lunedì 10 novembre 2014

Hanno già fatto i sondaggi sul Partito del Lavoro


Il titolo è un capolavoro di manipolazione: l'interesse di un terzo dell'elettorato infatti coinciderebbe con il 30% che la sinistra ha in questo paese dai tempi di Mazzini e Garibaldi e dunque sarebbe un successo. Tuttavia - a parte la questione dell'insediamento sociale: il Partito del Lavoro non interessa in primo luogo a coloro che lavorano, ai lavoratori dipendenti - l'intento distruttivo di questo articolo è benemerito. Perché un eventuale soggetto politico di questo tipo sarebbe solo occasione di ulteriori equivoci - un "nuovo centrosinistra" - e perché tutti i leader condominiali citati in fondo farebbero rimpiangere persino Nicolazzi [SGA].


Un nuovo partito a sinistra del Pd? Per due italiani su tre sarebbe «inutile»
di Nando Pagnoncelli Corriere 10.11.14

Il percorso del Jobs act, per contenuti e modalità, ha creato frizioni all’interno del Partito democratico, accentuando le differenze e lo scontro tra l’area renziana e le minoranze. L’ipotesi di una scissione in seno al principale partito del Paese, più volte agitata dai media, è sembrata prendere consistenza. E, per quanto smentita da molti dei supposti protagonisti, si è ipotizzata la nascita di una forza a sinistra del Pd, alla cui testa molti pensano potrebbe proficuamente esserci Maurizio Landini. E lo stesso Matteo Renzi ha in qualche modo legittimato questa possibilità quando ha dichiarato superato anche uno dei classici fantasmi del vecchio Pci, «nessun nemico a sinistra». Sembra quindi non impossibile un percorso del genere, con la costituzione di una forza composta da fuorusciti del Pd in polemica con Renzi, Sel e le altre componenti della sinistra radicale, sostenuta dalla simpatia di parte della Cgil e della Fiom. La polemica sempre più aspra del presidente del Consiglio (d’altronde ricambiato) con quest’area potrebbe favorire il consolidarsi di un’area di opinione benevola verso l’ipotetica nuova forza di sinistra. 
Su questi temi abbiamo testato le opinioni degli italiani. La maggioranza assoluta ritiene che una formazione di questo genere sarebbe inutile, poiché tenderebbe a riproporre le solite visioni ideologiche, percepite come oramai superate. Ma più di un quarto (il 27%) pensa invece che sarebbe utile avere chi rappresenta più validamente il mondo del lavoro oggi sotto attacco. Non bisogna confondere questa opinione con un ipotetico orientamento di voto: l’utilità di questa forza è sottolineata in maggior misura dagli elettori di Forza Italia e del Nuovo centrodestra che probabilmente non voterebbero mai a sinistra ma auspicano un Pd lontano dalle radici originarie, in particolare da quelle rappresentate dal principale dei soci fondatori (Ds-Pds-Pci). 
Sul successo elettorale di questa formazione le opinioni si diversificano: la maggioranza relativa (40%) scommetterebbe su un flop, in particolare tra gli elettori di Forza Italia, circa un quarto ritiene che comunque non sfonderebbe, ottenendo grosso modo risultati simili a quelli recenti della sinistra. Tuttavia un quinto degli elettori punterebbe invece su una buona riuscita alle elezioni, contando su un bacino di consenso proveniente da molti elettori stufi delle politiche del Pd e di Renzi. 
La corrente di simpatia intorno a questa forza non sarebbe tutto sommato indifferente: il 10% la guarderebbe con molta attenzione, il 22% con qualche simpatia. Un bacino di interesse quindi complessivamente intorno ad un terzo degli elettori. Anche in questo caso non bisogna confondere l’interesse e la simpatia con il comportamento di voto: in questo 30% circa c’è una quota di elettori, centristi o di Forza Italia, elettori che, come detto, sicuramente non convergerebbero su questa forza. La simpatia espressa dagli elettori Pd è assolutamente in linea con la media: 10% molta simpatia, 25% qualche simpatia. Dimensioni d’altronde che sembrano assomigliare molto ai risultati delle primarie che incoronarono Renzi, quando i due competitor (Cuperlo e Civati) ottennero insieme il 32% dei consensi. Non sembra quindi che l’attuale, aspro dibattito sull’articolo 18 e sul Jobs act abbia modificato significativamente i rapporti di forza interni. Infine va sottolineato che il consenso potenziale per quest’area politica verrebbe in misura maggiore da chi è più direttamente colpito dalla crisi come i disoccupati, dagli anziani, dove era maggiore il consenso per l’area non renziana, dalle casalinghe che hanno quotidianamente a che fare con la difficile quadratura del bilancio familiare. Assolutamente lontani, e da tempo non è più un paradosso, gli operai, tra cui la simpatia per questa forza tocca i minimi assoluti. 
Difficile individuare un leader forte e indiscusso per questa ipotetica formazione. Anche Maurizio Landini, di cui si è lungamente parlato come della possibile guida, ottiene, nell’elenco dei quattro personaggi sottoposti agli intervistati, un 15% di apprezzamento, vicino a quelli di Civati e di Vendola. Di nuovo, non stiamo parlando di voto potenziale, ma semplicemente di percezione del più adatto tra i leader testati. 
In sostanza possiamo dire che emerge un’area di opinione importante, che potremmo indicare in circa un quinto dei nostri connazionali, che appare interessata a questa forza. Questo potenziale consenso raggiunge i livelli massimi tra chi è colpito dalla crisi e tra gli anziani. È un profilo che si sovrappone sostanzialmente a quell’area che ha ridotto il proprio consenso per Renzi, e che tende ad esprimere un disagio che spesso sconfina nella protesta. Scarso invece il consenso potenziale da parte di operai e in linea quello dei ceti medi. Appare difficile quindi che su questa base si formi l’embrione di quello che potrebbe essere il partito del lavoro. 

I leader
Tra i nomi citati nel sondaggio Ipsos come possibili leader di una nuova forza politica a sinistra del Pd, il segretario Fiom Maurizio Landini (foto) conquista il 15% sul totale del campione e il 17% dal Pd
Pippo Civati, della minoranza dem, ottiene il 12% sul totale del campione e il 21% dal Pd
Il leader di Sel Nichi Vendola registra un gradimento dell’11% dal totale del campione e il 10% dal Pd
Fermo al 6% (totale del campione) e all’8 (tra gli elettori del Pd) l’ex viceministro Stefano Fassina
Per il 36% (totale del campione) nessuno di questi nomi sarebbe adatto

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