Crystal Addey:
Divination and Theurgy in Neoplatonism: Oracles of the Gods, Ashgate Farnham, pagg. XV, 335, € 91,30
This book explores the extensive links between oracles and philosophy in Late Antiquity, particularly focusing on the roles of oracles and other forms of divination in third and fourth century CE Neoplatonism. Examining some of the most significant debates between pagan philosophers and Christian intellectuals on the nature of oracles as a central yet contested element of religious tradition, Addey focuses particularly on Porphyry's Philosophy from Oracles and Iamblichus' De Mysteriis.
Why did ancient philosophers consult oracles, write about them, and consider them to be an important part of philosophical thought and practice? This book explores the extensive links between oracles and philosophy in Late Antiquity, particularly focusing on the roles of oracles and other forms of divination in third and fourth century CE Neoplatonism. Examining some of the most significant debates between pagan philosophers and Christian intellectuals on the nature of oracles as a central yet contested element of religious tradition, Addey focuses particularly on Porphyry's Philosophy from Oracles and Iamblichus' De Mysteriis - two works which deal extensively with oracles and other forms of divination.
This book argues for the significance of divination within Neoplatonism and offers a substantial reassessment of oracles and philosophical works and their relationship to one another. With a broad interdisciplinary approach, encompassing Classics, Ancient Philosophy, Theology, Religious Studies and Ancient History, Addey draws on recent anthropological and religious studies research which has challenged and re-evaluated the relationship between rationality and ritual.
Contents: Oracles and philosophy; Oracles, allegory and mystery cults; Debating oracles: pagan and Christian perspectives; Debating oracles: Porphyry’s Letter to Anebo and Iamblichus’ De Mysteriis; Divination, rationality and ritual in Neoplatonism; Divine inspiration, possession and contact with the gods in Iamblichus’ De Mysteriis; Divination and theurgy in Iamblichus’ De Mysteriis; Manifesting the gods: oracles as symbola; Bibliography; Index.
About the Author: Crystal Addey is Teaching Fellow in Classics at the University of St Andrews, UK. She obtained her doctorate in Classics from the University of Bristol (2009). She has published numerous book chapters and articles on oracles, divination and religion in Neoplatonism and Late Antiquity. She is a member of the International Society for Neoplatonic Studies and the Centre of Late Antique Religion and Culture, Cardiff University.
Neoplatonici, mi manda Porfirio
di Giulio Busi Il Sole Domenica 11.1.15
Né in cielo né in terra, né in basso tra gli uomini né nello spazio
cristallino dove albergano gli dei. Il destino dei demoni si consuma a
mezz'aria. Non si può dire che siano di carne e ossa ma neppure
impalpabili come gli esseri supremi. Di bere e mangiare non son capaci,
oppure sì, di soppiatto, mentre nessuno guarda: respirano l'odore
dell'incenso, e s'inebriano del vino delle libagioni, fanno crapula con
gli avanzi dei sacrifici. E il sesso? È proprio vero che non fa per
loro? Demoni puri e casti – beato chi ci crede! Di questi figuri era
piena la cultura antica, una vera mania, un ingorgo demonico che
riempiva i templi e i libri dei primi secoli dell'era volgare.
Almeno fino a quando i cristiani, vittoriosi in politica e nella
società, ne buttarono a mare un bel po', o li diedero in pasto al loro
capo, il demonio, che non ci si pensasse più. Prima delle purghe
antidemoniche del IV-V secolo, anche gli occhi dei filosofi scrutavano
febbrilmente il mondo di mezzo. Da lì, dalla sfera di forze invisibili
che fanno da ponte tra l'umano e il divino, si pensava venissero
consigli, previsioni, direttive circa la condotta che deve tenere il
saggio. Su questo mondo degli intermediari incorporei, apparentemente
lontano dalla mentalità moderna, si concentra il libro di Crystal Adley
sulla divinazione e la teurgia neoplatoniche. Fior di pensatori – da
Porfirio a Giamblico e a Proclo – hanno indagato quelli che potremmo
chiamare i "quadri intermedi" della grande azienda del cosmo. L'uomo
dell'età tardo antica era come ossessionato dalla continuità. Una catena
ininterrotta legava cielo e terra, come un passamano, che faceva
scendere dall'alto l'influsso superno, e salire dal basso preghiere e
suppliche.
Più raffinati degli uomini anche se più grossolani e impacciati degli
dei, i demoni facevano l'ufficio di traduttori e interpreti. A loro si
rivolgeva spesso l'adepto dei misteri, o il sacerdote oracolare,
affinché gli dessero ali e impulso per ascendere. Senza questa minuziosa
gerarchia dell'invisibile non si capirebbe la stessa teurgia, ovvero il
tentativo di imbrigliare le forze cosmiche attraverso l'uso di simboli e
la recitazione di formule arcane. Pratiche che il mondo greco-romano
non considerava affatto superstiziose o magiche in senso deteriore. La
vera filosofia, credevano i neoplatonici, sa ascendere di grado in
grado, e, dopo essersi avvalsa dei demoni, si libra fino alle soglie
della luce incorruttibile. Certo, aver contatti col mondo di mezzo
comportava rischi e tentazioni, e il pericolo di restare per via. Come
quando si sale su una scala troppo ripida e si ha paura di scendere né
ci si attenta a inerpicarsi ancora. Volete cavarvi da lì? Chiedete al
demone di turno, e dite che vi manda Porfirio, il neoplatonico.
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