martedì 2 dicembre 2014

Un punto di vista trotzkista sull'Euro


Marco Bertorello: Non c'è euro che tenga, edizioni Alegre

Risvolto
L’ipotesi di uscire dall’euro è presente nei programmi di molti partiti europei, di destra e di sinistra. L’adesione trasversale a questa prospettiva è la misura del discredito raggiunto dalle politiche dominanti. Eppure, la tesi dell’autore di questo libro, profondamente critico sui motivi sistemici che hanno portato alla moneta unica, è che l’uscita dall’euro, come prerequisito per risolvere la crisi, sia un’illusione.
L’autore indaga il ruolo della moneta nelle moderne politiche economiche, svelandone un'altra natura, ben diversa dal semplice mezzo per far circolare le merci. Analizza le ragioni dei no-euro e smaschera la "narrazione tossica" di chi dipinge la moneta unica come l’unica soluzione oggi praticabile. Tuttavia la crisi non è stata creata dall’euro, ma è frutto di contraddizioni più profonde, tanto che nessuna banca centrale al mondo è finora riuscita a invertire la mancata crescita capitalista. Non si salva la finanza per mezzo della finanza mantenendo inalterati i problemi sistemici e sottovalutando i fattori strutturali della crisi.
Non c’è euro che tenga, la crisi non è di una sola moneta mentre l'unica svalutazione in corso, da molti decenni, è quella di redditi, diritti e salute. Il problema centrale quindi non è uscire o meno dall’euro ma superare il sistema iper-competitivo esistente, basato sulla centralità dell’economia a debito e sulla riduzione dei costi del lavoro. Una lettura originale che prova a rompere la polarizzazione, irrrisolta, tra i fanatici dell'euro e i sostenitori del ritorno alla moneta nazionale.

“Si può sempre sostenere che intanto rompere la moneta europea vuol dire sottrarsi alle dinamiche negative che certamente l’euro comporta e allo stesso tempo almeno aprire alla possibilità di un cambiamento. Difficile però che per rompere i meccanismi dominanti fondati sull’ipercompetitività si passi per una loro riproposizione su scala minore, attraverso riequilibri sui valori monetari. Perché la conferma dei principi competitivi dovrebbe condurre fuori da un sistema ipercompetitivo? Ecco il corto circuito di tale prospettiva. In sostanza non si rimette in discussione la logica del mercato, le sue leggi, ma si ha la pretesa a posteriori, cioè dopo che gli è stato consentito di rimanere la cornice istituzional-economica, di correggerne gli effetti più perversi e contraddittori”.
Autore:
Marco Bertorello, lavora nel porto di Genova e collabora con il manifesto e con vari siti e riviste. Ha pubblicato Il movimento di Solidarnosc. Dalle origini al governo del paese (Lacaita Editore, 1997), Un nuovo movimento operaio. Dal fordismo all’accumulazione flessibile (Edizioni Alegre, 2004), Capitalismo tossico (con Danilo Corradi, Edizioni Alegre, 2011), ed è coautore del volume collettaneo Come si esce dalla crisi (Edizioni Alegre, 2013).


