mercoledì 13 maggio 2015

Torna da Aragno ”La rivolta ideale” di Alfredo Oriani


immagine scheda libro
Alfredo OrianiLa rivolta ideale, a curata di Lorenzo Ornaghi, Aragno, pagine 400, euro 20,00



Risvolto
Scritta in cento giorni e pubblicata nel 1908, l’anno prima della morte dell’autore, La rivolta ideale rappresentava, a giudizio di Oriani stesso, il suo «libro migliore». Che però – era stato ancora Oriani a temere così, o a presagirlo – «cascherà nel solito pozzo del silenzio». Eppure, l’opera-testamento di Oriani è riuscita a sfuggire alla dannazione cui la fortuna nell’età del fascismo sembrava inesorabilmente destinarla. Come se una sorta d’irregolare andamento ciclico ne guidasse le sorti sin dagli anni in cui la sua nascita venne avvolta dal silenzio, La rivolta ideale manifesta una sorprendente attualità nelle stagioni della storia più pesanti o ristagnanti.  

Lorenzo Ornaghi Avvenire 12 maggio 2015

l' Italia fra colonialismo e fascismo: torna " No " , torbido romanzo dello scrittore di Faenza ristampato dall' editrice Sugarco . Villari: " il suo imperialismo piacque a Mussolini " . il giudizio dello storico Lucio Villari sulla controversa figura di Oriani
Antonio Debenedetti Pagina 17 (8 marzo 1993) - Corriere della Sera

Spirito nazionale e critica ai partiti
F Perfetti Domenicale 6 9 2015
Era l’ultimo scorcio degli anni dieci del secolo scorso. Il futuro grande giornalista Mario Missiroli, allora giovanissimo e promettente intellettuale, era solito inerpicarsi in bicicletta, su a Casola Valsenio in provincia di Ravenna, fino all’isolata villa abitata da Alfredo Oriani, il «solitario del Cardello», per conversare con l’ormai anziano e sempre più scontroso e disilluso scrittore. Nel corso di quei colloqui che lo avrebbero – come ricordò nostalgicamente in tarda età – «iniziato alla vita morale», Missiroli ebbe la possibilità di conoscere, in anteprima, molte pagine del libro La rivolta ideale che Oriani stava ultimando e che, fra tutti quelli da lui scritti, considerava «forse il più bello, il più nobile». Tra i due, malgrado la differenza di età, si era sviluppata una amicizia profonda. Oriani, uomo dal carattere difficile e profondamente amareggiato dallo scarso successo del suo precedente e ponderoso volume su La lotta politica in Italia (1892), aveva trovato in questo giovane, che gli sarebbe sempre rimasto devoto, un interlocutore entusiasta. 
In effetti, La rivolta ideale, che apparve nel 1908 e che viene riproposta dall’editore Aragno in una bella edizione curata da Lorenzo Ornaghi, fu, in un certo senso, il testamento morale e filosofico di Alfredo Oriani pensatore politico. Il libro riprendeva molti temi contenuti già in La lotta politica in Italia (pure ristampata dallo stesso Aragno con uno studio introduttivo di Ornaghi) con un taglio, però, non più storico ma squisitamente politico. Era un lavoro funzionale al nuovo clima di esaltazione nazionalistica che si stava diffondendo nel Paese. Certi temi trattati nel libro – il ruolo, per esempio, delle aristocrazie politiche, la critica ai partiti, l’esaltazione dello spirito nazionale, l’amor di patria, l’elogio dell’imperialismo, il richiamo alla funzione dell’onore e via dicendo – solleticavano le pulsioni del ribellismo di destra. Non a caso, i nazionalisti prima, a cominciare da Luigi Federzoni, e i fascisti poi, primo fra tutti lo stesso Mussolini lo annoverarono tra i loro precursori. Il capo del fascismo, anzi, fu addirittura il curatore, sia pur formale, dell’Opera Omnia dello scrittore. 
Proprio la strumentalizzazione degli scritti di Oriani – in particolare della Lotta politica in Italia e, ancor più, della Rivolta Ideale – ha fatto sì che, per molto tempo, una cappa di imbarazzato silenzio sia calata su uno scrittore e pensatore politico che era piaciuto, fra gli altri, a Benedetto Croce. Questi gli aveva riconosciuto, in polemica con la storiografia filologica pura, il merito di aver saputo scrivere «storia da filosofo e da artista insieme» guardando «i fatti dall’alto». Il recupero di Oriani sarebbe venuto dopo ad opera di altri studiosi, di formazione culturale eterogenea, da Luigi Salvatorelli a Franco Valsecchi. E sarebbe stato un recupero davvero strano diviso fra valutazioni che lo ricordavano, oltre che come precursore del fascismo, come anticipatore dell’antifascismo democratico repubblicano. La verità è che il pensiero di Oriani, a rileggerne oggi le sue pagine, appare sfuggente. A un uomo politico romagnolo che gli chiese come lo si dovesse classificare politicamente, Oriani rispose: «Nessuna bandiera e venti volumi: al contrario di te che rappresenti nessun volume e venti bandiere». È una risposta che va ben oltre la boutade.
Lorenzo Ornaghi suggerisce un approccio nuovo e suggestivo alle opere più propriamente politiche dello scrittore inserendole, di fatto, nel contesto della cosiddetta «letteratura della crisi» dell’Europa e, più in generale, dell’Occidente. Così facendo, egli suggerisce una risposta alla domanda sui motivi per i quali esse abbiano potuto essere tanto largamente strumentalizzate dal fascismo, ma, al tempo stesso, ne propone una lettura che evita il pericolo di «parrocchializzare» il fascismo all’interno della storia italiana collocandolo anche nella cornice europea. Da fine politologo, poi, Ornaghi sottolinea come certi concetti, esposti da Oriani in uno stile conciso e oracolare oltre che non scientifico, abbiano finito per confluire in sistemi di teorie e di analisi sociologiche e politologiche.

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