L’ambientalista collettivo è «una miscela indistinta di qualche buona idea e paure senza senso, dati scientifici usati come gadget, informazione sensazionalista, magistrati alla ricerca di nuovi potenziali criminali, leggende metropolitane, sensi di colpa da espiare, mode e marketing». L’ambientalista collettivo, smarrito Dio e il principio unico e totalizzante dell’esperienza umana, ha adottato una nuova religione – come ha scritto 
Michael Crichton – «secondo la quale c’era un Eden iniziale, un paradiso, uno stato di grazia e unità con la natura». E con sbuffo altero dimentica che l’avventura dell’uomo è stata una lunga, faticosa e luttuosa guerra alla natura – con drammatiche perdite –, al gelo e al caldo, alla penuria di cibo, all’insidia cruenta delle bestie selvatiche, alle acque infette, alle malattie letali ed epidemiche che oggi neutralizziamo con pasticche da pochi euro. Ora ci sembra tutto scontato: giusta e santa, nemmeno da rifletterci sopra, quell’ostinata e millenaria partita per rendere il pianeta più ospitale, sorridiamo da cittadini moderni ai bronci preistorici di Zio Vania, che nel Più grande uomo scimmia del Pleistocene, divertentissimo romanzo di Roy Lewis, preannunciava sciagure al fratello che s’era messo in testa di domare il fuoco, perché se Dio avesse voluto dotarcene non lo avrebbe affidato al fulmine.
Ci sembra – e sembra soprattutto all’ambientalista collettivo – che adesso è tutto un altro paio di maniche. Adesso siamo diventati sovvertitori dell’ordine costituito, provocatori consapevoli di global warming, alluvioni, scioglimenti irreparabili di ghiacciai che sommergeranno di acque Venezia e Miami, dimentichi di un equilibrio perfetto (l’equilibrio per cui si dissodavano i terreni con l’aratro e il bue, spezzandosi la schiena e morendo di stenti o streptococco a quarant’anni…), nella cui armonia l’uomo tornerebbe alla sua essenza ideale.
In Contro (la) natura Chicco Testa (già parlamentare del Pci, segretario di Legambiente, presidente dell’Enel) diventa folgorante avversario del nuovo luogo comune, cui la stampa partecipa con allegra e annoiata noncuranza, per cui, per esempio, le organizzazioni verdi come Greenpeace si oppongono alla coltivazione di riso arricchito con vitamina A – gli Ogm sono il demonio della nuova confessione –, quando ogni anno un paio di milioni di persone delle zone sottosviluppate decedono per carenza della vitamina medesima. Si ubbidisce a un principio assolutistico di precauzione con il quale, forse, oggi non avremmo l’automobile.
L’Italia vuole essere à la page e stanzia sette miliardi di euro per lo sviluppo dell’energia solare e, con tutti quei quattrini, segnala Testa, si sarebbero potute costruire metropolitane, treni veloci, si sarebbero potute bonificare aree contaminate e razionalizzare il sistema delle discariche, con effetti sull’ambiente già più concreti. Perché la cultura dell’ambientalismo è sacrosanta e ha vinto, è nei programmi di ogni governo occidentale, ma non può farci dimenticare che non si muore più di tifo: grazie al cloro nell’acqua.


La natura è di sinistra o di destra? È questione di cariossidi
Un libro di Chicco Testa con Patrizia Feletig sul rapporto tra Ogm, evoluzione del pianeta e dinamiche sociali Sabato 6 Dicembre, 2014 CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA
I mmaginate una spiga di grano simbolica: bella e con dieci cariossidi. Davanti a questa visione ringraziamo madre natura per averci regalato quei dieci semi. Tuttavia, se proviamo a far partire il film dall’inizio, vedremo una spiga diversa, con solo due cariossidi: quella è la spiga che madre natura ci ha regalato. Chi ha aggiunto le altre otto cariossidi?
Il fatto è che per quasi 2.000 anni la spiga è rimasta quasi al naturale, con due cariossidi. Solo negli ultimi cent’anni siamo riusciti ad aggiungere le otto cariossidi: grazie al miglioramento genetico, ai concimi di sintesi, poi ai diserbanti e agli agrofarmaci. Dunque, quelle otto cariossidi in più, nel bene (mangiamo tutti e meglio) e nel male (ci sono stati dei costi che tocca ora riparare) sono un prodotto dell’ingegno umano.
Sintetizzo questo esempio dal libro di Chicco Testa (scritto con Patrizia Feletig) Contro(la)natura. Perché la natura non è buona né giusta né bella (Marsilio, pp. 127, e 10), dove si ragiona sull’annosa questione: cos’è davvero la natura? È un’entità immutabile, un’essenza spirituale? Il fatto è che il concetto di natura è ambiguo, spesso è il risultato di una fallacia logica, a volte comica, a volte pericolosa.
Per affrontare la tesi gli autori costruiscono un saggio veloce (127 pagine) e documentato nel quale riassumono i crismi dell’annosa questione. È strano — sottolinea Testa, ricordando una definizione di destra e sinistra di Laura Conti — una volta il concetto di natura era di destra: la natura come contenitore di valori immutabili, in accordo con il volere di Dio. La sinistra, invece «fonda il diritto, le leggi umane, in maniera autonoma e talvolta contrapposta alle leggi naturali». Tuttavia, siccome anche la sinistra sta usando a man bassa il concetto di «natura», qualcuno giustamente ha cominciato a chiedersi: ma allora la sinistra è diventata reazionaria? Cioè, non ama la modernità, è pessimista e pensa che l’uomo sia cattivo (rovina la natura) quindi più lo si imbriglia meglio è? Temi che, un tempo erano di destra, vedi De Maistre. Oppure, vuole essere ancora progressista e dunque studia e cerca di capire, caso per caso, quali strumenti culturali è necessario usare per risolvere i problemi e gestire i costi che ci sono?
Si fatica a rispondere a questa domanda perché abbiamo una visione idealizzata e molto comoda (per noi benestanti) della natura. Soprattutto per questo, la parte finale del libro è più politica e combattiva: gli autori ci tengono a farci capire con buoni esempi quali sono le ricadute sociali di una emotiva ma illogica idea di natura. Se passiamo in rassegna ambiti come società, economia, ambiente, energia, li troviamo tutti contaminati dalla fallacia della «natura».
Dunque è facile notare come queste ricadute in Italia siano pericolose: scoraggiano, sottraggono fiducia negli strumenti e ci immobilizzano, in un limbo, questo sì innaturale.