Marco Bertorello: Non c'è euro che tenga, edizioni Alegre
Risvolto
L’ipotesi di uscire dall’euro è presente nei programmi di molti
partiti europei, di destra e di sinistra. L’adesione trasversale a
questa prospettiva è la misura del discredito raggiunto dalle politiche
dominanti. Eppure, la tesi dell’autore di questo libro, profondamente
critico sui motivi sistemici che hanno portato alla moneta unica, è che
l’uscita dall’euro, come prerequisito per risolvere la crisi, sia
un’illusione.
L’autore indaga il ruolo della moneta nelle moderne politiche
economiche, svelandone un'altra natura, ben diversa dal semplice mezzo
per far circolare le merci. Analizza le ragioni dei no-euro e smaschera
la "narrazione tossica" di chi dipinge la moneta unica come l’unica
soluzione oggi praticabile. Tuttavia la crisi non è stata creata
dall’euro, ma è frutto di contraddizioni più profonde, tanto che nessuna
banca centrale al mondo è finora riuscita a invertire la mancata
crescita capitalista. Non si salva la finanza per mezzo della finanza
mantenendo inalterati i problemi sistemici e sottovalutando i fattori
strutturali della crisi.
Non c’è euro che tenga, la crisi non è di una sola moneta mentre l'unica
svalutazione in corso, da molti decenni, è quella di redditi, diritti e
salute. Il problema centrale quindi non è uscire o meno dall’euro ma
superare il sistema iper-competitivo esistente, basato sulla centralità
dell’economia a debito e sulla riduzione dei costi del lavoro. Una
lettura originale che prova a rompere la polarizzazione, irrrisolta, tra
i fanatici dell'euro e i sostenitori del ritorno alla moneta nazionale.
“Si può sempre sostenere che intanto rompere la moneta europea vuol
dire sottrarsi alle dinamiche negative che certamente l’euro comporta e
allo stesso tempo almeno aprire alla possibilità di un cambiamento.
Difficile però che per rompere i meccanismi dominanti fondati
sull’ipercompetitività si passi per una loro riproposizione su scala
minore, attraverso riequilibri sui valori monetari. Perché la conferma
dei principi competitivi dovrebbe condurre fuori da un sistema
ipercompetitivo? Ecco il corto circuito di tale prospettiva. In sostanza
non si rimette in discussione la logica del mercato, le sue leggi, ma
si ha la pretesa a posteriori, cioè dopo che gli è stato consentito di
rimanere la cornice istituzional-economica, di correggerne gli effetti
più perversi e contraddittori”.
Autore:
Marco Bertorello, lavora nel porto di Genova e collabora con il manifesto e con vari siti e riviste. Ha pubblicato Il movimento di Solidarnosc. Dalle origini al governo del paese (Lacaita Editore, 1997), Un nuovo movimento operaio. Dal fordismo all’accumulazione flessibile (Edizioni Alegre, 2004), Capitalismo tossico (con Danilo Corradi, Edizioni Alegre, 2011), ed è coautore del volume collettaneo Come si esce dalla crisi (Edizioni Alegre, 2013).
Una moneta nel mirino
Andrea Baranes, il Manifesto 2.12.2014
Il dibattito tra favorevoli e contrari all’euro è approdato nei principali programmi televisivi e sulle pagine dei giornali. Più che un dibattito, solitamente si tratta però di una spaccatura tra due posizioni opposte e inconciliabili. Da un lato chi accusa la moneta unica di essere la causa stessa della crisi che stiamo vivendo e sostiene che il ritorno a una valuta nazionale sarebbe come minimo il primo inevitabile passo da compiere per provare a cambiare rotta. Dal lato opposto chi afferma che l’euro ha portato stabilità e che comunque uscirne sarebbe una catastrofe assoluta, o addirittura impossibile.
