Se c'è qualcosa di estrema destra, se c'è qualcosa di lontanamente paragonabile al progetto nazista, è oggi la politica di guerra e devastazione dell'imperialismo statunitense. Ne consegue che i cantori dell'Impero sono senz'altro dei bruni-bruni. E che i veri rosso-bruni sono le sinistre di governo che, ad esempio, hanno bombardato la Libia e quant'altro. A tutto ciò Battista aggiunge il suo essere Battista, che è il nome con cui solitamente vengono chiamati i maggiordomi [SGA].
I fasciocomunisti sono tornati tra noi
di Pierluigi Battista Corriere 1.12.14
E così, il (quasi) comunista Vladimir Putin piace tantissimo ai (quasi)
fascisti dell’area antieuro (ma non antirublo), tanto quanto i (quasi)
fascisti fanno impazzire il (quasi) comunista Putin. Che ne è così
infatuato, da riempirli di rubli e non di euro, come ha fatto con il
Front National di Marine Le Pen, peraltro accendendo di invidia il
putinista Matteo Salvini, ancora incerto tra CasaPound (fascista senza
il quasi) e l’ultimo Gulag (comunista senza il quasi) della Corea del
Nord. Antonio Pennacchi potrebbe proporre un sequel del suo profetico Il
fasciocomunista , raffigurando i nostri Limonov da pianerottolo che
combinano il saluto romano con l’ammirazione per un leader che si è
formato nel Kgb e che oggi a Mosca impone ai manuali scolastici la piena
e obbligatoria riabilitazione di Stalin.
Questo vigoroso fascio-comunismo, peraltro non inedito (ricordate
l’aggressività rosso-bruna del nazional-comunista Milosevic?) si fonda
su una comune piattaforma di odio. L’ideologia è confusa e nebbiosa, e
del resto anche «fasciocomunismo» è definizione necessariamente
imprecisa, non meno di «populismo» distribuito indiscriminatamente però.
Non è confuso l’odio. L’avversione istintiva per la democrazia
parlamentare e la fascinazione ipnotica per il leader autoritario dai
modi spicci e sbrigativi. L’odio per il liberalismo, con tutte le sue
fisime formaliste, incomprensibili per i «popoli». La pulsione ostile
per il libero mercato, la mentalità capitalistica, la finanza, l’anomia
delle grandi città. L’avversione per i ludi cartacei, per l’arte
moderna, per lo Stato di diritto, per le libertà individuali, per le
pretese della cultura gay, per il disordine delle famiglie, per la
mescolanza culturale, per le élite urbane, per l’America, per tutto ciò
che è lib-lib-lib, liberale, libertario, liberista. La tentazione
fasciocomunista è ribelle quando non è al potere, è invece autoritaria,
imperiale, intollerante, militarista quando è al potere come il nuovo
zar Putin. Perciò si annusano e sentono un’atmosfera comune, anche se i
custodi delle rispettive purezze ideologiche vivono come un affronto
questa contaminazione. La fine della Guerra fredda ha spezzato le
rigidità di un tempo e ha dato al fasciocomunismo, alimentato dal
fallimento di un’Europa senz’anima, una linfa insperata. Si diffonde
anche una vaga nostalgia per il muro di Berlino: purché sotto il tiro
della Stasi ci siano sempre gli altri.
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