Il titolo è un capolavoro di manipolazione: l'interesse di un terzo dell'elettorato infatti coinciderebbe con il 30% che la sinistra ha in questo paese dai tempi di Mazzini e Garibaldi e dunque sarebbe un successo. Tuttavia - a parte la questione dell'insediamento sociale: il Partito del Lavoro non interessa in primo luogo a coloro che lavorano, ai lavoratori dipendenti - l'intento distruttivo di questo articolo è benemerito. Perché un eventuale soggetto politico di questo tipo sarebbe solo occasione di ulteriori equivoci - un "nuovo centrosinistra" - e perché tutti i leader condominiali citati in fondo farebbero rimpiangere persino Nicolazzi [SGA].
Un nuovo partito a sinistra del Pd? Per due italiani su tre sarebbe «inutile»
di Nando Pagnoncelli Corriere 10.11.14
Il percorso del Jobs act, per contenuti e modalità, ha creato frizioni
all’interno del Partito democratico, accentuando le differenze e lo
scontro tra l’area renziana e le minoranze. L’ipotesi di una scissione
in seno al principale partito del Paese, più volte agitata dai media, è
sembrata prendere consistenza. E, per quanto smentita da molti dei
supposti protagonisti, si è ipotizzata la nascita di una forza a
sinistra del Pd, alla cui testa molti pensano potrebbe proficuamente
esserci Maurizio Landini. E lo stesso Matteo Renzi ha in qualche modo
legittimato questa possibilità quando ha dichiarato superato anche uno
dei classici fantasmi del vecchio Pci, «nessun nemico a sinistra».
Sembra quindi non impossibile un percorso del genere, con la
costituzione di una forza composta da fuorusciti del Pd in polemica con
Renzi, Sel e le altre componenti della sinistra radicale, sostenuta
dalla simpatia di parte della Cgil e della Fiom. La polemica sempre più
aspra del presidente del Consiglio (d’altronde ricambiato) con
quest’area potrebbe favorire il consolidarsi di un’area di opinione
benevola verso l’ipotetica nuova forza di sinistra.
Su questi temi abbiamo testato le opinioni degli italiani. La
maggioranza assoluta ritiene che una formazione di questo genere sarebbe
inutile, poiché tenderebbe a riproporre le solite visioni ideologiche,
percepite come oramai superate. Ma più di un quarto (il 27%) pensa
invece che sarebbe utile avere chi rappresenta più validamente il mondo
del lavoro oggi sotto attacco. Non bisogna confondere questa opinione
con un ipotetico orientamento di voto: l’utilità di questa forza è
sottolineata in maggior misura dagli elettori di Forza Italia e del
Nuovo centrodestra che probabilmente non voterebbero mai a sinistra ma
auspicano un Pd lontano dalle radici originarie, in particolare da
quelle rappresentate dal principale dei soci fondatori (Ds-Pds-Pci).
Sul successo elettorale di questa formazione le opinioni si
diversificano: la maggioranza relativa (40%) scommetterebbe su un flop,
in particolare tra gli elettori di Forza Italia, circa un quarto ritiene
che comunque non sfonderebbe, ottenendo grosso modo risultati simili a
quelli recenti della sinistra. Tuttavia un quinto degli elettori
punterebbe invece su una buona riuscita alle elezioni, contando su un
bacino di consenso proveniente da molti elettori stufi delle politiche
del Pd e di Renzi.
La corrente di simpatia intorno a questa forza non sarebbe tutto sommato
indifferente: il 10% la guarderebbe con molta attenzione, il 22% con
qualche simpatia. Un bacino di interesse quindi complessivamente intorno
ad un terzo degli elettori. Anche in questo caso non bisogna confondere
l’interesse e la simpatia con il comportamento di voto: in questo 30%
circa c’è una quota di elettori, centristi o di Forza Italia, elettori
che, come detto, sicuramente non convergerebbero su questa forza. La
simpatia espressa dagli elettori Pd è assolutamente in linea con la
media: 10% molta simpatia, 25% qualche simpatia. Dimensioni d’altronde
che sembrano assomigliare molto ai risultati delle primarie che
incoronarono Renzi, quando i due competitor (Cuperlo e Civati) ottennero
insieme il 32% dei consensi. Non sembra quindi che l’attuale, aspro
dibattito sull’articolo 18 e sul Jobs act abbia modificato
significativamente i rapporti di forza interni. Infine va sottolineato
che il consenso potenziale per quest’area politica verrebbe in misura
maggiore da chi è più direttamente colpito dalla crisi come i
disoccupati, dagli anziani, dove era maggiore il consenso per l’area non
renziana, dalle casalinghe che hanno quotidianamente a che fare con la
difficile quadratura del bilancio familiare. Assolutamente lontani, e da
tempo non è più un paradosso, gli operai, tra cui la simpatia per
questa forza tocca i minimi assoluti.
Difficile individuare un leader forte e indiscusso per questa ipotetica
formazione. Anche Maurizio Landini, di cui si è lungamente parlato come
della possibile guida, ottiene, nell’elenco dei quattro personaggi
sottoposti agli intervistati, un 15% di apprezzamento, vicino a quelli
di Civati e di Vendola. Di nuovo, non stiamo parlando di voto
potenziale, ma semplicemente di percezione del più adatto tra i leader
testati.
In sostanza possiamo dire che emerge un’area di opinione importante, che
potremmo indicare in circa un quinto dei nostri connazionali, che
appare interessata a questa forza. Questo potenziale consenso raggiunge i
livelli massimi tra chi è colpito dalla crisi e tra gli anziani. È un
profilo che si sovrappone sostanzialmente a quell’area che ha ridotto il
proprio consenso per Renzi, e che tende ad esprimere un disagio che
spesso sconfina nella protesta. Scarso invece il consenso potenziale da
parte di operai e in linea quello dei ceti medi. Appare difficile quindi
che su questa base si formi l’embrione di quello che potrebbe essere il
partito del lavoro.
I leader
Tra i nomi citati nel sondaggio Ipsos come possibili leader di una nuova
forza politica a sinistra del Pd, il segretario Fiom Maurizio Landini
(foto) conquista il 15% sul totale del campione e il 17% dal Pd
Pippo Civati, della minoranza dem, ottiene il 12% sul totale del campione e il 21% dal Pd
Il leader di Sel Nichi Vendola registra un gradimento dell’11% dal totale del campione e il 10% dal Pd
Fermo al 6% (totale del campione) e all’8 (tra gli elettori del Pd) l’ex viceministro Stefano Fassina
Per il 36% (totale del campione) nessuno di questi nomi sarebbe adatto
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