domenica 2 novembre 2014

Il mito culturale della Sicilia



La Sicilia riscoperta grazie alla letteratura 

Per concessione dell’editore pubblichiamo il pezzo «La Sicilia ritrovata» nel numero di «Monsieur» in edicola
5 nov 2014  Libero ALBERTO ALFREDO TRISTANO 
Capitare a Racalmuto un 8 di maggio e imbattersi in una di quelle identità multiple pirandelliane che non appartengono evidentemente solo alle persone ma anche ai paesi: perché a Racalmuto, il paese di Leonardo Sciascia, l’8 maggio è la festa patronale, si omaggia Maria Santissima del Monte, ma non si festeggia quel giorno, bensì la seconda settimana di luglio. 
Il motivo non risiede in un gusto metafisico del doppio, ma in concrete questioni di popolo: a maggio son più i paesani all’estero che quelli a casa, dispersi per il mondo a lavorare, mentre in piena estate hanno finalmente recuperato la residenza d’origine, sicché la festa è davvero di tutti. Dalle colline di Racalmuto, pettinate da miniere di sale e miniere ormai chiuse di zolfo, tra i campi gialli del grano, comincia un’avventura, breve per distanza, lunga per densità, che taglia la provincia di Agrigento e ci accompagna sulle tracce dell’ispirazione di tre grandi personalità della nostra letteratura: Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Andrea Camilleri. Il primo, drammaturgo vincitore del Nobel esattamente 80 anni fa; il secondo, tra i massimi intellettuali italiani del dopoguerra; l’ultimo, il campione di vendite per eccellenza, grazie soprattutto all’invenzione di Montalbano, fruttata 20 milioni di copie in Italia, più altri dieci all’estero. Occorre scendere in questo lembo di Sicilia per fare i conti con un carattere letterario così influente e insieme discreto, legato da misteriosi fili, come se una strada tenesse assieme per filamenti queste diverse esperienze, pur con le rispettive declinazioni. E infatti è proprio a una strada, la statale 640, che è legato un progetto culturale che unisce rilancio dei luoghi e omaggio a questi tre personaggi. È la Strada degli scrittori, itinerario che comincia dall’interno della Sicilia e giunge fino al mare, dalla Racalmuto di Sciascia, attraverso l’Agrigento di Pirandello, per finire sul mare della Porto Empedocle di Camilleri. 
La proposta nasce da un’idea di Felice Cavallaro, racalmutese come Sciascia, corrispondente dalla Sicilia per il Corriere della Sera. Tutto parte dalla «constatazione», spiega il giornalista, «della disperazione dei paesi siciliani dove i ragazzi aspettano che un posto di lavoro, magari precario, cada dal cielo. Invece vorrei dire loro di guardare intorno a sé, perché hanno la fortuna di vivere in una terra piena di risorse. Per rimanere a Racalmuto, o Regalpetra come la ribattezzò Sciascia, c’è la memoria anche fisica di questo grande scrittore e poco fuori ci sono le miniere del sale, che lavorano a pieno ritmo ed esportano l’oro bianco in tutto il mondo, con le loro gallerie lunghe 60 chilometri e le piazze, quasi a formare una città sotterranea: pensi che potenzialità anche turistiche... Ma potrei citare, oltre al mio paese, quello di Favara, dove il notaio Andrea Bartoli come un vero mecenate ha trasformato la kasbah in un quartiere d’arte contemporanea, e poi c’è la Canicattì di Simonetta Agnello Hornby. Insomma, nella cultura c’è una forma di riscatto possibile di questa Sicilia». 
