venerdì 1 maggio 2015

Roger Waters per Gaza, contro lo Stato Herrenvolk



Anatema di Roger Waters contro Robbie Williams

«Cantando il 2 maggio a Tel Aviv, tu dai il tuo consenso silenzioso alla morte di più di 500 bambini uccisi l’estate scorsa a Gaza. E giustifichi la prigionia, gli abusi di cui soffrono ogni anno centinaia di bambini palestinesi che vivono sotto occupazione israeliana»

di Francesco Battistini Corriere 1.5.15
GERUSALEMME Comincia la lettera aperta con un «caro Robbie». Ma la cortesia finisce qui. Poche righe e Roger Waters sa subito che corde pizzicare. Liquida il collega Robbie Williams come un «popolare intrattenitore inglese». Poi gli dà dell’ipocrita. Quindi gli rimprovera una «spaventosa indifferenza». E infine viene alla sostanza: caro Robbie, «cantando il 2 maggio a Tel Aviv, tu dai il tuo consenso silenzioso alla morte di più di 500 bambini uccisi l’estate scorsa a Gaza. E giustifichi la prigionia, gli abusi di cui soffrono ogni anno centinaia di bambini palestinesi che vivono sotto occupazione israeliana».
Voci contro. L’ex Pink Floyd trova stonatissimo che l’ex Take That tenga un concerto nell’Israele delle «politiche razziste di Netanyahu». Pacifista che ha manifestato contro il Muro, spesso accusato d’antisemitismo, Waters in un suo concerto fece volare in cielo un maiale con la stella di David e ora le canta chiare a Williams: «So che sei tifoso di calcio e ambasciatore Unicef per la Gran Bretagna. Uno dei crimini peggiori dell’ultima guerra a Gaza fu l’uccisione di quattro bambini palestinesi che giocavano a pallone in spiaggia. E allora: o cancelli il concerto, o ti dimetti dall’Unicef».
Nessuna risposta da Robbie Williams, solo la conferma che il concerto di Tel Aviv si farà. Gli organizzatori un po’ se l’aspettavano: dagli Usa e dall’Inghilterra, sono quasi la regola questi attacchi a chi s’esibisce in Israele. E anche l’invito al boicottaggio della serata di Williams è in Rete da mesi. Molti musicisti cancellano le date israeliane per convinzione (Brian Eno, Annie Lennox, Vanessa Paradis) o per paura delle minacce (Carlos Santana, Elvis Costello), spesso pagando penali salate. Solo Madonna fece partire da Tel Aviv un suo tour. E solo Lady Gaga, una volta, osò salire sul palco con la bandiera israeliana addosso. Williams ha già fatto il tutto esaurito. In suo sostegno, c’è un social group intitolato come una sua canzone: «I’ve Been Expecting You». 

Gerusalemme: «Uniti contro il razzismo», «Gerusalemme come Baltimora»
Gli ebrei etiopi in piazza: agenti razzistidi Maurizio Molinari La Stampa 1.5.15
«Uniti contro il razzismo», «Gerusalemme come Baltimora», «Tutti contro la polizia»: sono oltre mille gli etiopi che si ritrovano sulla French Hill, vicino all’università, per denunciare la «brutale aggressione di uno di noi» avvenuta poche ore prima a Holon. La protesta monta perché le tv trasmettono le immagini del pestaggio di Demas Fekadeh, soldato israeliano di origine etiope, da parte di due poliziotti nella cittadina di Holon. Uno degli agenti gli aveva chiesto di fermarsi, lui non lo ha fatto ed è stato quindi aggredito e picchiato. 
A French Hill c’è il quartiere generale della polizia, gli etiopi che vi arrivano spontaneamente prima sono piccoli gruppi poi crescono fino a superare i mille. Sfidano gli agenti a viso aperto ritmando «Faremo come a Baltimora» e marciano verso il centro della città, attraversandolo e paralizzando il traffico. Nel tentativo di smorzare la protesta da parte degli immigrati arrivati dall’Etiopia a partire dalla fine degli Anni 80, interviene il presidente Reuven Rivlin invitando nel pomeriggio un gruppo di giovani etiopi nel suo ufficio privato: «Israele è uno Stato di Diritto, puniremo i responsabili di ogni violenza, avete gli stessi diritti di tutti gli altri israeliani». Ma i disordini continuano e tocca al premier Benjamin Netanyahu dare la promessa richiesta dai manifestanti: «Su quanto avvenuto a Holon vi sarà un’indagine e gli agenti dovranno rispondere del loro operato». Per l’opposizione laburista non basta. I portavoce del leader Isaac Herzog accusano la polizia di «razzismo» perché «nei confronti di un ashkenazita - un ebreo di origine mitteleuropea - qualcosa del genere non sarebbe mai avvenuto». E oggi alla manifestazione del Primo Maggio a Tel Aviv i sindacati sfileranno per sostenere le ragioni della minoranza etiope, ovvero degli unici israeliani neri.
«Uniti contro il razzismo», «Gerusalemme come Baltimora», «Tutti contro la polizia»: sono oltre mille gli etiopi che si ritrovano sulla French Hill, vicino all’università, per denunciare la «brutale aggressione di uno di noi» avvenuta poche ore prima a Holon. La protesta monta perché le tv trasmettono le immagini del pestaggio di Demas Fekadeh, soldato israeliano di origine etiope, da parte di due poliziotti nella cittadina di Holon. Uno degli agenti gli aveva chiesto di fermarsi, lui non lo ha fatto ed è stato quindi aggredito e picchiato. 
A French Hill c’è il quartiere generale della polizia, gli etiopi che vi arrivano spontaneamente prima sono piccoli gruppi poi crescono fino a superare i mille. Sfidano gli agenti a viso aperto ritmando «Faremo come a Baltimora» e marciano verso il centro della città, attraversandolo e paralizzando il traffico. Nel tentativo di smorzare la protesta da parte degli immigrati arrivati dall’Etiopia a partire dalla fine degli Anni 80, interviene il presidente Reuven Rivlin invitando nel pomeriggio un gruppo di giovani etiopi nel suo ufficio privato: «Israele è uno Stato di Diritto, puniremo i responsabili di ogni violenza, avete gli stessi diritti di tutti gli altri israeliani». Ma i disordini continuano e tocca al premier Benjamin Netanyahu dare la promessa richiesta dai manifestanti: «Su quanto avvenuto a Holon vi sarà un’indagine e gli agenti dovranno rispondere del loro operato». Per l’opposizione laburista non basta. I portavoce del leader Isaac Herzog accusano la polizia di «razzismo» perché «nei confronti di un ashkenazita - un ebreo di origine mitteleuropea - qualcosa del genere non sarebbe mai avvenuto». E oggi alla manifestazione del Primo Maggio a Tel Aviv i sindacati sfileranno per sostenere le ragioni della minoranza etiope, ovvero degli unici israeliani neri. 

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