martedì 9 giugno 2015

A rischio chiusura l’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli

A rischio chiusura l’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli 

Beni culturali. Equitalia bussa alle porte della storica istituzione culturale. Lo spettro della chiusura mette a rischio l'immenso patrimonio librario, già disperso in molte sedi 

Adriana Pollice 9.6.2015



Equi­ta­lia bussa alle porte dell’Istituto ita­liano per gli studi filo­so­fici di Napoli, i col­la­bo­ra­tori (da un anno senza sti­pen­dio) hanno orga­niz­zato un sit in alle 13 di oggi nel cor­tile di Palazzo Serra di Cas­sano. Una rac­colta fondi è par­tita sul web per scon­giu­rarne la chiu­sura. «Con la cul­tura non si man­gia» disse Giu­lio Tre­monti e nel 2009 can­cellò il finan­zia­mento all’istituto fon­dato dal Gerardo Marotta, che ha resi­stito ven­dendo i beni di fami­glia. Circa 300mila volumi (alcuni raris­simi) sono attual­mente dispersi in depo­siti tra Caso­ria, l’ex mani­co­mio Leo­nardo Bian­chi e vari scan­ti­nati. «Nel dopo­guerra – rac­conta Marotta — con Guido Pie­gari comin­cia a fare atti­vità cul­tu­rale fuori dalle sezioni. I par­titi allora non vole­vano che ci fos­sero voci indi­pen­denti così nel ’54 mi misi a fare l’avvocato. Ma nel 1975 il pre­si­dente dell’Accademia dei Lin­cei, Enrico Cerulli, e la figlia di Bene­detto Croce, Elena, ven­nero da me e mi dis­sero che avrei dovuto ripren­dere la guida della gio­ventù del Mez­zo­giorno: “Non hai letto La fine della civiltà di Croce?” mi dis­sero. Adolfo Omo­deo nel ’43, durante il suo discorso di inse­dia­mento come ret­tore dell’Università Fede­rico II, aveva esor­tato i gio­vani a tor­nare agli studi severi e a sbar­rare la strada alla vec­chia classe diri­gente che voleva ripren­dere il potere. Accet­tai e fon­dammo l’Istituto». 
Quarant’anni di atti­vità, festeg­giati a mag­gio, sull’orlo della crisi. Rap­porti di col­la­bo­ra­zione con l’Università di Hei­del­berg in Ger­ma­nia, il War­burg Insti­tute di Lon­dra, l’Ecole pra­ti­que des hau­tes étu­des di Parigi, un pro­gramma ser­rato di semi­nari e lezioni a Palazzo Serra di Cas­sano e negli ate­nei del sud per far cir­co­lare il pen­siero uma­ni­stico e, in par­ti­co­lare, lo stu­dio della filo­so­fia che, rac­conta Marotta, «è stato reso facol­ta­tivo in Ger­ma­nia, abo­lito in Fran­cia e in Spa­gna, ma addi­rit­tura mai intro­dotto in Inghil­terra». Nel 1993 l’Unesco rico­nobbe che l’Istituto «non avere pari al mondo per ric­chezza e cul­tura»: «Abbiamo volumi rari – pro­se­gue Marotta — che con­ten­gono tutto quello che serve ai gio­vani per recu­pe­rare la memo­ria sto­rica e cul­tu­rale del Mez­zo­giorno, che è per­duta. Abbiamo pro­mosso lo stu­dio della filo­so­fia hege­liana ma anche la risco­perta di pen­sa­tori come Filan­gieri, Pagano, Geno­vesi. Un patri­mo­nio di cul­tura poli­tica e filo­so­fica che Fer­di­nando IV aveva estirpato». 
I volumi dove­vano essere siste­mati nella biblio­teca dei Giro­la­mini, ma la con­gre­ga­zione ospitò i ter­re­mo­tati nel 1980 e non se ne fece più niente. Anche il loro patri­mo­nio è stato poi abban­do­nato al disin­te­resse fino al sacco della loro stessa biblio­teca nel 2012. Negli anni 2000 venne tro­vata una nuova col­lo­ca­zione, la caserma van­vi­tel­liana Bixio a Monte di Dio: il pre­si­dio di poli­zia che occu­pava i locali doveva essere tra­sfe­rito nell’ex Mani­fat­tura Tabac­chi ma lì ci finì un depo­sito di immon­di­zia, durante la crisi rifiuti, e non se ne fece nulla. La regione nel 2008 acqui­stò un appar­ta­mento in piazza Santa Maria degli Angeli da desti­nare alla biblio­teca, ma nel 2010 la nuova ammi­ni­stra­zione Cal­doro con­gelò i fondi, salvo annun­ciarne lo sblocco, a fini elet­to­rali, a un mese dalle ele­zioni regio­nali di mag­gio. Finan­zia­menti, scarsi e in ritardo, sono arri­vati ad anni alterni men­tre, ad esem­pio, 4 milioni di fondi sono stati desti­nati con pun­tua­lità ogni anno alla fon­da­zione Ravello, affi­data a Renato Bru­netta, per il festi­val estivo. «Nel 1993 il nostro appello per la filo­so­fia e la cul­tura uma­ni­stica arrivò fino all’Onu – con­clude Marotta -, il pre­si­dente dell’epoca, Samuel Insa­nally, disse ai rap­pre­sen­tanti di tutti i paesi: “Senza filo­so­fia i vostri governi distrug­ge­ranno il mondo”. È quello che sta accadendo».

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