo dei “bambini maledetti” del nuovo Millennio è Evi, la piccola vampira protagonista di Lasciami entrare, romanzo rivelazione dello scandinavo John Ajvide Lindqvist»; salvo poi apprendere (s.v. Lindqvist, a doppia firma Catalano-Pizzo) che il libro, esempio di gotico scandinavo ancor più fiacco del già fiacco noir scandinavo, viene trasposto in« un omonimo, altrettanto mediocre, film». Mettersi d’accordo, no? 
Michele Tetro, inoltre, non resiste, trattando di “esorcismi e altri demoni”, a segnalare «la notevole e recente antologia Stirpe infernale », contenente 15 racconti di autori italiani tra cui - guarda un po’- Michele Tetro. Magari era meglio farlo scrivere a un altro... Come la recensione (voto 5/5) che si scrive da solo Pizzo su www.ibs.it.  
L’elenco delle cose negative potrebbe proseguire ancora, per esempio con il successo mondiale di Stephen King spiegato in modo semplicistico (il venir incontro ai gusti dell’America profonda). Comunque non è tutto da buttare. Si salvano, soprattutto per i non addetti ai lavori, le voci di nicchia - per esempio sulle bestie mannare, gli orrori marini o i mondi perduti - e le curiosità sparse qui e lì. Da apprezzare poi lo spazio dato a numerose autrici, magari degne di essere riscoperte come Margaret Oliphant (1828-1897), al polacco antimoderno Stefan Grabinski (1887-1936) e allo scandaloso (in quanto erotomane bisessuale, amico del mago nero Aleister Crowley, spia negli Usa per il Reich guglielmino e iscritto al partito nazionalsocialista) Hanns Heinz Ewers (1871-1943), il cui romanzo Mandragora, versione erotico-stregonesca datata 1911 del mito di Frankenstein, su una sorta di homunculus femminile ottenuto fecondando una prostituta con lo sperma di un criminale morto sulla forca, non viene più stampato in Italia dal 1947.

4 commenti:

Gli autori ha detto...

Una stroncatura con tali argomenti del piffero (chi avrebbe i paraocchi dell'ideologia ? Questi fascistelli sono sempre i soliti !) e su un tale quotidiano da toilet è un onore per noi !

materialismostorico ha detto...

:)

intanto, però, quantomeno ne hanno parlato, mentre la cosa peggiore è quando non se ne parla affatto.

H. P. Lovecraft ha detto...

When, long ago, the gods created Earth
In Jove's fair image Man was shaped at birth.
The beasts for lesser parts were next designed;
Yet were they too remote from humankind.
To fill the gap, and join the rest to Man,
Th'Olympian host conceiv'd a clever plan.
A beast they wrought, in semi-human figure,
Filled it with vice, and called the thing a Nigger.

Gli autori ha detto...

Decisamente HPL non era dotato per la poesia... In ogni caso il wasp americano medio suo contemporaneo la pensava come lui sulla questione razziale.