domenica 11 ottobre 2015

L'irresistibile vanità di pubblicare a proprie spese


Lucio Gambetti: A proprie spese. Piccole vanità di illustri scrittori, Unicopli, pagg. 82, euro 10

Risvolto
L'editoria a proprie spese meriterebbe uno studio storico accurato che mettesse insieme i lavori di scrittori che poi sono diventati 'grandi padri' con quelli di coloro che invece si sono fermati alla raccolta di poesie o al romanzo autopubblicati. Al di là della di_erente qualità dei loro prodotti, è possibile, anzi probabile, che il processo che porta l'autore di un testo scritto al desiderio di vederlo pubblicato abbia esattamente la stessa natura per tutti. La vanità, la presunzione, la nevrosi, l'orgoglio, il disgusto, il pudore, la consapevolezza, l'illusione sono solo alcuni dei sentimenti che attraversano le storie che qui sono raccontate. Sono storie di autori celebri alle prese con le loro prime opere che hanno molto in comune tra loro e che, probabilmente, hanno molto in comune anche con quelle di autori ignoti, loro contemporanei, che non è stato possibile raccontare. Molto semplicemente riguardano il rapporto di ogni scrivente con la propria opera creativa. Anche questo è un percorso possibile della storia dell'editoria, degli autori e dei loro libri.


Un saggio mette in fila tutti i libri auto-prodotti. Svevo si pagò tre romanzi. Whitman e Pound le prime poesie. Lewis Carroll la sua "Alice". C'è chi s'impegnò il cappotto e chi chiese soldi a papà 

Luigi Mascheroni - il Giornale Dom, 11/10/2015

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