Una moneta nel mirino

Andrea Baranes, il Manifesto 2.12.2014 

Il dibat­tito tra favo­re­voli e con­trari all’euro è appro­dato nei prin­ci­pali pro­grammi tele­vi­sivi e sulle pagine dei gior­nali. Più che un dibat­tito, soli­ta­mente si tratta però di una spac­ca­tura tra due posi­zioni oppo­ste e incon­ci­lia­bili. Da un lato chi accusa la moneta unica di essere la causa stessa della crisi che stiamo vivendo e sostiene che il ritorno a una valuta nazio­nale sarebbe come minimo il primo ine­vi­ta­bile passo da com­piere per pro­vare a cam­biare rotta. Dal lato oppo­sto chi afferma che l’euro ha por­tato sta­bi­lità e che comun­que uscirne sarebbe una cata­strofe asso­luta, o addi­rit­tura impossibile. 
Tra due posi­zioni tanto distanti, in cui spesso più che nel merito della que­stione si fini­sce ad accu­sare chi la pensa diver­sa­mente di essere o un incom­pe­tente o in mala­fede (o entrambe, per non sba­gliarsi), è dif­fi­cile capire quali siano i pro e i con­tro delle diverse opzioni. È forse que­sto il merito prin­ci­pale di Marco Ber­to­rello e del suo Non c’è euro che tenga, pub­bli­cato dalle edi­zioni Ale­gre (pp. 128, euro 12). L’autore sin dalle prime pagine espli­cita la pro­pria posi­zione, ma altret­tanto chia­ra­mente com­pie uno sforzo per cer­care di ripor­tare il più fedel­mente pos­si­bile le dif­fe­renti argo­men­ta­zioni, distin­guen­dole dai pro­pri com­menti e inter­pre­ta­zioni. Nel breve sag­gio ven­gono vagliate le diverse opzioni, accom­pa­gnando il let­tore in un per­corso che va oltre la dico­to­mia euro si / euro no che troppo spesso ci viene pro­po­sta, come se la solu­zione fosse sem­plice quanto pre­mere un interruttore. 
Ancora a monte, il dibat­tito sull’euro viene final­mente inqua­drato e messo nel giu­sto con­te­sto e pro­spet­tiva. Troppo spesso la discus­sione sulla moneta unica viene trat­tata quasi come un aspetto a sé stante e stac­cato dal qua­dro eco­no­mico e poli­tico – «l’euro ci ha sal­vato» o «l’euro è la causa della crisi». L’autore inse­ri­sce la que­stione nell’ambito dell’architettura dell’Unione Euro­pea, con un approc­cio sto­rico, poli­tico ed eco­no­mico, riper­cor­rendo bre­ve­mente i prin­ci­pali passi che hanno por­tato alla situa­zione attuale e i pesanti limiti della costru­zione euro­pea nel suo com­plesso e della com­pe­ti­ti­vità assunta a dogma e faro delle poli­ti­che economiche. 
Prima ancora, la que­stione mone­ta­ria viene con­te­stua­liz­zata all’interno del sistema eco­no­mico e finan­zia­rio glo­bale, per mostrare come l’attuale crisi non risalga all’introduzione dell’euro quanto a un pro­cesso che va ben oltre ed è deci­sa­mente più ampio dal punto di vista tem­po­rale, eco­no­mico e geo­gra­fico. La cre­scita iper­tro­fica – in ter­mini sia di dimen­sione sia di potere – del sistema finan­zia­rio, la tra­sfor­ma­zione del sistema pro­dut­tivo, la visione neo­li­be­ri­sta e mer­can­ti­li­sta, un’economia fon­data sul debito per «dro­gare» la cre­scita del Pil in pre­senza di una sem­pre peg­giore distri­bu­zione del red­dito e delle ric­chezze. In que­sto senso, l’autore ricorda come l’euro sia uno degli ele­menti che hanno com­po­sto il puzzle, e come rap­pre­senti oggi un fat­tore che da un lato aggrava e dall’altro rende più com­plesso pen­sare a un’uscita da una crisi che discende dalla strut­tura assunta dal capi­ta­li­smo mon­diale.
Come segna­lato, al di là dell’analisi non ven­gono assunte posi­zioni pre­con­cette, ma Ber­to­rello cerca di esporre i pro e i con­tro dei diversi schie­ra­menti, illu­strando sia i pro­blemi della moneta unica sia dall’altro lato le dif­fi­coltà e i rischi di un’uscita. Anche in que­sto caso ven­gono smon­tati i luo­ghi comuni di chi segnala l’impossibilità (giu­ri­dica o eco­no­mica) di un’uscita, ma anche valu­tati atten­ta­mente i limiti di chi sostiene al con­tra­rio che la fine della moneta unica sarebbe pra­ti­ca­mente priva di rischi o con­se­guenze nega­tive e rap­pre­sen­te­rebbe una sorta di pana­cea agli attuali problemi. 
Solo nelle ultime pagine l’autore espone la pro­pria posi­zione. L’uscita dall’euro non viene esclusa, «ma non rap­pre­senta l’obiettivo pri­ma­rio, piut­to­sto una subor­di­nata» di una tra­sfor­ma­zione ben più ampia. Un per­corso che viene rico­no­sciuto essere molto com­plesso e dif­fi­cile, un «meta-obiettivo», che pre­vede tra le altre cose di ribal­tare la lotta di classe che viene oggi con­dotta dall’alto verso la mag­gio­ranza della popo­la­zione, richia­mando il famoso slo­gan di Occupy Wall Street «siamo il 99%». 
Non c’è euro che tenga rico­no­sce che non esi­ste una bac­chetta magica per risol­vere gli attuali pro­blemi. Le dif­fe­renti opzioni ven­gono pre­sen­tate in modo sem­plice, per­met­tendo al let­tore di com­pren­dere la posta in gioco e di for­marsi una pro­pria opi­nione. Il che, in un dibat­tito troppo spesso pola­riz­zato in fazioni che pre­ten­dono di pos­se­dere la verità asso­luta, è un merito che già da solo potrebbe ampia­mente giu­sti­fi­carne la lettura.

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