venerdì 7 novembre 2014

Finestre di scrittori


Matteo Pericoli: Windows of the World, Penguin 

Risvolto

Fifty of the world’s greatest writers share their views in collaboration with the artist Matteo Pericoli, expanding our own views on place, creativity, and the meaning of home.
All of us, at some point in our daily lives, have found ourselves looking out the window. We pause in our work, tune out of a conversation, and turn toward the outside. Our eyes simply gaze, without seeing, at a landscape whose familiarity becomes the customary ground for distraction: the usual rooftops, the familiar trees, a distant crane. The way of life for most of us in the twenty-first century means that we spend most of our time indoors, in an urban environment, and our awareness of the outside world comes via, and thanks to, a framed glass hole in the wall.
In Windows on the World: Fifty Writers, Fifty Views, architect and artist Matteo Pericoli brilliantly explores this concept alongside fifty of our most beloved writers from across the globe. By pairing drawings of window views with texts that reveal—either physically or metaphorically—what the drawings cannot, Windows on the World offers a perceptual journey through the world as seen through the windows of prominent writers: Orhan Pamuk in Istanbul, Daniel Kehlmann in Berlin, Chimamanda Ngozi Adichie in Lagos, John Jeremiah Sullivan in Wilmington, North Carolina, Nadine Gordimer in Johannesburg, Xi Chuan in Beijing. Taken together, the views—geography and perspective, location and voice—resonate with and play off each other.
Working from a series of meticulous photographs and other notes from authors’ homes and offices, Pericoli creates a pen-and-ink illustration of each window and the view it frames. Many readers know Pericoli’s work from his acclaimed series for The New York Times and later for The Paris Review Daily, which have a devoted following. Now, Windows on the World collects from Pericoli’s body of work and features fifteen never-before-seen windows in one gorgeously designed volume, as well as a preface from the Paris Review’s editor Lorin Stein. As we delve into what each writer’s view may or may not share with the others’, as we look at the map and explore unfamiliar views of cities from around the world, a new kind of map begins to take shape.
Windows on the World is a profound and eye-opening look inside the worlds of writers, reminding us that the things we see every day are woven into our selves and our imaginations, making us keener and more inquisitive observers of our own.

Pericoli, una finestra aperta sull’anima dello scrittore 
Raccolti in volume gli scorci che cinquanta autori vedono dal loro studio 
Mario Baudino La Stampa 7 11 2014
Che cosa vediamo dalla nostra finestra? La risposta di Matteo Pericoli è che spesso vediamo noi stessi. La finestra può essere uno specchio, che soltanto in certe occasioni, magari quando stiamo abbandonandola per sempre, rivela tutta la sua meraviglia, che nella quotidianità ci era sfuggita. Non basta guardarla. Bisogna capirla. Magari con un piccolo aiuto esterno. Pericoli ha disegnato inseguendo il filo di questa convinzione molte finestre di scrittori, cominciando per il New York Times e proseguendo con la Paris Review.

Ha disegnato finestre americane e torinesi (per La Stampa), ha alternato il microcosmo del paesaggio psichico al macrocosmo dei suoi sterminati profili di città, rulli panottici che abbracciano ancora una volta New York, Torino, Londra trasformando col suo tratto continuo, preciso e sottile, la quotidianità in eccezionalità, mettendo a fuoco il senso profondo che vi si cela, la meraviglia, la sorpresa, il viaggio. Ora propone, in un libro appena uscito negli Stati Uniti da Penguin che sarà presentato domani a Torino, Windows of the World, 50 finestre di scrittori sparse per l’intero pianeta, da Città del Messico a Sidney, da Nadine Gordimer a Orhan Pamuk, da Etgar Keret a quella romana di Taiye Selasi.

Si aprono su giardini, piazze, fitti agglomerati urbani, tetti o cortili disadorni, mari e foreste; sono accompagnate da una pagina di commento di ciascun autore, e ci raccontano più che un paesaggio un’interazione. E’ stato un lungo lavoro, un giro del mondo, come dice Pericoli, «virtuale». Per farlo, si è affidato esclusivamente allo sguardo degli altri: ha lavorato, soprattutto da Torino, su una gran quantità di fotografie che gli venivano inviate e, spiega, «ho ricostruito le viste come se fossi lì».
La finestra è qualcosa di ineludibile, anche se fra i 50 non tutti ne erano convinti. Qualcuno, come Nadine Gordimer, ha chiesto di partecipare dopo l’inizio della serie sul New York Times. Nel commento alla propria finestra nega il principio che lo scrittore abbia bisogno di una «veduta», perché è immerso nelle storie (e quindi nelle vedute) delle persone e dei personaggi. La sua finestra, su una terrazza popolata di grandi piante in vaso dietro le quali l’orizzonte è chiuso d un basso fabbricato, è una conferma. L’israeliano Keret sembra dello stesso parere, perché quando scrive, dice, vede intorno a sé solo il paesaggio della sua storia. Lo fa dunque nel posto più scomodo del suo appartamento di Tel Aviv, «un posto che risulta sopportabile solo a una persona molto impegnata a scrivere». La finestra guarda su una sorta di veranda, piena di cose anzi di «felice disordine». Proprio come le sue storie, aggiunge. Pamuk invece ha uno strepitoso affaccio sul Bosforo. Lo distrae? Neanche per sogno, anzi una parte di lui «è sempre impegnata con una parte del paesaggio» e con il suo instancabile movimento. Non c’è scrittore senza finestra, sia che l’accetti sia che la rifiuti.

In realtà, questa la convinzione di Matteo Pericoli, non c’è essere umano senza finestra, anche quando non lo sa. Ha ideato così, per stamattina, un laboratorio destinato ai bambini di terza elementare. Farà disegnare le finestre di casa loro, perché, spiega, «sono gli osservatori passivi di paesaggi che non hanno scelto ma in cui si sono trovati: un punto di vista ideale per raccontare la città». Ma il percorso tra mondo e città ha ancora una tappa, per l’anno prossimo, cui Pericoli sta lavorando col Comune di Torino: una mostra con gli oltre 70 metri di «skylines» disegnati fin’ora e centinaia di disegni, finestre torinesi, finestre di tutti i Paesi. Per far rimbalzare «nella città che mi ha accolto», una domanda sempre più urgente: «con quanto poco si può dire il massimo?»

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