domenica 22 marzo 2015
Il Duce teneva ' e ccòrna: importanti novità su La Storia Illustrata
E Claretta fece di Mussolini un magnifico cornuto
Nel ’37 il duce scoprì la tresca della sua amante con un ex miliziano dannunziano Uno storico ha trovato la documentazione tra le carte di Renzo De Felice Claretta Petacci fu uccisa a 33 anni con Mussolini
di Mirella Serri La Stampa 22.3.15
«Il mondo crolla su di me. Io muoio...», annota Clara nel diario il 13
luglio 1937. Alle ore 19 è squillato il telefono di casa Petacci. Nel
microfono ruggisce una voce possente nota a tutti gli italiani: «So
tutto, di voi non ne voglio più sapere». Claretta finge di cascare dalle
nuvole: «Non so di che parlate». Alla tempesta di improperi che la
investe scoppia in un pianto dirotto. Il duce, è di lui che si tratta,
sempre urlando attacca. L’indignazione del dittatore non conosce limiti,
ha appena saputo che è stato «fatto becco» dall’amante venticinquenne,
più giovane di lui di quasi 30 anni.
Della liaison segreta di Claretta Petacci con Luciano Antonetti, latin
lover ed ex miliziano dannunziano, sono state fino a oggi cancellate
accuratamente le tracce. Una vicenda in cui si è imbattuto Giuseppe
Pardini, professore di Storia contemporanea, lavorando sulle carte di
Renzo De Felice. Lo studioso ha ritrovato i documenti, conservati in
fotocopia, tra i materiali del biografo di Mussolini, il quale, come
sostiene Pardini, probabilmente voleva utilizzarli per integrare la sua
sterminata opera sul duce.
Si tratta di cinque relazioni redatte da un noto fiduciario della
polizia politica, Ezio Attioli, che nei suoi rapporti racconta la ferita
inferta al più desiderato e acclarato esponente della fallocrazia
fascista (copyright Carlo Emilio Gadda), all’uomo che del suo dominio
sul gentil sesso aveva fatto un simbolo e una bandiera. Ora questi
inediti vedono la luce in un saggio di Pardini, L’amante di Claretta. Il
duce, i confidenti, la gelosia, l’Ovra, che uscirà nel numero della
rivista Nuova storia contemporanea (gennaio-febbraio 2015) a giorni in
edicola.
I rapporti dello spione
A incaricare Attioli di sorvegliare Claretta, da poco separata dal
marito, è il papà Francesco Saverio, medico personale del papa Pio XI.
Ha visto la figliola «rincasare con gli occhi gonfi, e con segni
evidenti di strapazzi subiti». Già, proprio così. La fedifraga ha
trascorso una nottata con il seduttore Antonetti. Nel timore che Clara
si lasci irretire da quel «magnaccio», il dottor Petacci si propone di
affrontarlo per strada, ma si trattiene per timore dello scandalo.
Arruola lo spione Attioli in modo che pedini il corteggiatore e gli
infligga al momento opportuno una bella lezione.
L’informatore ha mire nascoste: è un doppiogiochista, segue l’intrigo di
amore e di gelosia e lo trascrive in rapporti che spedisce al capo
della polizia, Arturo Bocchini. Attioli è convinto che Clara non abbia
alcuna intenzione di liberarsi del duce, nonostante sia molto presa dal
bel Luciano. «Il suo agire ostinato lascia un po’ perplessi», rileva lo
spione, «da un lato non vuole perdere la benevolenza del duce e nulla
trascura per far credere che lo ama; dall’altro lato si abbandona spesso
a nottate fuori di casa in compagnia dell’amico Antonetti e non si
perita dal palesare tale sua debolezza anche a terzi, come, ad esempio,
alla sarta Dolores Sereni e alla cameriera». L’incosciente Claretta si
confida con la sarta e con la domestica, mentre i solerti genitori
cercano di prendere provvedimenti. Non sono proprio disinteressati.
