Heidegger rimane iscritto alla Nsdap sino al 1945. Il legame tra la sua filosofia e le sue scelte politiche è essenziale e poco c'entra la questione razziale. Ceronetti non sa visibilmente nulla di Heidegger - come, va detto, gran parte dei suoi devoti ripetitori - e questo testo è abbastanza imbarazzante. Ma non migliore è il servizio reso al Maestro dai suoi innumerevoli ripetitori devoti - quasi tutti di sinistra -, i quali immaginano che si possa scindere uno Heidegger 1, filosofo profondissimo, e uno Heidegger 2, ingenuo e sempliciotto oppure feroce antisemita [SGA].
Heidegger antisemita: cancella Spinoza
La discussione sui “Quaderni neri” del pensatore tedesco pubblicati in Germania L’adesione
di Heidegger al nazismo è da tempo materia di un animato dibattito, su
cui ora gettano nuova luce i suoi Quaderni neri, taccuini filosofici di
cui in Germania sono usciti finora tre volumi, che saranno tradotti in
Italia da Bompiani Il contenuto dei Quaderni neri è stato analizzato
il 2 novembre sulla «Lettura» del «Corriere» da Donatella Di Cesare,
autrice del saggio Heidegger e gli ebrei (Bollati Boringhieri, pp.
352,e17)
di Guido Ceronetti Corriere 8.12.14
Trattandosi di un personaggio
centrale del XX secolo, come Martin Heidegger, lo scabroso argomento del
suo antisemitismo dà sofferenza e nausea; e tuttavia scrutiamolo,
invitati dal prologo giovanneo: «La Luce brilla nella Tenebra, ma la
Tenebra non può toccarla». Nella «Lettura» di domenica 2 novembre
(supplemento culturale del «Corriere») una pagina era dedicata — a firma
Donatella Di Cesare — ai Quaderni neri , inediti heideggeriani di
prossima pubblicazione anche in Italia, che ne anticipava qualcosa. Sono
taccuini dei primi anni di guerra, non destinati alla pubblicazione e
probabilmente (il professore era da tempo uscito dal partito) nascosti
per scagionarlo in caso di visite della Gestapo.
Una scempiaggine di
notevoli proporzioni accuserebbe «l’ebraismo mondiale» di allontanare, o
di avere per fine, l’uomo dall’Essere, cosa certamente non facile e
alquanto impregnata di dottrina divulgata dal falso zarista dei
Protocolli di Sion (la parola mondiale è di pura risonanza
nazionalsocialista). Cloache del pensiero, e non Denken ! Ma una prova
ben più importante e decisiva dell’antisemitismo filosofico di Heidegger
è nella sua totale cancellazione della presenza di un pensatore come
Benedetto Spinoza dalla storia della metafisica, che per H. è la
filosofia tout court .
Leggo e mi sforzo di capirlo, Heidegger, da
circa quarant’anni, riempio di note ogni volume: il suo silenzio su
Spinoza, l’ebreo portoghese cacciato e maledetto dalla sinagoga di
Amsterdam, il pensatore che ha visto Dio più da vicino, intossicato,
drogato, malato dell’Essere anche più, forse, dello stesso Heidegger,
sarebbe stato un vitando, un reietto, uno di cui è decenza tacere, per
il cattedratico di Friburgo.
Heidegger approda alla sua idea
dell’Essere attraverso innumerevoli ruminazioni; Spinoza l’aveva
assorbita dalla Scrittura biblica, dove il verbo essere ( haiah ) è la
matrice del nome impronunciabile di Dio, il tetragramma reso corrente
nella versione Adonai , Signore. Le quattro lettere esprimono,
significano, designano l’Essere nella sua infinità
immanente-trascendente che non può essere detta che spinoziana. Troppo
grande è il nostro debito con quel «povero ebreo» solitario dell’Aia per
non rinnegarlo con qualche imbecillità ideologica antisemita.
Attribuire
l’oblio dell’essere (della metafisica che lo pensa) a un ente
d’immaginazione come «l’ebraismo mondiale» (il concentrato rituale e
tradizionale superstite di un popolo disperso ma non spento) è un
delitto grave di questa modalità di anti-denken antisemita, perché è
incontestabile per chiunque sia avvezzo a pensare che se mai ci fu e ci
sarà un «popolo dell’essere» quello è l’ebraico, che ha l’Essere e
l’assolutezza dell’essere iscritti in quattro lettere che si ha paura di
pronunciare. Negare all’ebreo di essere proprietà dell’essere e
depositario del Nome che lo nomina, è negargli, in lingua heideggeriana,
l’esserci , il dasein , dunque equivale a escluderlo, a sterminarlo. È
la mano genocida in guanti di gomma. Per questo si può parlare di un
antisemitismo tragico, quando ne spunta un orecchio di porco nel
tentativo di cancellare Spinoza dalle tavole del pensiero.
Come
alternativo al Nome non dicibile la Kabbalàh medievale ha creato En-Sof :
il Non-c’è-fine , l’Infinito, l’Essere in cui non può darsi l’oblio, se
non come motivo di reiterazione filosofica, perché all’incessante
generarsi di quel che è causa sui appartiene il recupero illimitato di
ogni oblio possibile ( oblivia rerum ), i nostri insignificanti nomi
compresi. (Senso delle antiche tombe ebraiche in voluto abbandono, da
veri figli del deserto in esilio, in quanto il Signore è la Mano e il
Nome di quei dimenticati).
Un supposto antisemitismo tragico
(intellettuale, non criminale) sfinito dal suo inseguimento dell’Essere
che non cesserà di avere per approdo il Nulla (il drammatico «Che cos’è
Metafisica?» in quel limite cozza) può essere tentato di vendicarsi
escludendo dal pensiero e dallo stesso Esserci l’unico «popolo
dell’Essere» di questo mondo: l’ebreo biblico — portatore e gelosa
vittima sacrificale del Dio en-sof — a costo di tradire (di velare ) la
Verità come «svelatezza».
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