Tra due posizioni tanto distanti, in cui spesso più che nel merito della questione si finisce ad accusare chi la pensa diversamente di essere o un incompetente o in malafede (o entrambe, per non sbagliarsi), è difficile capire quali siano i pro e i contro delle diverse opzioni. È forse questo il merito principale di Marco Bertorello e del suo Non c’è euro che tenga, pubblicato dalle edizioni Alegre (pp. 128, euro 12). L’autore sin dalle prime pagine esplicita la propria posizione, ma altrettanto chiaramente compie uno sforzo per cercare di riportare il più fedelmente possibile le differenti argomentazioni, distinguendole dai propri commenti e interpretazioni. Nel breve saggio vengono vagliate le diverse opzioni, accompagnando il lettore in un percorso che va oltre la dicotomia euro si / euro no che troppo spesso ci viene proposta, come se la soluzione fosse semplice quanto premere un interruttore.
Ancora a monte, il dibattito sull’euro viene finalmente inquadrato e messo nel giusto contesto e prospettiva. Troppo spesso la discussione sulla moneta unica viene trattata quasi come un aspetto a sé stante e staccato dal quadro economico e politico – «l’euro ci ha salvato» o «l’euro è la causa della crisi». L’autore inserisce la questione nell’ambito dell’architettura dell’Unione Europea, con un approccio storico, politico ed economico, ripercorrendo brevemente i principali passi che hanno portato alla situazione attuale e i pesanti limiti della costruzione europea nel suo complesso e della competitività assunta a dogma e faro delle politiche economiche.
Prima ancora, la questione monetaria viene contestualizzata all’interno del sistema economico e finanziario globale, per mostrare come l’attuale crisi non risalga all’introduzione dell’euro quanto a un processo che va ben oltre ed è decisamente più ampio dal punto di vista temporale, economico e geografico. La crescita ipertrofica – in termini sia di dimensione sia di potere – del sistema finanziario, la trasformazione del sistema produttivo, la visione neoliberista e mercantilista, un’economia fondata sul debito per «drogare» la crescita del Pil in presenza di una sempre peggiore distribuzione del reddito e delle ricchezze. In questo senso, l’autore ricorda come l’euro sia uno degli elementi che hanno composto il puzzle, e come rappresenti oggi un fattore che da un lato aggrava e dall’altro rende più complesso pensare a un’uscita da una crisi che discende dalla struttura assunta dal capitalismo mondiale.
Come segnalato, al di là dell’analisi non vengono assunte posizioni preconcette, ma Bertorello cerca di esporre i pro e i contro dei diversi schieramenti, illustrando sia i problemi della moneta unica sia dall’altro lato le difficoltà e i rischi di un’uscita. Anche in questo caso vengono smontati i luoghi comuni di chi segnala l’impossibilità (giuridica o economica) di un’uscita, ma anche valutati attentamente i limiti di chi sostiene al contrario che la fine della moneta unica sarebbe praticamente priva di rischi o conseguenze negative e rappresenterebbe una sorta di panacea agli attuali problemi.
Solo nelle ultime pagine l’autore espone la propria posizione. L’uscita dall’euro non viene esclusa, «ma non rappresenta l’obiettivo primario, piuttosto una subordinata» di una trasformazione ben più ampia. Un percorso che viene riconosciuto essere molto complesso e difficile, un «meta-obiettivo», che prevede tra le altre cose di ribaltare la lotta di classe che viene oggi condotta dall’alto verso la maggioranza della popolazione, richiamando il famoso slogan di Occupy Wall Street «siamo il 99%».
Non c’è euro che tenga riconosce che non esiste una bacchetta magica per risolvere gli attuali problemi. Le differenti opzioni vengono presentate in modo semplice, permettendo al lettore di comprendere la posta in gioco e di formarsi una propria opinione. Il che, in un dibattito troppo spesso polarizzato in fazioni che pretendono di possedere la verità assoluta, è un merito che già da solo potrebbe ampiamente giustificarne la lettura.
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