«Vorrebbero che il duce riconoscesse al loro casato un titolo
nobiliare», registra l’Attioli, mentre «donna Giuseppina si lascia
scappare di bocca che vedrebbe volentieri il marito senatore».
Accuse e improperi
In contemporanea, però, anche il capo del fascismo viene informato della
tresca con colui che, sempre stando ai questurini, è «un cattivo
arnese», cerca di fare contrabbando di armi e si accompagna pure a una
«prostituta ermafrodita». Il leader in camicia nera di licenze amorose
se ne intende, di amanti ne ha parecchie, ma a Claretta non fa sconti.
Tra le accuse e le offese, le ingiunge, sempre telefonicamente, di
riprendersi i quadri che la fanciulla, pittrice in erba, ha portato a
Palazzo Venezia, e di non farsi più vedere. Poi, con stile da pochade,
ci ripensa. «Il duce ha telefonato; rispose la Clara», riporta
l’informatore, «ma Lui si limitò a dirle: “Ho bisogno di parlare con
vostra madre. Fatela venire da me alle 8 di questa sera”».
La minaccia del padre
Il despota interroga donna Giuseppina, vuole sapere se sua figlia è
«limpida». «Sono solo voci malevole», racconta Attioli che la mamma
avrebbe detto a Mussolini. «E il duce finì col dirmi “sorvegliate,
sorvegliate, la affido a voi!”».
Perdonata dal capo del governo, Claretta non lo è dai genitori: «Se ora
non fili dritta, ti dò un pugno in testa e ti ammazzo», l’allerta il
padre. E la madre: «Ti ho salvata; ho fatto il mio dovere; ma d’ora in
avanti se non lasci per sempre Luciano, ti metto io a posto!».
L’Antonetti verrà malmenato per strada da «estranei», riferiscono i
questurini che lo portano al gabbio senza motivo. Privo di lavoro,
tallonato da un segugio, finirà la vita povero e malato. Nella dittatura
anche il sesso è un affare di Stato e ogni violenza è permessa. L’onore
del duce-stallone d’Italia è salvo, il segreto del «magnifico cornuto»
rimane inviolato e la fiducia degli italiani, secondo i parametri
mussoliniani, non viene intaccata. Almeno per il momento.
«Il mondo crolla su di me. Io muoio...», annota Clara nel diario il 13
luglio 1937. Alle ore 19 è squillato il telefono di casa Petacci. Nel
microfono ruggisce una voce possente nota a tutti gli italiani: «So
tutto, di voi non ne voglio più sapere». Claretta finge di cascare dalle
nuvole: «Non so di che parlate». Alla tempesta di improperi che la
investe scoppia in un pianto dirotto. Il duce, è di lui che si tratta,
sempre urlando attacca. L’indignazione del dittatore non conosce limiti,
ha appena saputo che è stato «fatto becco» dall’amante venticinquenne,
più giovane di lui di quasi 30 anni.
Della liaison segreta di Claretta Petacci con Luciano Antonetti, latin
lover ed ex miliziano dannunziano, sono state fino a oggi cancellate
accuratamente le tracce. Una vicenda in cui si è imbattuto Giuseppe
Pardini, professore di Storia contemporanea, lavorando sulle carte di
Renzo De Felice. Lo studioso ha ritrovato i documenti, conservati in
fotocopia, tra i materiali del biografo di Mussolini, il quale, come
sostiene Pardini, probabilmente voleva utilizzarli per integrare la sua
sterminata opera sul duce.
Si tratta di cinque relazioni redatte da un noto fiduciario della
polizia politica, Ezio Attioli, che nei suoi rapporti racconta la ferita
inferta al più desiderato e acclarato esponente della fallocrazia
fascista (copyright Carlo Emilio Gadda), all’uomo che del suo dominio
sul gentil sesso aveva fatto un simbolo e una bandiera. Ora questi
inediti vedono la luce in un saggio di Pardini, L’amante di Claretta. Il
duce, i confidenti, la gelosia, l’Ovra, che uscirà nel numero della
rivista Nuova storia contemporanea (gennaio-febbraio 2015) a giorni in
edicola.
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