Risvolto
Kierkegaard umanista è stato il primo studio storico-psicologico dedicato alla personalità e all’opera di Søren Kierkegaard, che Harald Høffding, il più importante filosofo danese tra Otto e Novecento, interpreta a partire dal punto di vista dell’«umanismo». In questa prospettiva, la grandezza di Kierkegaard consiste nella capacità di sollevare obiezioni alla concezione armonica della realtà, confutare la presunta unità degli opposti e rimarcare la distinzione tra possibilità e realtà, pensiero ed essere, rivendicando il carattere parziale e soggettivo di ogni conoscenza. Coniugando una prosa scorrevole e vivace, saldamente ancorata ai testi, con un profondo respiro dialettico, il libro di Høffding possiede il rigore della riflessione analitica e la chiarezza dell’opera divulgativa.
«Proprio in considerazione della grande importanza che Søren Kierkegaard ci ha insegnato ad attribuire all’appropriazione personale, alla verità personale, noi dobbiamo intraprendere uno studio storico-psicologico e critico della sua personalità e della sua opera». Traduzione dal danese di Igor Tavilla
Harald Høffding (Copenaghen, 1843-1931) Professore di filosofia all’Università di Copenaghen dal 1883 al 1915, dal 1908 è socio straniero dell’Accademia dei Lincei. Studioso dell’idealismo tedesco e dell’empirismo inglese, si è occupato di questioni epistemologiche, psicologiche, etiche e religiose. Tra i suoi numerosi scritti, oltre alla monografia su Kierkegaard, ricordiamo Etica, Storia della filosofia moderna (Sansoni 1978), Teoria della conoscenza e concezione della vita (Diabasis 2009) e Il grande umorismo.
Il giovane Kierkegaard spiegatoin uno studio storico-psicologico
24 nov 2015 Libero
Non si dovrebbe chiudere la filosofia in una torre d’avorio. Ma neanche portarla al livello dell’uomo comune. Meglio percorrere una virtuosa via di mezzo. Un po’ come fece HaraldHøffing con questo ritratto di Søren Kierkegaard. Høffing, professore di filosofia all’Università di Copenaghen per oltre un trentennio fino al 1915, socio straniero dell’Accademia dei Lincei, è stato dimenticato. Il suo Kierkegaard umanista (Castelvecchi, pp. 172, euro 22), la cui prima edizione apparve nel 1892, vede la seconda soltanto oggi. Una colpevole latitanza. Perché a scrivere del pensiero del filosofo danese (1813-1855) come se la sua personalità fosse irrilevante, tanto gli addetti ai lavori sanno già chi era e va benissimo limitarsi a scavare nei misteri del suo cogitare, sono buoni tutti gli studiosi. Invece, per divulgare senza cadere nell’approssimazione e nell’ovvietà ci vuole arte. E Høffing la dimostra.
Qui ritroviamo il giovane Kierkegaard. Che amava mischiarsi con la gente comune per alleviare la malinconia, muoversi per le piazze ascoltando la voce del popolo, un po’ come un Socrate moderno, distrarsi passeggiando nei boschi. E poi scrivere e scrivere: per lui l’unico rimedio aimali dell'esistenza. C’è poi il filosofo puro, nei rapporti con la speculazione del tempo e con il cristianesimo. Nel complesso, un viatico perfetto per accostarsi al pioniere dell’esistenzialismo.
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