Risvolto
domenica 5 aprile 2015
L'idea imperiale nella Germania medievale: Marc Bloch
Risvolto
La storia della dinastia sveva degli Hohenstaufen, la ripresa della
tradizione romana e carolingia, lo scontro con il papato, la figura di
Federico Barbarossa, la relazione con l’Inghilterra: sono i temi cardine
su cui ruota questa illuminante riflessione di Marc Bloch
sull’influenza che la tradizione imperiale ha avuto sullo sviluppo della
Germania. Tratto da una conferenza tenuta a Strasburgo nell’anno
accademico 1927-1928 e qui in prima traduzione italiana, il saggio
illustra come l’idea di Impero abbia contribuito in maniera determinante
alla formazione della coscienza nazionale tedesca. Questa vocazione,
connaturata alla storia della Germania, la spingerà costantemente verso
un ruolo di primo piano nel contesto europeo e internazionale;
un’ambizione che, negli anni successivi alla lezione di Bloch, assumerà
la forma spaventosa e tragica del Terzo Reich.
Imperatori e Re: il Bivio di Bloch
Domenica 5 Aprile, 2015 LA LETTURA © RIPRODUZIONE RISERVATA
Perché, mentre in Inghilterra e Francia si affermava la monarchia, la Germania nel Medioevo, e anche nei secoli successivi, coltivò l’idea imperiale? Attorno a questa domanda ruotano le due lezioni che lo storico Marc Bloch tenne a Strasburgo nel biennio 1927-1928 per i docenti candidati a insegnare tedesco nelle scuole francesi. L’editore Castelvecchi, cui già dobbiamo la traduzione del pamphlet del fondatore delle Annales, Che cosa chiedere alla storia? (2014), propone ora, sotto il titolo La natura imperiale della Germania , quelle due preziose conferenze didattiche, a cura di Grado Giovanni Merlo e Francesco Mores.
Marc Bloch (1886-1944), autore de La società feudale e de I re taumaturghi , non era uno studioso avulso dalle passioni e dall’impegno: già volontario nella Prima guerra mondiale, sarebbe finito fucilato dai nazisti come militante della Resistenza. La sua analisi, che parte dall’eredità dell’impero carolingio, si concentra sui due grandi Hohenstaufen, Federico Barbarossa e Federico II di Svevia. L’autore analizza il modello di nomina imperiale, in cui il fattore dinastico contava almeno quanto quello elettivo, ad opera dei principi, duchi, conti, vescovi. Ma per diventare imperatore era infine obbligatorio un passaggio a Roma. Di qui il dualismo con i Papi. «I Re di Francia o d’Inghilterra difendevano la propria autorità contro la Curia... non pensavano affatto di sottomettere il papato stesso. Tra l’Imperatore e il Papa, la posta in gioco era tutt’altra: l’Imperatore credeva di avere diritti sulla sede papale, il Papa sull’impero, e tutti e due su Roma». La seconda conferenza di Bloch si conclude registrando una polemica che si svolse dal 1859 al 1862 tra due storici, il protestante Heinrich von Sybel, il quale sosteneva che l’ambizione imperiale aveva danneggiato la nazione tedesca, e il cattolico filoaustriaco Julius von Ficker, favorevole all’impero. Benché, nota Bloch, la visione di Sybel avesse vinto, nell’opinione pubblica era stata la Weltpolitik di Ficker a riscuotere un crescente successo.
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