domenica 11 ottobre 2015
L'irresistibile vanità di pubblicare a proprie spese
Risvolto
L'editoria a proprie spese meriterebbe uno studio storico
accurato che mettesse insieme i lavori di scrittori che poi sono
diventati 'grandi padri' con quelli di coloro che invece si sono fermati
alla raccolta di poesie o al romanzo autopubblicati. Al di là della
di_erente qualità dei loro prodotti, è possibile, anzi probabile, che il
processo che porta l'autore di un testo scritto al desiderio di vederlo
pubblicato abbia esattamente la stessa natura per tutti. La vanità, la
presunzione, la nevrosi, l'orgoglio, il disgusto, il pudore, la
consapevolezza, l'illusione sono solo alcuni dei sentimenti che
attraversano le storie che qui sono raccontate. Sono storie di autori
celebri alle prese con le loro prime opere che hanno molto in comune tra
loro e che, probabilmente, hanno molto in comune anche con quelle di
autori ignoti, loro contemporanei, che non è stato possibile raccontare.
Molto semplicemente riguardano il rapporto di ogni scrivente con la
propria opera creativa. Anche questo è un percorso possibile della
storia dell'editoria, degli autori e dei loro libri.
Un saggio mette in fila tutti i libri auto-prodotti. Svevo si pagò tre romanzi. Whitman e Pound le prime poesie. Lewis Carroll la sua "Alice". C'è chi s'impegnò il cappotto e chi chiese soldi a papà
Luigi Mascheroni - il Giornale Dom, 11/10/2015
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