venerdì 30 gennaio 2015

Il quinto numero di "Todomodo"


Gli affondi internazionali di «Todomodo» 

Riviste. Il quinto numero della rivista dedicata all'opera di Leonardo Sciascia 

Michele Fumagallo, il Manifesto 30.1.2015 

Giunta al quarto numero, la rivi­sta «Todo­modo» (diretta da Fran­ce­sco Izzo e Carlo Fia­schi, e che ha nel comi­tato scien­ti­fico tra gli altri Luciano Can­fora, Marco Bel­po­liti, Dome­nico Scarpa) si con­ferma il luogo più inte­res­sante di ana­lisi dell’opera dello scrit­tore sici­liano Leo­nardo Scia­scia. Nono­stante la cadenza annuale, che un tempo sarebbe apparsa ecces­siva per una rivi­sta (ma non oggi, periodo in cui le rivi­ste sono quasi scom­parse dalle libre­rie), i saggi offerti, i cor­redi foto­gra­fici, e a volte gli audio libri alle­gati, ne fanno un appun­ta­mento da non per­dere per vec­chi e nuovi let­tori dell’autore di Racalmuto. 
Già i numeri pre­ce­denti ci ave­vano rega­lato, tra le altre cose, il Dvd con i docu­menti sonori di Scia­scia nell’archivio di Radio Radi­cale e i nume­rosi saggi sul rap­porto dello scrit­tore con il par­tito comu­ni­sta, con gli intel­let­tuali, con il potere, con la let­te­ra­tura di genere, con «Il gat­to­pardo», con la Sici­lia come meta­fora, con l’affare Moro. Scritti che ave­vano con­tri­buito ad arric­chire e rilan­ciare l’attività dell’Associazione «Amici di Leo­nardo Scia­scia». Con que­sto numero appena uscito per l’editore Leo S. Olschki, che cele­bra così il ven­ti­cin­quen­nale della morte dello scrit­tore, le inter­pre­ta­zioni del mondo dell’autore di rac­conti e pam­phlet che pro­dus­sero tante discus­sioni al loro appa­rire, fa un ulte­riore passo avanti. Punto deci­sivo di que­sto numero è un blocco di saggi su «1912 + 1», l’investigazione di Scia­scia sull’uccisione del ber­sa­gliere Quin­ti­lio Poli­manti da parte della con­tessa Maria Tie­polo l’8 novem­bre 1913, in cui aleg­gia l’ombra di Law­rence e della sua Amante di Lady Chat­ter­ley. Il nucleo essen­ziale è però la scrit­tura di Scia­scia in rap­porto alla let­te­ra­tura di genere giallo su cui si era già pro­nun­ciato Claude Ambroise, nel frat­tempo scom­parso e al quale que­sto numero dedica un toc­cante ricordo, nel secondo numero («A metà degli Anni Cin­quanta, il gio­vane Scia­scia, in un arti­colo storico-teorico, aveva pro­ce­duto alla deco­stru­zione del romanzo giallo. È più giu­sto dire quindi che i romanzi di Scia­scia deri­vano dal modello del giallo clas­sico ma non lo riproducono»). 
E infatti i rac­conti e le pole­mi­che dell’autore sici­liano, com­preso «1912+1» ana­liz­zato da Paolo Squil­la­cioti, Paolo Gio­van­netti, Luciano Cur­reri, Laura Parola, Ivan Pupo, Ales­san­dro Pro­vera, Claude Ambroise e altri, vanno ben oltre gli schemi di qual­siasi nar­ra­tiva «poli­zie­sca», per­cor­rendo i sen­tieri dell’ambiguità sociale e poli­tica. Come nota bene Gabriele Fichera: «Scia­scia ha spesso fatto della com­mi­stione tra verità e fin­zione non solo un felice genere di scrit­tura, ma anche un metodo di cono­scenza della realtà». È que­sta del resto la forza del let­te­rato e pole­mi­sta Sciascia. 
Com­ple­tano il volume altri inter­venti tra cui quelli sul rap­porto tra lo scrit­tore sici­liano e i cri­tici cinesi, sul car­teg­gio Sciascia-Bartolini, il forum su «L’affaire Moro» a 35 anni di distanza, la chicca del 1971 «Gli atei li hanno inven­tati i preti» inter­vento alla Pro Civi­tate Chri­stiana di Assisi.

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