Izquierda Unida, Synaspismos, Syriza, Linke, Front de Gauche... il desiderio impotente che qualcuno arrivi a salvarci o a offrirci una formula magica è irresistibile, nella sinistra italiana [SGA].
Se in Grecia vincerà Tsipras, possiamo iniziare a costruire un’alleanza del Meridione per fermare l’austerity
Il leader di Podemos “Piegheremo la Bce e usciremo dalla Nato”
Pablo Iglesias: “Così diventeremo il primo partito in Spagna Diversi dai 5Stelle, ma oggi la parola sinistra è inadeguata”
intervista di Matteo Pucciarelli Repubblica 20.11.14
FIRENZE
Un anno fa era un noto opinionista televisivo, giovane professore
universitario alla “Complutense” di Madrid soprannominato el coleta, per
via del codino. Oggi Pablo Iglesias, 36 anni, è il segretario generale,
appena eletto, di quello che secondo i sondaggi è il primo partito
spagnolo: Podemos, cioè “possiamo”. Un movimento che alle europee di
maggio ha eletto cinque deputati presentandosi con un programma di
sinistra radicale, ma allo stesso tempo rifiutando l’etichetta e
sovvertendo gli schemi classici, «perché la parola “sinistra” è una
metafora inadeguata ai tempi».
Podemos è nata solo dieci mesi fa, ora popolari e socialisti vi rincorrono. Com’è stato possibile?
«In
Spagna viviamo una situazione eccezionale, con la crisi economica che è
diventata crisi politica e di sistema. Noi in qualche modo
rappresentiamo una soluzione al problema. Il movimento degli indignados
ha dimostrato che esisteva un consenso sociale: il rifiuto verso la
casta e la rabbia per la corruzione erano forti ma non si erano ancora
tradotti in una risposta elettorale. Infatti i grandi partiti prendevano
in giro il movimento: “Siete indignati? E allora presentatevi alle
elezioni”. Ora non scherzano più».
Siete contrari a priori ad una eventuale collaborazione di governo con le altre forze politiche tradizionali?
«Intanto
siamo un movimento aperto, dove tutti possono candidarsi, anche se di
altri partiti. Non sono d’accordo con la costituzione di un fronte della
sinistra, sarebbe un errore. Noi puntiamo ad una unità popolare che
vada oltre alle identità. Conterà il programma: i socialisti sono
disposti a cambiare se stessi, non piegando la testa di fronte ai diktat
della Germania? E alla ristrutturazione del debito pubblico, ad
esempio? Dipende da quello, non siamo settari».
E dell’indipendenza richiesta dai paesi baschi e dalla Catalogna cosa pensa?
«Siamo
per il principio di autodeterminazione, ogni cittadino deve poter
decidere su ogni questione della propria vita. Detto questo, in Spagna
occorre un nuovo processo costituente dove si affronti il tema della
sovranità e dei diritti. Personalmente, sono per un Paese
plurinazionale, non vorrei una Catalogna fuori dalla Spagna. Ma chi sono
io per decidere al loro posto?».
Se vincerete alle elezioni, la Spagna uscirà dalla Nato?
«Assolutamente
sì, non è un passo facile, ma se vogliamo recuperare la sovranità,
compresa quella militare, tocca dire no ai soldati stranieri sul nostro
suolo».
E l’euro invece? Siete per uscire?
«Non è possibile uscire
dell’euro adesso. Per cambiare la situazione attuale serve ripartire da
Maastricht; allora si fecero numerosi errori che hanno portato a questa
Europa delle disuguaglianze, dove ci ritroviamo coloni di Berlino senza
diritti sociali. Ma con un governo popolare in Gre- strategia è
continentale».
Né destra né sinistra, lotta alla Casta e ai suoi privilegi, uso massiccio delle rete. Siete i grillini spagnoli?
«Io
sono un uomo di sinistra. Però già Bobbio rifletteva sulla difficoltà
dell’utilizzo di queste parole. Noi proponiamo un governo di emergenza
che ridia centralità a questioni molto semplici: la scuola, la salute,
la casa per tutti. Con i 5Stelle abbiamo delle affinità, a Bruxelles
facciamo delle cose assieme, ma no, non siamo il M5S iberico».
Matteo Renzi le piace?
«È
un grande comunicatore, ma all’atto pratico fa la stessa politica dei
suoi predecessori. Non mette davvero in discussione l’austerità e i
paradisi fiscali. È un esponente del partito di Wall Street e fa le
riforme con Berlusconi. Che infatti è il più felice di tutti».
Sarà lei il candidato premier a novembre 2015?
«Faremo
delle primarie online, come sempre. Sono disponibile, ma come dice el
Cholo Diego Simeone dell’Atletico Madrid, si vedrà partita dopo
partita».
Un’ultima domanda: quali sono i suoi punti di riferimento culturali?
«Sicuramente
Gramsci e Marx. Dopo la morte di Eric Hobsbawm invece mi sto
appassionando a Perry Anderson, l’ex direttore della rivista New Left
Review ».
“Podemos”: è in Spagna il modello degli orfani della nostra sinistra
Un po’ Tsipras, un po’ Grillo, il movimento nato dagli Indignados è primo nei sondaggi Un “partito” che aiuta i cittadini e combatte “la casta”: può funzionare in Italia?di Francesco Olivo La Stampa 25.11.14
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