domenica 15 febbraio 2015

Macchine perfettamente inutili

macchine-bizzarre_cover
W. H. Robinson: Macchine e invenzioni bizzarre, Eliot, pagg. 96, euro 19,50

Risvolto

È forse possibile giocare a tennis da un balcone all’altro? E come preparare un bagno rilassante in pochissima acqua o impiegare dieci uomini e un macigno da una tonnellata per spremere un singolo limone? Ma potrebbe anche essere necessario estirpare una verruca, e allora non c’è niente di meglio che utilizzare un orologio, un filo, due libri, un innaffiatoio e qualche tazzina da tè mentre si è comodamente addormentati in poltrona. Queste e altre urgenti soluzioni per la vita quotidiana trovarono risposta nelle strane tavole di Heath Robinson, geniale e rivoluzionario illustratore britannico a cavallo tra Ottocento e Novecento. 

Ironico sulla corsa umana alla modernità, Robinson creò un mondo bizzarro di inutili rimedi a problemi inesistenti, un campionario di assurdità che rispecchiava, forse senza volerlo, lo spirito inglese e il suo rapporto col progresso. La sua arte ebbe enorme influenza sulla comicità anglosassone, che ancora oggi continua a citarlo e imitarlo. Macchine e invenzioni bizzarre raccoglie per la prima volta in Italia una selezione delle sue migliori tavole.



William Heath Robinson Nato a Londra nel 1872, figlio d’arte (suo padre e i suoi fratelli erano illustratori), la sua opera è talmente celebre nel Regno Unito che l’espressione “Heath Robinson” è ormai idiomatica per riferirsi a un marchingegno assurdamente complesso progettato per ottenere un risultato banale, mentre gli americani battezzarono “Heath Robinson” una macchina realizzata per decifrare i messaggi in codice dei tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. Fu anche illustratore delle fiabe di Andersen e dei drammi di Shakespeare. Morì a Londra nel 1944.


L’enciclopedia impossibile delle macchine immaginarie 
Da Jules Verne a Serafini, dal moto perpetuo agli automi umani due libri ripropongono il fascino delle invenzioni meccaniche bizzarre

GIUSEPPE MONTESANO Repubblica 14 febbraio 2015

UN INGEGNERE dell’Immaginario prenderà uno shaker da cocktail, ci butterà un po’ di immagini della sublime Alice made in Disney, le unirà a una dose abbondante di humour in stile Tre uomini in barca, ci aggiungerà gocce di Miyazaki e spruzzate di Circolo Pickwick e Max Moritz, lascerà cadere nello shaker qualche pagina di un inesistente Calvino oppiomane, al posto del ghiaccio triterà qualche “macchina inutile” di Munari, e agiterà il tutto: allora, forse, gli appariranno le illustrazioni di un libro di William Heath Robinson intitolato Macchine e invenzioni bizzarre . A noi invece basterà aprire il suo volume pubblicato dall’editore Elliot e fantasticare: per esempio sulla macchina che offre a un panciuto e ottocentesco investitore di Borsa «un modo elegante per ridurre la difficoltà di mangiare i piselli», o anche sulla folle macchina che serve per «la spremitura in una distilleria di limonata » e che consiste in un enorme masso fatto cadere su un limone, per non parlare macchina per «testare l’impermeabilità degli ombrelli», sul perfetto «estintore manale di bombe per dormire rilassati» o del semplice «dispositivo per la neve fai-date ». Solo fantasie di un illustratore nato nel 1872 che si prendeva gioco della nuova civiltà delle macchine? Leggendo Tecnica curiosa, un libro di Paolo Portoghesi che viene riedito da Medusa, non si direbbe: le macchine bizzarre sono fantasmi che seguono e inseguono le macchine non bizzarre, come se l’Inconscio delle macchine serie sognasse di notte i propri sosia bizzarri. Leonardo da Vinci che disegnava e costruiva macchine serie, si dedicò a ricerche e progetti sul Moto perpetuo: come dopo di lui infiniti pazzi e bislacchi; un designer di successo come Munari, che disegnò oggetti di uso comune per l’industria, costruì anche macchine inutili con fili di cotone e scorze di zucca: e non si negò l’invenzione di un «agitatore di code per cani pigri». Forse le macchine bizzarre sono sogni di scarto, proiezioni di mondi possibili: come quelli che Jules Verne e alcuni dei suoi illustratori immaginarono, universi popolati di macchine e cannoni che sparavano gli uomini sulla luna, mondi fantastici che presto diventarono reali. E dove sarebbe allora il limite tra fantasia sfrenata ma giocosa, e realtà normale ma avvilente? Alla fine dell’Ottocento, nel romanzo Eva futura , lo scrittore e conte Villiers de l’Isle-Adam raccontò di un tale Edison che costruiva un automa, una morbida donna in un materiale sintetico così perfetto da essere più sensuale della pelle umana: ma il conte fantasticante, scoprendo che oggi negli States si fabbricano bambole con organi genitali che secondo la pubblicità “sono meglio” di quelli reali, avrebbe sorriso o sa- rebbe inorridito? Una delle macchine bizzarre di Heath Robinson si chiama “Giardino pieghevole”: dalla finestrina di un condominio si allunga una passerella, con un tavolino, una cuccia per cani, dei panni stesi e un marchingegno che permette a un uomo in poltrona di muovere con un pedale una culla sospesa. Forse vedeva già il futuro in cui i condomini sarebbero state prigioni da cui dover evadere, un’evasione che nel suo felice tempo lo portava in giardinetti sospesi e impossibili, nel nostro meno felice tempo ci sprofonda in giardinetti fatti di spettrali pixel. In una delle illustrazioni frivolmente e dolcemente complicate di Macchine e invenzioni bizzarre, Heath Robinson pone sotto un suo disegno una didascalia in cui si chiede «come si mette un tappo tondo in un buco quadro», lanciandoci un grande apologo Zen-Pickwick da meditare: in che modo si collegano artificiale con naturale? E macchine con umani? In un capolavoro dell’arte che si chiama Codex Seraphinianus , Luigi Serafini immaginò e descrisse un vero universo parallelo con ortaggi, animali, paesaggi, esseri e macchine. Noi fissiamo quegli oggetti cercando di decifrarli, ma non ci riusciamo: ci sentiamo smarriti, e torniamo a guardare gli oggetti reali, per tranquillizzarci. Ma guardare macchine bizzarre ci ha bizzarramente cambiati: ora le cose reali sembrano strane, poco intelligenti e per nulla fascinose, e ci chiediamo se non sarebbe il caso di cambiar faccia al mondo. Che sta succedendo? Solo che l’immaginazione si è svegliata, le macchine e gli esseri bizzarri ci hanno aperto altri occhi e altri cervelli, e forse ora siamo capaci di immaginare una realtà diversa dalla noia che viviamo. Che sorpresa! Le macchine inutili e bizzarre sono forse le sole utili e sagge.

Nessun commento: