di Alberto Scanzi Pres.Associazione Cir. Gramsci Bergamo il manifesto 7.11.15
Gramsci, come risorsa per la definizione di un nuovo soggetto politico
di sinistra. Sembra che si sia finalmente giunti alla decisione di
costituire in Italia un nuovo soggetto politico di Sinistra. Provo
allora ad elencare qualche snodo decisivo come contributo alla
discussione. E’ importante partire con idee chiare, superando ogni sorta
di perplessità e attendismo. In questo contesto ci può aiutare la
ricchezza dell’attività giornalistica e politica di Gramsci degli anni
torinesi. Le questioni affrontate, poi, da Gramsci nei Quaderni, sono
tante e complesse che rimandano ai temi di stretta attualità dei giorni
nostri, là dove Gramsci descrive una classe borghese che diventa casta,
e per mantenersi tale, non esclude l’opzione della guerra. Né vanno
sottovalutati i temi storici della «teoria della prassi» e i nodi
concettuali di «società civile», «egemonia», «rivoluzione passiva».
Vorrei però oggi soffermarmi sull’analisi gramsciana di «coscienza di
classe» e «ruolo e funzione del partito».
Come spunto di riflessione per la costruzione in Italia di un nuovo
soggetto politico a Sinistra, che rivendichi non solo i diritti civili
ma anche l’eguaglianza sociale. Gramsci muove dall’idea che senza
coscienza (di sé ,della realtà, del contesto storico) non ci sia
soggettività, quindi sia inevitabile la subalternità al potere
dominante. Senza coscienza di classe, la massa è indissolubilmente
legata al dominio della borghesia capitalistica. La conquista della
coscienza sociale è quindi il primo atto di quel processo che potrà
portare a costruire un nuovo soggetto politico di Sinistra, poiché
significa divenire consapevoli del conflitto sociale e politico in atto.
Così come lo sono stati il partito Giacobino nella Rivoluzione
francese del 1789, i Mille di Garibaldi nel 1860, la Comune di Parigi
nel 1870, il partito bolscevico nella Rivoluzione d’Ottobre il nuovo
soggetto politico è chiamato a svolgere una funzione pedagogica in
termini egemonici e non autoritari, con l’autorevolezza e il prestigio
della direzione.
Compito primo di questa nuova forza politica di Sinistra è, in altri
termini, farsi soggetto promotore della contro-egemonia di classe, la
quale deve a sua volta essere dirigente già prima di conquistare il
potere governativo, quindi concepire da subito i germi della nuova
società, iniziando a costruire linguaggi alternativi, codici, forme,
relazioni, esperienze sottratte al dominio dello sfruttamento
capitalistico e finanziario. Quindi ribadire con forza i temi della
Sinistra: ruolo pubblico nel mercato, la pace, acqua e beni comuni,
lavoro, pensioni, scuola pubblica, l’Europa dei popoli, il No alla Nato,
diritti civili ecc.. Per Gramsci il partito è un insieme di dirigenti
all’altezza delle necessità e in grado di stare nel conflitto.
«Coscienza e organizzazione» costituiscono per Gramsci un binomio
indissolubile. Il dovere più urgente, dice Gramsci, è il problema di
organizzazione, di forza, di corpi fisici e di cervello, di
organizzazione delle menti cioè formazione e coordinamento. Per Gramsci
organizzare è sinonimo di direzione, di consapevolezza, di competenza
delle conoscenze e di coerenza sul piano pratico. Entra quindi in gioco
il tema del «lavoro di massa», caratteristico e fondante della teoria
gramsciana del partito.
Lavorare tra le masse vuol dire essere continuamente presenti, essere in
prima fila in tutte le lotte. Strategico e decisivo è quindi creare
gruppi dirigenti «organici e adeguati» per la creazione e la formazione
di un’autonomia culturale e politica che sappia dare risposte concrete,
qui e ora al «Socialismo del XXI secolo». In questo arcipelago di
movimenti di Sinistra, fondamentale sarà la presenza di un forte e
nuovo Partito Comunista.
La nuova Sinistra non sfonda E Di Maio tiene testa a Renzi
Il 21% disposto a votare un nuovo partito, ma Fassina & C. si fermano al 5,5% Tra i leader, il vicepresidente della Camera ha la stessa fiducia del premierdi Marco Bresolin La Stampa 16.11.15
«Vorrei ma non posso». Ecco, se l’elettorato di sinistra dovesse trovare uno slogan all’indomani della nascita del nuovo soggetto politico, forse sceglierebbe proprio questo. Perché in quest’area politica la domanda è molto alta. Il problema è che l’offerta non è all’altezza. Questo almeno ci dice il sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli per La Stampa, che mette a confronto le intenzioni di voto con il bacino potenziale di voti di ogni singola formazione politica. E così si scopre che il 21% degli elettori sarebbe propenso a votare una formazione marcatamente di sinistra, una Syriza italiana. Ma oggi solo il 5,5% si è detto pronto a votare Sinistra Italiana, il partito di Fassina e D’Attorre (più quel che resta di Sel, con Vendola che avrà un ruolo di secondo piano) nato al Teatro Quirino di Roma.
La bandiera che manca
Ma perché l’ennesimo esperimento di creare una Cosa alla sinistra del Pd (dopo Sel, Rivoluzione Civile e Lista Tsipras, per restare agli ultimi anni) riesce a intercettare solo un quarto dei suoi potenziali elettori? Ci sono almeno tre-quattro ragioni. «Innanzitutto manca una leadership forte, carismatica - spiega Nicola Piepoli, che ha curato l’indagine -. L’elettorato di sinistra è alla perenne ricerca di una bandiera, uno Tsipras italiano. Che evidentemente non può essere Fassina». L’ex viceministro non va oltre il 18% nell’indice di fiducia. «L’altra differenza con la Grecia - aggiunge Piepoli - è che lì c’è anche un centrosinistra debole». E qui arriviamo alla questione della legge elettorale. Con l’Italicum non sono previste le coalizioni e dunque a frenare la corsa solitaria di Sinistra Italiana c’è il solito discorso che da anni tormenta l’elettorato di sinistra: il voto utile. Ma se la legge dovesse cambiare, con il ritorno delle coalizioni, allora a quel punto la percentuale potrebbe salire, a danno del Pd. A patto però che si trovi una leadership e che il partito riesca a darsi una vera struttura, coinvolgendo la base: Sinistra Italiana nasce infatti dall’alto, dai gruppi parlamentari. Come del resto Ncd, i Conservatori-Riformisti di Fitto e Ala di Verdini. Partiti nati nei palazzi.
Fuga dal ballottaggio
Per Renzi, dunque, il competitor interno non desta particolari preoccupazioni. Sinistra Italiana ha rosicchiato qualche consenso al Pd, che però si assesta al 32% e potenzialmente potrebbe arrivare al 43%. Un risultato che consegnerebbe al partito di Renzi la vittoria al primo turno, senza correre il rischio di sorprese al ballottaggio. A oggi, al secondo turno sfiderebbe il Movimento Cinque Stelle, che supera di mezzo punto (27,5% contro 27%) il centrodestra (senza Ncd, che vale il 2%). E per il M5S il bacino potenziale è del 40%. Il grillino con migliori chance di insidiare il premier è Luigi Di Maio: il suo indice di fiducia è altissimo, 38%, esattamente come Renzi (Grillo non va oltre il 24%). Nessun altro politico ha un gradimento simile: lo stesso Salvini fatica a convincere persino il suo elettorato. Il listone Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia è dato al 27% (con un bacino potenziale del 38%), ma il gradimento di Salvini non supera il 26%. Con questi numeri sarebbe difficile giocarsela con Renzi al ballottaggio. Il problema, per il centrodestra, è che non ci sono altri nomi all’orizzonte.
La caccia ai voti
Torniamo dunque all’ipotesi ballottaggio Pd-M5S. Per vincere, i Cinque Stelle dovrebbero pescare voti nell’elettorato di centrodestra. Nei precedenti alle Comunali ci sono riusciti: su 26 ballottaggi, i grillini ne hanno vinti 14, sempre contro candidati di centrosinistra. E nonostante il calo dell’affluenza, hanno sempre aumentato il numero di voti assoluti.
Grillini di destra
C’è poi un aspetto interessante che emerge dalla rilevazione di Piepoli. Sull’asse destra-sinistra gli elettori del M5S si piazzano in maggioranza a destra. E, sull’asse ordine-anarchia, prevale la seconda. Discorso opposto per gli elettori del Pd: «Hanno l’ordine come priorità - osserva Piepoli -, ma faticano molto a definirsi sull’asse destra-sinistra. Prevale la sinistra, ovviamente. Ma di poco».