Intanto però ci sono le difficoltà croniche con cui fare i conti. La Fondazione Sciascia, per esempio. Un gioiello. Contiene 2mila volumi donati dallo scrittore, oltre a tutti i suoi ritratti e piccole opere, e basta dire solo Chagall e Guttuso per dare un’idea del patrimonio. Ricavata nella vecchia centrale elettrica a gasolio, è rimasta chiusa per lunghi mesi, dopo aver subito uno strozzamento delle attività. Mancanza di fondi. E certo non ha aiutato il commissariamento per mafia del Comune. Da maggio c’è un nuovo sindaco, finalmente. E i lavori possono riprendere. Direttore letterario dell’istituzione è Antonio Di Grado, italianista dell’università di Catania, che allo scrittore ha dedicato importanti studi. Di Grado rileva l’eredità più preziosa di Sciascia nella sua lezione di «scrittore contro, di demistificatore», dice, e per questo è importante farlo scoprire ai giovani: «Con la fondazione da sempre abbiamo rapporti con i ragazzi delle scuole. Nel corso dell’anno studiano un romanzo di Sciascia e poi su quel libro si fanno degli incontri con uno studioso. Ora spero ripartano anche i convegni, abbiamo molto tempo da recuperare». 
E tra i progetti futuri c’è il ripristino della linea ferroviaria storica Racalmuto-Porto Empedocle, con le carrozze di allora, per l’immediato confidiamo che questo sogno di asfalto legato alle tre glorie letterarie di Agrigento si sostanzi. Intanto è un cantiere aperto. 
(...)Procede la 640, e dall’asciutta e secca Racalmuto di Sciascia diventa marina, dopo che supera Agrigento acquartierata sulle alture in un saettare di viadotti sospesi sul vuoto e altissimi palazzoni del boom, messi in fila in una non memorabile muraglia vista mare. Forse per sciaguratamente rivaleggiare, in una monumentalità di orrenda edilizia, con la autentica monumentalità dei templi greci in valle, disseminati sulle dolci colline dove Agrigento pian piano scende verso il mare. Una delle meraviglie del mondo. Nella località di Kaos c’è la bianca casa dei Pirandello, dove Luigi nacque. Un terreno vago, che per i rovesci delle amministrazioni si contendono storicamente i comuni di Agrigento e Porto Empedocle: e in effetti è esattamente a metà via. La casa museo di Pirandello ha intorno un vasto spiazzo di silenzio, e il pino cui lo scrittore fu sempre legato e la vista che si perde dentro quel "mare africano" che con la brezza lo battezzò alla nascita. Pirandello, stella del ’900, una delle personalità più influenti del teatro contemporaneo, questo scienziato sentimentale delle identità capace, nei romanzi, di intrecci complessi e affreschi di racconto sociale, e nei testi per la scena di feroci analisi della borghesia e di disvelamenti della nostra anima deragliata. E, anche, eccezionale titolista, forse tra i più grandi del suo secolo: con quei personaggi in cerca d’autore, uno nessuno centomila, perché così è se vi pare, con il Mattia Pascal che fu, l’uomo la bestia e la virtù... Campione tuttora di tutte le stagioni teatrali, è l’ultimo grande classico della nostra letteratura, baciato dalla gloria e dal successo.  
È curioso constatare che a pochissimi chilometri da questa casa sia nato e fino ai 20 anni vissuto un altro uomo di teatro che in tarda età con i suoi gialli centrati su un bonario commissario di nome Montalbano è diventato un vero big della nostra letteratura, certamente sotto il profilo editoriale: Andrea Camilleri, il più venduto scrittore italiano. Uomo coltissimo, lungamente impegnato tra la scena e la Rai, Camilleri ha trasfigurato questa sua Porto Empedocle nella immaginaria Vigàta dei romanzi. È una Sicilia certo pacificata, senza le voragini del pensiero di Pirandello e i rebus della coscienza di Sciascia. Ma è una Sicilia che è entrata prepotentemente nell’immaginario collettivo italiano odierno, in questo facilitata dal successo televisivo (mondiale) dei Montalbano che han mostrato come ambientazioni luoghi dell’isola di un incanto mozzafiato. (...) E lui, il personaggio con la calvizie rassicurante del bravo Zingaretti, presto avrà una statua sul corso, contendendo gli sguardi in alto dei paesani a un altro laico protettore in bronzo, già presente. Indovinate chi? Pirandello, naturalmente, nume delle lettere girgentine, sotto la cui maestà va prendendo forma questa Strada degli scrittori, che fa su e giù, da mari a monti, tra le acque salate della mitologia e il cuore del cuore della Sicilia interiore.

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