giovedì 28 maggio 2015
Una biografia di Sironi
Elena Pontiggia: Mario Sironi. La grandezza dell'arte, le tragedie della storia, Johan&Levi, pagg. 304, euro 28
Risvolto
«L’arte non ha bisogno di riuscire simpatica, ma esige grandezza» ha scritto Sironi.
Sono parole che si attagliano anche a lui,
pittore di periferie inospitali eppure imponenti come cattedrali
moderne. Futurista a partire dal 1913, Mario Sironi (Sassari 1885 –
Milano 1961) negli anni venti ha espresso l’aspetto più duro della città
e della vita contemporanea, ma insieme ha dato ai suoi paesaggi urbani
la forza delle architetture classiche e alle sue figure la solennità dei
ritratti antichi. Di una classicità moderna, è stato infatti uno dei
maggiori protagonisti tra le due guerre: prima con il movimento del
Novecento Italiano, che si forma a Milano nel 1922; poi con il sogno
visionario di una rinascita dell’affresco e del mosaico. Amico personale
di Mussolini e fascista della prima ora, Sironi ha dato forma nella sua
pittura murale degli anni trenta alla dottrina nazionalistica e sociale
del regime – non alle leggi razziali che non ha mai condiviso – ma il
suo desiderio di ritornare alla Grande Decorazione antica gli era nato
già durante la giovinezza trascorsa a Roma, quando, come diceva,
passavano davanti ai suoi occhi «gli splendidi fantasmi dell’arte
classica». Del resto la sua arte, potente e dolorosa, non diventa mai
un’arte di Stato. La vita non ha risparmiato Sironi: la perdita del
padre a tredici anni, le crisi depressive, la guerra; poi la miseria, la
contrastata vicenda familiare, le polemiche sulla sua pittura, i ritmi
di lavoro massacranti che gli minano la salute; la caduta del fascismo,
il crollo dei suoi ideali politici e un’esecuzione sommaria evitata in
extremis (grazie all’intervento di Gianni Rodari, partigiano ma suo
estimatore); infine la perdita della figlia Rossana, suicidatasi a
diciotto anni nel 1948. Tuttavia la sua pittura oppone alle tragedie
dell’esistenza e della storia un’ostinata volontà costruttiva. Almeno
fino alla stagione ultima quando Sironi, svaniti sogni e illusioni,
dipinge città frananti e visioni dell’Apocalisse.
Seguace del movimento di Marinetti, fascista della prima ora, diede a città e uomini la forza e la solennità delle architetture e dei ritratti antichi
Angelo Crespi - il Giornale Gio, 28/05/2015
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