mercoledì 4 marzo 2015
Ritorna la Teodora di Diehl
Michel-Charles Diehl: Teodora imperatrice di Bisanzio, Castelvecchi, pp. 184, e 17,50
Risvolto
La storia della danzatrice che sale al soglio
imperiale ha stimolato, nei secoli, la fantasia del popolo e ha
consegnato Teodora di Bisanzio a una dubbia immortalità. Una vita
sospesa tra diceria e leggenda, basata soprattutto sul libello di
Procopio contro la famiglia imperiale, che non rende giustizia alla
complessità di questa protagonista del mondo tardoantico. Pubblicata nel
1904, la biografia di Charles Diehl racconta una Teodora diversa.
Autocrate e mistica, astuta seduttrice e paladina della religione,
solidale con le altre donne e pronta all'intrigo, la sposa di
Giustiniano ebbe un ruolo decisivo nella politica dell'Impero Romano
d'Oriente. Dall'intreccio delle fonti, bilanciando aneddoto e rigorosa
ricostruzione sociale, emerge una donna misteriosa, "strano miscuglio di
bene e di male", che dopo aver segnato la sua epoca continua a
esercitare il suo fascino ambiguo.
Teodora, ovvero la Belle Époque a Bisanzio
di Marco Rizzo Corriere 4.3.15
Si dice comunemente che dietro ai successi di ogni grande uomo ci sia
una grande donna. Se però quest’ultima esce dall’ombra e assume un suo
autonomo profilo, è quasi inevitabile che si attiri maldicenze,
antipatie, vero e proprio odio. Un caso celebre è quello di Teodora,
moglie di Giustiniano, l’imperatore bizantino che riuscì per breve tempo
a riunire per l’ultima volta le due parti dell’impero (i due appaiono
l’uno di fronte all’altra nei celebri mosaici della basilica di San
Vitale a Ravenna).
Lo storico Procopio di Cesarea dedicò a Teodora un ritratto al vetriolo,
conosciuto sotto il titolo di Storia segreta , che prudentemente scelse
di tenere nel cassetto, perché fosse pubblicato dopo la morte di
Giustiniano. In realtà fu Procopio a morire per primo, e la sua opera
rimase a lungo ignorata. Stampata per la prima volta nel 1623, diffuse
l’immagine di Teodora come una prostituta che, grazie alla bellezza e
agli intrighi, riuscì a diventare imperatrice, macchiandosi di ogni tipo
di nefandezza.
L’astio di Procopio era probabilmente dovuto all’estromissione dalla
cerchia del potere dopo un lungo servizio nella corte e nell’esercito
bizantino. Altrettanto inevitabilmente, una vicenda biografica come
quella descritta dalla Storia segreta doveva accendere l’interesse e la
fantasia di storici e letterati di epoche assai meno moralistiche.
Gibbon, De Sade, Sardou, d’Annunzio, sono tra quanti hanno contribuito
al contromito moderno di Teodora.
Tra loro va ricordato anche uno dei fondatori della bizantinistica
moderna, Michel-Charles Diehl, di cui Castelvecchi ripropone la
biografia dell’imperatrice, originariamente pubblicata nel 1903, Teodora
imperatrice di Bisanzio (pp. 184, e 17,50). L’approccio è meno
romanzesco, le vicende di Teodora sono inserite nel contesto della sua
epoca, anche se dalle pagine di Diehl traspare l’inconfondibile clima
della Belle Époque parigina, che spiega la simpatia con cui lo studioso
tratteggia il profilo dell’imperatrice.
Per una ricostruzione più aggiornata, si può vedere la biografia di
Paolo Cesaretti, uscita nel 2001, Teodora. Ascesa di una imperatrice
(Mondadori). Curiosamente, nella quarta di copertina di Castelvecchi,
Diehl viene fatto morire a Dachau nel 1945, anziché l’anno prima nella
Parigi da poco liberata. Forse, una vendetta postuma di Procopio.
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