domenica 4 ottobre 2015

La Cina conosce oggi il dibattito sul lusso che si svolse in Europa nel XVIII secolo


I rampolli della Cina

L’85 per cento delle imprese private, in Cina, sono a conduzione familiare
C’è chi accende falò con pacchi di yuan e chi corre di notte con supercar sportive
Giovani, super ricchi: ma solo 1 su 5 vuole ereditare l’impresa di famiglia. Un problema per Xi (che studia l’Italia)

di Guido Santevecchi Corriere 4.10.15
PECHINO Per definirli è stato coniato un neologismo: «fuerdai», ricchi di seconda generazione. Sono i giovani figli degli imprenditori privati che in questi trent’anni hanno fatto il boom della Cina. Molto invidiati, molto discussi da stuoli di follower delle loro gesta postate sui social network, i fuerdai stanno diventando un problema socio-politico per il futuro della seconda economia del mondo. Qualche numero per capire la questione: l’85 per cento delle imprese private in Cina sono a conduzione familiare; i loro fondatori stanno raggiungendo l’età della pensione: il 75% di queste imprese affronterà il problema della successione nei prossimi 5-10 anni. Ma solo un quinto dei figli degli imprenditori dichiara di voler ereditare l’impresa di famiglia. Il resto pensa ad altro. Soprattutto a divertirsi riempiendo le cronache di (mal)costume per uno stile di vita eccessivo, l’arroganza, l’egoismo.
Un esempio: Wang Sicong, 27 anni, figlio di Wang Jianlin, imperatore del gruppo Wanda che spazia dall’immobiliare all’industria del cinema, famoso anche in Italia per aver acquistato la società Infront che ha i diritti tv della Serie A di calcio. Wang Jianlin guida la sua azienda come un generale (in gioventù è stato ufficiale dell’esercito), ha 62 anni e ha già annunciato che quando ne compirà 65 si ritirerà. Sicong è il suo unico figlio, è stato educato, si fa per dire, in Inghilterra e tra le varie eccentricità ha pensato bene di postare la foto del suo cane husky munito di due Apple watch oro, applicati alle zampe anteriori. Sicong ama anche fare dichiarazioni del tipo: «Che cosa chiedo a una ragazza? Di avere il seno grosso». La frase ha creato un putiferio e il padre si è scusato per lui, assicurando che il ragazzo non erediterà le aziende.
Ma ci sono altri fuerdai , maschi e femmine, che si divertono ad accendere falò con pacchi di yuan; organizzano corse notturne con le loro Lamborghini, Porsche e Ferrari, che spesso finiscono in incidenti rovinosi; partecipano a feste volgarissime dove ci si tiene su con alcol e droghe.
Il fenomeno è tanto serio, implica tali rischi per il futuro dell’impresa privata cinese, che a giugno è intervenuto il presidente Xi Jinping. In una riunione di governo ha detto che questi giovani ereditieri debbono dare un taglio all’edonismo, debbono essere guidati, debbono «pensare a come è stata creata la loro fortuna, il problema è che questi giovani sanno solo esibire la ricchezza prodotta dai genitori, non sanno come crearla». Le parole del presidente sono state rilanciate dal Quotidiano della Gioventù comunista e il partito ha subito organizzato corsi obbligatori di rieducazione per figli dei miliardari: giorni di lezioni di «cultura tradizionale cinese, responsabilità sociale, consapevolezza dei valori del business, pietà filiale». Il Quotidiano riferisce che per il primo seminario, tenuto per 70 ricchi di seconda generazione, sono state imposte multe da mille yuan a chi si presentava in ritardo. E questo fa un po’ ridere, viste sul web le foto delle banconote bruciate per gioco.
Com’è possibile che una società confuciana come quella cinese sia arrivata a questo punto nel giro di una sola generazione? Ha cercato di spiegarlo Wang Daqi, trentenne figlio di un milionario, che ha scritto un libro sulle vite esagerate dei suoi coetanei allevati nel lusso e mandati a studiare a Oxford e alla Columbia University. Wang Daqi ha detto all’agenzia economica Bloomberg : «Con la ricchezza i fuerdai spesso ereditano un trauma emotivo. I loro genitori sono la generazione cresciuta sotto la Rivoluzione Culturale, i terribili anni dal 1966 al 1976. Un decennio che disumanizzò la Cina». Padri privati delle emozioni per sopravvivere all’orrore e figli che si emozionano solo bruciando la ricchezza creata dai genitori.
Questo mese andrà in Italia una delegazione del China Entrepreneur Club, fondato dai più noti imprenditori ed economisti della Repubblica Popolare. Fanno parte del club anche Wang Jianlin e Jack Ma, re di Alibaba. Nel programma dei capitani d’industria cinesi c’è una giornata con famosi colleghi italiani dedicata a una discussione sul tema «Eredità e successione nel business familiare». 

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