Risvolto
Il silenzio sta fuori del tempo, fuori dal suo
gioco, lo prende in controtempo presentandosi in ogni momento del
giorno, nascosto tra i rumori della nostra quotidianità. Oggi appare
come dimensione sconosciuta, in ombra, ma forse sempre intimamente
ricercata. Mario Brunello suona nei teatri e nei monasteri, sulle cime
dolomitiche o nel deserto: tutti luoghi in cui il silenzio è il
denominatore comune. In questo libro, suddiviso come una Sonata in
quattro movimenti, l'autore si prende cura del silenzio: lo cerca, lo
accoglie e lo abita, accompagnando il lettore a scoprirlo in un
intreccio fra l'arte e il nostro vivere.
Ciò che sta prima del suono
di Arnaldo Benini Il Sole Domenica 9.11.14
Il
silenzio si sente. Mentre tutti gli altri organi di senso trasmettono
alla coscienza la presenza di un evento fisico (un odore, la
temperatura, un sapore, un colore, ecc.) l'udito trasmette non solo i
suoni, cioè le vibrazioni dell'aria, ma anche la loro assenza. Il
silenzio non è un'assenza, come l'inattesa mancanza di profumo di un
fiore, ma una presenza carica spesso di significati e di emozioni.
Presenza di che cosa, se nulla stimola il complesso e sensibilissimo
meccanismo uditivo? Già diversi anni fa si è visto che l'attività
elettrica della corteccia cerebrale uditiva dei lobi temporali cambia,
ma non cessa, se la stimolazione proveniente dalle orecchie
s'interrompe. Il silenzio è sentito, e non visto, annusato o toccato,
perché esso è dovuto a un campo elettrico delle aree della sensibilità
acustica, stimolate, sembra, dagli strati superficiali della corteccia
della parte dorsale della fessura di Silvio, dalla corteccia parietale e
di quella temporale. La stimolazione è costante, per cui, non avendo né
timbro né voce, il silenzio, a differenza del suono, non cambia mai.
Ancora non chiaro è il movente della stimolazione. La corteccia
cerebrale dei lobi parietali e temporali è collegata ampiamente ai
centri della memoria e dell'affettività, e quindi della paura, della
gioia, della dolcezza, della tranquillità, del desiderio, della
speranza, dello sconforto, del rimorso, della rassegnazione, della
malinconia, dell'impazienza, degli stati d'animo, cioè, che possono
emergere nel silenzio. Il silenzio, diceva Leopardi, «è il linguaggio di
tutte le forti passioni, dell'amore, dell'ira, della maraviglia, del
timore» e Robert Musil trovava che nel silenzio «del mare d'estate e
dell'alta montagna in autunno v'è una musica più alta d'ogni altra
musica terrena». Il silenzio si tinge degli stati d'animo e delle
sfumature della vita. La fenomenologia del silenzio è parte stabile e
strutturata dei meccanismi della conoscenza, cioè del rapporto col mondo
e con la nostra interiorità. Di molti aspetti della percezione del
silenzio, e non solo del suo ruolo fondamentale nella musica («il
silenzio in musica è stato un mistero che mi ha sempre attratto»), il
violoncellista di statura internazionale Mario Brunello fa una
descrizione di grande acutezza e sensibilità. «La sensazione provata
alla fine di ogni esecuzione» scrive «è non rimane altro che il
silenzio». In alcuni eventi musicali ciò determina l'emozione della
musica in una misura e con una qualità altrimenti inimmaginabili. Nel
libro ci sono osservazioni acute, sorprendenti e vere. Ad esempio, che
in alta montagna il silenzio è verticale, mentre nel deserto è
orizzontale. Ciò richiama la differenza fra la profonda e serena
percezione del silenzio in chiese paleocristiane, romaniche e gotiche da
quella in cattedrali barocche, dove, a volte, il silenzio non si riesce
a sentire. Non è sempre facile seguire la guida di Brunello nelle sue
esperienze del silenzio, perché la trafila delle emozioni è diversa da
persona a persona. La sua elaborata analisi delle emozioni del silenzio è
una conferma dei meccanismi cerebrali che l'evoluzione ha selezionato
per la loro capacità di contribuire alla coscienza del senso della vita.
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