La nuova Sinistra non sfonda E Di Maio tiene testa a Renzi
Il 21% disposto a votare un nuovo partito, ma Fassina & C. si fermano al 5,5% Tra i leader, il vicepresidente della Camera ha la stessa fiducia del premierdi Marco Bresolin La Stampa 16.11.15
«Vorrei ma non posso». Ecco, se l’elettorato di sinistra dovesse trovare uno slogan all’indomani della nascita del nuovo soggetto politico, forse sceglierebbe proprio questo. Perché in quest’area politica la domanda è molto alta. Il problema è che l’offerta non è all’altezza. Questo almeno ci dice il sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli per La Stampa, che mette a confronto le intenzioni di voto con il bacino potenziale di voti di ogni singola formazione politica. E così si scopre che il 21% degli elettori sarebbe propenso a votare una formazione marcatamente di sinistra, una Syriza italiana. Ma oggi solo il 5,5% si è detto pronto a votare Sinistra Italiana, il partito di Fassina e D’Attorre (più quel che resta di Sel, con Vendola che avrà un ruolo di secondo piano) nato al Teatro Quirino di Roma.
La bandiera che manca
Ma perché l’ennesimo esperimento di creare una Cosa alla sinistra del Pd (dopo Sel, Rivoluzione Civile e Lista Tsipras, per restare agli ultimi anni) riesce a intercettare solo un quarto dei suoi potenziali elettori? Ci sono almeno tre-quattro ragioni. «Innanzitutto manca una leadership forte, carismatica - spiega Nicola Piepoli, che ha curato l’indagine -. L’elettorato di sinistra è alla perenne ricerca di una bandiera, uno Tsipras italiano. Che evidentemente non può essere Fassina». L’ex viceministro non va oltre il 18% nell’indice di fiducia. «L’altra differenza con la Grecia - aggiunge Piepoli - è che lì c’è anche un centrosinistra debole». E qui arriviamo alla questione della legge elettorale. Con l’Italicum non sono previste le coalizioni e dunque a frenare la corsa solitaria di Sinistra Italiana c’è il solito discorso che da anni tormenta l’elettorato di sinistra: il voto utile. Ma se la legge dovesse cambiare, con il ritorno delle coalizioni, allora a quel punto la percentuale potrebbe salire, a danno del Pd. A patto però che si trovi una leadership e che il partito riesca a darsi una vera struttura, coinvolgendo la base: Sinistra Italiana nasce infatti dall’alto, dai gruppi parlamentari. Come del resto Ncd, i Conservatori-Riformisti di Fitto e Ala di Verdini. Partiti nati nei palazzi.
Fuga dal ballottaggio
Per Renzi, dunque, il competitor interno non desta particolari preoccupazioni. Sinistra Italiana ha rosicchiato qualche consenso al Pd, che però si assesta al 32% e potenzialmente potrebbe arrivare al 43%. Un risultato che consegnerebbe al partito di Renzi la vittoria al primo turno, senza correre il rischio di sorprese al ballottaggio. A oggi, al secondo turno sfiderebbe il Movimento Cinque Stelle, che supera di mezzo punto (27,5% contro 27%) il centrodestra (senza Ncd, che vale il 2%). E per il M5S il bacino potenziale è del 40%. Il grillino con migliori chance di insidiare il premier è Luigi Di Maio: il suo indice di fiducia è altissimo, 38%, esattamente come Renzi (Grillo non va oltre il 24%). Nessun altro politico ha un gradimento simile: lo stesso Salvini fatica a convincere persino il suo elettorato. Il listone Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia è dato al 27% (con un bacino potenziale del 38%), ma il gradimento di Salvini non supera il 26%. Con questi numeri sarebbe difficile giocarsela con Renzi al ballottaggio. Il problema, per il centrodestra, è che non ci sono altri nomi all’orizzonte.
La caccia ai voti
Torniamo dunque all’ipotesi ballottaggio Pd-M5S. Per vincere, i Cinque Stelle dovrebbero pescare voti nell’elettorato di centrodestra. Nei precedenti alle Comunali ci sono riusciti: su 26 ballottaggi, i grillini ne hanno vinti 14, sempre contro candidati di centrosinistra. E nonostante il calo dell’affluenza, hanno sempre aumentato il numero di voti assoluti.
Grillini di destra
C’è poi un aspetto interessante che emerge dalla rilevazione di Piepoli. Sull’asse destra-sinistra gli elettori del M5S si piazzano in maggioranza a destra. E, sull’asse ordine-anarchia, prevale la seconda. Discorso opposto per gli elettori del Pd: «Hanno l’ordine come priorità - osserva Piepoli -, ma faticano molto a definirsi sull’asse destra-sinistra. Prevale la sinistra, ovviamente. Ma di poco».
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