venerdì 12 giugno 2015
L'idea del theatro: ermetismo e mnemotecnica nel Cinquecento
Giulio Camillo: L’idea del theatro. Con «L'idea dell'eloquenza», il «De trasmutatione»e altri testi inediti, a cura di Lina Bolzoni, Adelphi
Risvolto
L’idea del theatro è fra le opere che meglio incarnano lo
splendore che l’arte della memoria – nutrita di ermetismo e lullismo,
neoplatonismo e suggestioni magiche, astrologiche
e cabalistiche – conosce nel Cinquecento. Rispetto ai trattati
mnemotecnici lo scarto è vertiginoso: la griglia di classificazione che
il suo autore, Giulio Camillo, ci offre
(quarantanove «luoghi», contrassegnati da una o più immagini, che
nascono dall’incrocio fra l’ordine verticale dei sette pianeti e quello
orizzontale dei sette gradi) funziona infatti come una scacchiera che,
grazie al movimento e alla combinazione delle sue componenti, è in grado
di generare nuovi significati e nuovo sapere: come una mente
artificiale, dunque, sicché ricordare diventa pericolosamente simile a
creare, o ricreare, il mondo. Ma c’è molto di più: Lina Bolzoni, che ne
ha a lungo indagato l’intricatissima e frammentaria tradizione
manoscritta, ci rivela infatti che L’idea del theatro è in
realtà solo la sintetica rievocazione di un immane progetto, un Teatro
della memoria (o Casa della sapienza) la cui natura resta incerta
(libro, edificio, maquette di legno, modello puramente mentale), ma che
intravediamo audacemente
sospeso tra idea e macchina, metafisica e mito alchemico. Un progetto
così ammaliante da sedurre intere generazioni e da riaffiorare,
attraverso plagi e riscritture, nelle forme più sorprendenti e
imprevedibili: da una misteriosa villa in Friuli descritta dal Doni sino
alle opere d’arte contemporanee di Marino Auriti e Achilles Rizzoli. Il
che non stupisce: come osserva Lina Bolzoni, la storia del Teatro di
Giulio Camillo ci conduce al cuore del ruolo delle immagini nel
Cinquecento, getta luce sul loro straordinario potere – la capacità di
attraversare «la mente del lettore che legge un poema e lo visualizza, i
teatri della memoria, i palazzi e le collezioni, reali o immaginari, e
naturalmente la biblioteca».
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